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Le pipe del dottore: da Appiano Gentile alla conquista del mondo

Le pipe Fassi raccontate a suon di musica con Luca Ghielmetti e Alfredo Ferrario

Nel giro di poche settimane, alcuni appassionati amici ci hanno preso per mano e accompagnato a raccogliere le storie più curiose e interessanti del nostro territorio. Con Angelo Colombo, artigiano canturino, siamo andati a trovare Robert Hudson e i suoi frutti rossi; insieme ad Alfredo Ferrario, clarinettista con un grande amore per le cose buone della terra, siamo poi stati da Domenico Zaffaroni, contadino di Mozzate che produce formaggi di capra. 

Fil rouge, quello che tiene insieme a noi anche il cantautore e farmacista di Valmorea Luca Ghielmetti, è la comune passione per la cucina di Paolo Lopriore. Ed è così che tutti insieme, dopo un pranzo a Il Portico di Appiano Gentile, abbiamo visitato un'altra realtà comasca che fa parte di un piccolo mondo sommerso di meraviglie. Stiamo parlando delle pipe artigianali Fassi, delle pipe iconiche che un tempo erano tra le labbra di grandi personaggi come Ernest Hemingway, Albert Einstein, Johann Sebastian Bach, Che Guevara, Franklin Delano Roosevelt, Cesare Pavese, Enzo Berzato Sandro Pertini, Luciano Lama, solo per citare i più celebri.

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Forse non tutti sanno che le pipe italiane hanno in quel di Cantù una loro curiosa genesi. Nel 1947, Carlo Scotti, imprenditore visionario, si mise in testa di conquistare il segmento di mercato di fascia alta, dove allora regnavano le storiche pipe inglesi. Nacque così nella città di Cantù il marchio Castello. Grazie all'aiuto di buoni artigiani come Giuseppe Ascorti e Luigi Radice, negli anni '60 l'azienda raggiunse l'obiettivo di conquistare il mercato americano. Successivamente, Ascorti e Radice si misero in proprio e nel 1968 lasciarono Castello per fondare il proprio marchio nella vicina Cucciago: nacque così il celebre marchio Caminetto. Complice Gianni Davoli, proprietario di una tabaccheria a Milano, il logo sul bocchino delle pipe Caminetto diventa un paio di baffi. 

Ed è proprio qui che Angelo Fassi ha il suo primo ricordo legato al mondo delle pipe. "A 16 anni ero andato a visitare la ditta Caminetto ed ero rimasto affascinato dal lavoro di questi artigiani. Per diversi anni, a causa dei miei impegni sportivi (Fassi è anche un judoka, ndr) non mi sono più interessato alle pipe, ma dopo essermi sposato ho ricominciato a fumarle e soprattutto a collezionarle. Più tardi, complice una fiera a Bologna e un artigiano tedesco, che allora viveva a Bolzano, vengo a sapere che ci sono dei corsi per imparare a costruire pipe artigianali. Non avevo assolutamente in mente che mi sarei messo a produrle anche io, ma in quei giorni è nata la voglia di mettermi subito alla prova. Così, tramite Massimo Palatini, che ricordava di avere un amico che aveva un piccolo laboratorio di pipe, lo abbiamo rintracciato. Siccome aveva smesso la sua attività, ho comprato tutta la sua attrezzatura. Ed così che ho iniziato a fare i miei primi esperimenti".

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Intanto, con due musicisti ad accompagnarci nel piccolo laboratorio artigianale del dottor Angelo Fassi - nella vita medico chirurgo odontoiatra specializzato in endodonzia - la nostra visita si è trasformata in un improvvisato show case in cui aleggiavano le anime di Gigi Meroni e soprattutto quella di Gianni Brera, altra figura celebre che ricordiamo in diversi scatti con le mani sulla Olivetti 62 e la pipa in bocca. Storie d'altri tempi che Luca Ghielmetti ha raccolto nelle sue canzoni che non potevamo trovare in questa occasione cornice migliore. Ricordi, musica, profumo di pipe e mestieri che si incrociano.

Per un lavoro così manuale, la sua professione di endodonzista è stata certamente un aiuto: "Sicuramente - racconta Fassi - per certi aspetti sono due lavori che si assomigliano, e non a caso mi sono portato in laboratorio il mio primo ingranditore per quando devo lavorare sui dettagli delle pipe. Alla fine si tratta pure sempre di canali. Certo oggi anche l'amore per la pipa, per tante ragioni, giuste o sbagliate, è finita nel calderone del fumo, e rimane legata più alla collezione e al ricordo che a quella del piacere in sé. Tuttavia c'è un grande ritorno alle nostre radici, alla voglia di lentezza, e in questo senso la pipa rimane un vero e proprio emblema". 

pipa fassi

"Oggi le mie pipe, grazie alla rete e alle fiere, non hanno confini. Una in particolare che mi identifica è una cosiddetta "free form", una pipa che conserva però caratteristiche ergonomiche a cui tengo molto: le pipe non devono essere solo belle ma anche pratiche da impugnare. Le placche di radica da cui nascono le pipe, provengono dal ciocco, una specie di palla che si forma tra l'arbusto e le radici sottoterra dell'erica arborea, una pianta tipicamente mediterranea. I cioccaioli vanno nei boschi, raccolgono queste palle, le caricano sui furgoni e le portano al segantino, ovvero colui che ha il compito di aprire i ciocchi con la sega circolare per capire cosa ne possono ricavare. Le placche migliori vengono bollite per renderle adatte alle fasi successive della costruzione di una pipa, che comprende anche la stagionatura dei ciocchi di radica per un paio d'anni. 

Ma è grazie al chitarrista Fabio Lossani, che lo indirizza sulle note meravigliose di João Gilberto e Vinicius de Moraes, che Angelo Fassi si innamora perdutamente della musica brasiliana e del Brasile: "Erano gli anni '90, corsi da Buscemi (che purtroppo ha chiuso proprio in questi giorni, ndr) e comprai alcuni loro dischi che accesero letteralmente la mia passione per la bossa nova. Una luce che nel tempo mi ha portato insieme a mia moglie ad aprire un asilo in Brasile che ospita oggi 200 bambini, un'occasione bellissima che ci sta dando davvero tante soddisfazioni". Alla fine di questa storia di pipe (ma non solo) una certezza la portiamo a casa ben stretta: la musica fa sempre bene.

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