Lago di Como, l'incanto di Sant'Agata a Moltrasio
Opera dei “Maestri Comacini” che risale all'XI secolo
Proseguiamo il nostro viaggio tra le sacre bellezze del Lario. Dopo San Vittore e Immacolata a Brienno, San Rocco a Pognana e la Vergine del Moletto a Oliveto Lario, San Zeno in Val d'Intelvi, la Beata Vergine delle Grazie al Monte San Martino sopra Griante, magnifici santuari per la loro storia e la loro posizione, siamo andato a visitare la piccola chiesa di Sant'Agata a Moltrasio. Si tratta di un autentico gioiello, perfettamente conservato, che si affaccia sul Lago di Como e sorge appena sotto l'ingresso di Villa Passalacqua.
Opera dei “Maestri Comacini”, data il primo nucleo costruttivo nell’XI secolo. Nel periodo successivo si annoverano la costruzione della navata minore e la creazione del nuovo ingresso. La chiesa, dopo aver subito nel XVI secolo un graduale abbandono, viene utilizzata come “lazzaretto” durante le epidemie di peste del secolo successivo. Nel 2006, il restauro degli affreschi, ha portato a significativi ritrovamenti, tra cui parte di un Cristo Pantocratore tra i santi Rocco e Antonio Abate, riconducibile al XVI secolo. È del 2016 il restauro del Cristo ligneo rinascimentale.
Di rilevanza artistica, sono le opere presenti nella Chiesa Parrocchiale dedicata ai Santi Martino e Agata, in cui, oltre ad affreschi, stucchi e tempere, dal 1721 è custodita una Sacra Spina. In uno degli altari laterali è collocato un polittico del 1507, opera di Alvise de Donati. La pala raffigura nella parte centrale la natività, circondata da varie figure di Santi.
La storia di Moltrasio
“L’antica tradizione vuole che si estendessero qui, nei tempi passati, dense foreste di larici, da cui sembra abbia tratto il nome il paese” (da Lingeri G., Moltrasio: immagini e documenti, Como, Nani 1987). Il nome Moltrasio si pensa derivi da Monte dei Larici, diventato poi Monte Raso, a causa di un incendio o di una battaglia con la dirimpettaia Torno, da cui sicuramente fu saccheggiata nel 1522.
Il reperto più antico rinvenuto nel territorio di Moltrasio è un’ascia di rame risalente al periodo tra il 2500 e il 2000 a.C. Sono state ritrovate inoltre monete romane, di cui una risalente all’imperatore Gordiano (158-238). Da Moltrasio passava la via Regia, parte della rete viaria che collegava Roma con il nord Europa, di cui il ponte del Pasétt, tratto ancora esistente, è testimonianza.
Il paese fu colpito dalla peste del XVII secolo. A causa dell’epidemia, la chiesa romanica dedicata a Sant’Agata venne utilizzata come lazzaretto. Nel 2006, all’interno della chiesa, sono stati ritrovati affreschi risalenti al XVI secolo, rimasti coperti per secoli dagli strati di calce apposti per limitare la diffusione del batterio.
Le pareti rocciose caratterizzanti la morfologia del paese, sono state importante motore economico per molti decenni. La pietra cosiddetta di Moltrasio, infatti, è stata resa nota anche grazie ai Maestri Comacini che ne esaltarono le qualità con la loro arte e maestria nella costruzione di edifici in tutta la provincia comasca. Non solo la pietra, ma anche l’acqua è stata elemento caratterizzante la vita nel paese. Infatti, già dal 1722 erano in funzione 11 mulini, a formare quella che era detta la “valle dei Molini”, lungo il torrente Pizzallo.
Per la calma e il fascino dei suoi luoghi, Moltrasio è stata, fin dal XVIII, meta di villeggiatura e, poi, turistica. È famosa, infatti, per essere stata sede di villeggiatura di noti personaggi e artisti nelle tranquille e riservate ville a ridosso del lago. Ad esempio, Villa Le Rose dove dimorò Winston Churchill, Villa Passalacqua con i suoi giardini o, ancora, Villa Salterio Erker dimora del compositore Vincenzo Bellini (1801 – 1835) che si ispirò alle acque del Pizzallo per comporre l’aria La Sonnambula. Già nei primi decenni dei XX secolo nel paese erano presenti diversi alberghi, tra cui il Caramazza, il Milano, il Roma e la pensione Antonietta, oggi non più in attività.