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I medici del sorriso, da Como nei paesi poveri per operare i bambini

Più di 5 mila bambini hanno ritrovato il sorriso grazie a un medico molto speciale. Andrea Di Francesco è un chirurgo (responsabile dell’unità di chirurgia maxillo facciale pediatrica dell’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia) ma...

Più di 5 mila bambini hanno ritrovato il sorriso grazie a un medico molto speciale. Andrea Di Francesco è un chirurgo (responsabile dell’unità di chirurgia maxillo facciale pediatrica dell’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia) ma soprattutto è una persona che dedica il suo tempo libero e le sue ferie per restituire il sorriso ai bambini.

“Helena”, una bambina guatemalteca colpita da labio-palatoschisi e in attesa di essere adottata da genitori italiani, per uno stano caso del destino ha incontrato sul suo cammino Andrea Di Francesco. I futuri genitori per prepararsi al suo arrivo avevano contattato il medico che in quei giorni stava per partire per una missione chirurgica di Progetto Sorriso proprio nell’ospedale gestito dalle stesse suore responsabili dell’orfanotrofio che ospitava la bambina. Andrea ha potuto così visitare “Helena” in Guatemala e ha deciso, insieme ai futuri genitori, che avrebbe operato la bambina solo una volta arrivata in Italia per permetterle di affrontare l’intervento con la sua nuova famiglia. Ora “Helena” sorride felice. progetto-sorriso-1

Sorridono felici anche “Fatuma” e “Nestor”, due bambini del Burundi, che per dimostrare tutta la loro gratitudine ai medici che li avevano visitati hanno trascorso una mattinata ad accarezzare la porta a vetri dell’ingresso della sala operatoria. Andrea non può dimenticare i sorrisi ritrovati delle bambine del Bangladesh che nascono con questo tipo di malformazioni e che vengono abbandonate dalle proprie madri. progetto-sorriso-4“Sono delle bambine che per il loro aspetto vengono considerate delle “maledette” – ha raccontato Andrea – dopo l’operazione riacquistano il sorriso e un volto in cui riconoscersi e finalmente vengono accettate dalla stessa società che prima le emarginava”.

Andrea mia ha raccontato la sua storia trasmettendomi l’incredibile passione che mette nel suo lavoro e sorridendomi più volte. Nei suoi occhi c’è la voglia di voler raccontare e trasmettere la gioia che prova nel restituire il sorriso a questi bambini.

progetto-sorriso-5Era il 1997 quando Andrea è stato contattato da un ospedale missionario in Bangladesh, il Santa Maria Sick Assistance, gestito dai Padri Saveriani e dalla Suore di Maria Bambina. Da questa prima esperienza nasce Progetto Sorriso nel Mondo che nel corso degli anni organizza delle vere e proprie missioni. L’associazione è nata grazie a un gruppo di volontari che negli anni si sono trasformati in un equipe strutturata formata da chirurgi, anestesisti, infermerieri che si alternano nelle varie missioni.

Progetto Sorriso da allora compie ogni anno sei missioni in Bangladesh, una in Africa (Burundi e Congo) dal 2005 e una in Guatemala dal 2008. Proprio il 18 maggio Andrea è partito per il Congo, dove si è fermato per 20 giorni, accompagnato da alcuni dipendenti volontari del Sant’Anna: i due anestesisti Maurizio Chilelli e Barbara Bonini, il medico della Patologia Neonatale, Luciana Leva e la strumentista Daniela Cattaneo.

Andrea riesce a mettere la stessa passione anche nel suo lavoro quotidiano in ospedale come responsabile dell’unità di chirurgia maxillo facciale pediatrica: è l’ideatore del progetto “Un sorriso per tutti”, un servizio di prestazioni odontoiatriche per bambini con bisogni speciali realizzato grazie alla disponibilità di chirurghi, anestesisti, infermieri e operatori sanitari che decidono di offrire gratuitamente le loro competenze per poter operare questi bambini. “Si tratta di donare nello specifico un sabato mattina al mese – ha specificato Andrea – i dipendenti volontari timbrano il cartellino con la causale “Sorriso” e le ore caricate con la timbratura vengono donate all’azienda”. Le cure odontoiatriche per i piccoli pazienti che soffrono di alcune disabilità non possono essere eseguite in regime di ambulatorio perché le caratteristiche di questi pazienti rendono difficoltose anche le cure odontoiatriche più semplici. “Spesso ci ritroviamo a visitare questi bambini in macchina o nelle situazioni più particolari– hanno raccontato Elena Balzaretti e Marco Meroni, due medici chirurghi odontoiatri impegnati nel progetto– proprio perché questi piccoli pazienti hanno paura di entrare in ospedale per farsi visitare”.

“Cerchiamo di aiutare anche le famiglie dei piccoli pazienti – ha confidato Andrea – Bisogna però capire che il nostro sistema sanitario non riesce a far fronte ai bisogni dei più deboli. Proprio per questo dobbiamo inventarci metodi alternativi”.

Famiglie che da tutta Italia si rivolgono all’unità di chirurgia maxillo facciale pediatrica del Sant’Anna, una vera e propria eccellenza sul territorio, perché negli altri ospedali non trovano le risposte ai bisogni dei loro bambini.

Questa è una e-mail che una mamma ha voluto scrivere per ringraziare i medici che fanno parte del progetto “Un sorriso per tutti”. “Siamo i genitori di una bimba di 8 anni che abitano nella provincia di Genova …La nostra bambina ha un disturbo multiplo complesso dello sviluppo che le procura una disabilità comportamentale. Aveva bisogno di cure odontoiatriche ma gli ospedali ai quali ci siamo rivolti (un ospedale pediatrico di Firenze e un ospedale famoso di Milano)non hanno potuto aiutarci. Quando abbiamo trovato un articolo che parlava del progetto “Un sorriso per tutti” ci siamo subito messi in contatto con loro. La sera stessa abbiamo ricevuto una telefonata sul cellulare dal dottor Di Francesco e dopo due giorni abbiamo portato la bambina in ospedale per essere visitata. La nostra bambina è stata visitata e subito i medici ci hanno confermato il loro lavoro di volontariato al sabato mattina per operare i bambini disabili. Dopo neanche un’ora di intervento i dottori sono usciti dicendo che avevano già finito perché si trattava di fare tre otturazioni e una sigillatura e che non capivano come mai nessuno avesse mai provato a curarle!...Speriamo che questo progetto possa andare avanti perché chi non ha bisogno non può capire cosa vuol dire l’impotenza di due genitori a non riuscire a risolvere un problema (piccolo o grande) che ha il proprio figlio e poi imbattersi in persone umane come loro. Se in questo mondo ce ne fossero di più forse staremmo tutti meglio”.

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