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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Cinque cose che potevamo fare e non abbiamo fatto

Il ruolo delle città nell’epoca covid è oggetto di un’ampia discussione a più livelli, non solo urbanistici o sanitari. E Como?

Un po' sull'onda di alcuni articoli che ci hanno portato a riflettere sulle visioni della città - a iniziare ad esempio dal nostro ultimo reportage sull'ex Ospedale Psichiatrico di Como - ci è sembrato utile riprendere le considerazioni di Lorenzo Spallino, ex assessore all'urbanistica di Como, a cui si deve uno degli ultimi slanci coraggiosi e necessari, ovvero l'allargamento della Ztl a piazza Grimoldi e ai Portici Plinio. Ecco quindi le consideraziniatte dall'articolo pubblicato da Spallino su Medium. Le riportiamo di seguito integralmente, nella speranza che tutto serva ad aprire almeno un auspicato dibattito sul futuro di Como. 

Cinque cose che potevamo fare ma non abbiamo fatto 

di Lorenzo Spallino

In Italia, a parte alcuni appelli a un “differente modello di habitat” piuttosto che alla “democratica” riscoperta degli spazi pubblici, c’è poco e quel poco è male comunicato, stretto com’è tra la voglia di apparire e quella di segnare il territorio. All’estero la situazione è un po’ migliore e la frase forse più significativa l’ha detta Jan Vapaavuori, sindaco di Helsinki, in un incontro alla Banca Mondiale: One of the biggest lessons learned from the COVID-19 crisis is that sustainable, resilient cities were able to handle the pandemic better.

Como e la sua provincia hanno avuto più volte il primato dell’indice di contagio in Lombardia. Se è vero quello che dice il sindaco di Helsinki, la città avrebbe potuto chiedersi se non fosse il caso di giocare d’anticipo sfruttando questo lasso di tempo sospeso per fare oggi scelte (peraltro inevitabili) che ne migliorino la vivibilità domani. E per non sorprenderci, in un futuro prossimo, a trovare incomprensibile ciò che oggi viene — da qualcuno, non da tutti — ritenuto incomprensibile. Tipo sopprimere dei parcheggi per far posto a delle piste ciclabili.
Tra le mille cose che avremmo potuto fare o anche solo proporre — e quando dico “avremmo” intendo proprio tutti (cittadini, associazioni, ordini professionali, categorie, non solo la pubblica amministrazione) — ce ne sono cinque, alcune più semplici di altre ma tutte ampiamente realizzabili senza un particolare dispendio di risorse.

1. La Casa Avanzata per le biciclette

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Presente da tempo nei paesi europei, la Casa Avanzata non è una casetta della Chicco di seconda generazione ma una linea di arresto per le biciclette in posizione avanzata rispetto alla linea di stop, che permette ai ciclisti di sorpassare le auto incolonnate al semaforo per andare a posizionarsi davanti ad esse. I vantaggi sono evidenti: precedenza e maggiore sicurezza nella svolta a sinistra; maggiore sicurezza nella svolta a destra quando sono presenti mezzi pesanti; minor inalazione dei gas di scarico per le persone in bicicletta; meno partenze tipo Fast and Furious con abbattimento dei pedoni più lenti.
La prima Casa Avanzata in Italia è stata realizzata dal Comune di Milano a Lima, lungo la pista ciclabile che attraverso Corso Venezia e Corso Buenos Aires collegherà piazza San Babila a Sesto San Giovanni. Pista che Ascobaires (l’associazione dei commercianti di Corso Buenos Aires) ha bocciato con 104 NO su 112 partecipanti (93%) nel sondaggio organizzato da Confcommercio. Potevamo farlo? Sì. La Casa Avanzata è stata introdotta con l’approvazione del Decreto Rilancio (l. 17 luglio 2020, n. 77, di conversione, con modificazioni, del d.l. 19 maggio 2020, n. 34) attraverso la modifica del Codice della Strada. Quanto costava? Nulla.

2. I parklet

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La città di Amsterdam ha deciso che non può permettersi di sprecare suolo per alloggiare veicoli che restano fermi e inutilizzati per il 90% del loro tempo. E quindi si è posta come obiettivo di eliminare più di 10.000 posti auto entro il 2025, per recuperare spazio utile per le persone e le attività economiche.
A Milano bar e ristoranti potranno convivere con l’epidemia garantendo maggiori spazi sul marciapiede. Partendo da quanto realizzato a San Francisco una decina di anni fa, è partita la trasformazione degli spazi esterni degli esercizi commerciali, compresi quelli normalmente occupati dalle auto parcheggiate, in déhor dove consumare cibo e bevande piuttosto che aspettare il proprio turno o parcheggiare le biciclette. Parliamo di bar, ristoranti ma anche di esercizi commerciali ordinari. Sono i così detti parklet.

3. Chiudere viale Geno alle auto

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L’avevo detto nel 2015 e mi ero preso una mezza lavata di capo. Resto convinto che i nostri figli troveranno incomprensibile perché non abbiamo chiuso al traffico viale Geno, magari cominciando nei fine settimana. Tutto sarebbe più semplice se contemporaneamente venisse istituita una ZTL dall’inizio del lungo Lario Trieste con varco a piazza Matteotti e uscita al termine di via Coloniola. Credo di non sbagliare se dico che siamo l’unica città al mondo ad avere, al termine di due delle più belle passeggiate fronte lago che esistano (passeggiata Lino Gelpi a Villa Olmo, viale Geno), due parcheggi.

4. Allargare la ZTL in piazza Verdi fino all’asse FNM

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Che senso ha avere un accesso veicolare a ridosso dell’abside del Duomo e del Teatro Sociale per una decina di stalli blu davanti al Comune di Como quando i 515 posti auto del parcheggio del Valduce sono a pochi metri? Chiudiamo il tratto di via Nazario Sauro alle auto portando il confine della ZTL nella sua collocazione naturale: il sedime delle Ferrovie Nord Milano. All’ingresso del Comune lungo via Naziario Sauro verrà ridata dignità e al parcheggio dell’Arena si arriverà esattamente come si arriva al parcheggio in via Rubini, inserito all’interno della ZTL in occasione della riqualificazione di piazza Garibaldi.

5. Eliminare definitivamente i bus turistici da piazza Roma

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E’ previsto dal progetto della giunta predente ed è stato fatto oggetto di una mozione di maggioranza nel settembre 2019: i bus turistici devono andarsene da piazza Roma. A Firenze non arrivate dietro l’abisde di Santa Maria Novella in bus, né a Roma a Piazza San Pietro. Sarebbe anche l’occasione per completare il disegno di una delle piazze più suggestive di Como.
Si realizza con il punto n. 4.
Ok, avremmo potuto anche bandire un concorso per l’arredo del lungolago, in modo da evitare di pensarci nel giugno del 2022, quando si prevede la fine dei lavori delle paratie in piena campagna elettorale per le prossime elezioni amministrative, e non fare come quelli che cominciano a ragionare su come arredare una casa solo dopo aver finito di pagare il mutuo. Ma temo che questa sia una questione politica, dove per definizione non esiste nulla di semplice.

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