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Referendum in Svizzera: no ai frontalieri

Un muro di si contro gli stranieri. Le anticipazioni dei sondaggi sono state confermate dall'esito dell'urna. La Svizzera chiude ai lavoratori frontalieri con un risultato pari al 50,5%. Esito di stretta misura che segna una spaccatura netta nel...

Un muro di si contro gli stranieri. Le anticipazioni dei sondaggi sono state confermate dall'esito dell'urna. La Svizzera chiude ai lavoratori frontalieri con un risultato pari al 50,5%. Esito di stretta misura che segna una spaccatura netta nel Paese sulle politiche di accoglienza. Non in Ticino, cantone che, più di ogni altro, ha confermato il sentimento anti italiano e ha votato in massa contro gli stranieri con il 68.17% delle preferenze. Il conteggio è stato in bilico fino all'ultimo, la vittoria si è giocata al fotofinish con il conteggio dei voti di Berna e Zurigo.

Il referendum (tecnicamente in Svizzera si parla di “iniziativa popolare”), chiamato eloquentemente “Basta immigrazione di massa” è stato lanciato dall'Udc, partito ultranazionalista che già tre anni fa aveva scatenato polemiche e reazioni durissime per la campagna Bala i ratt, riproposta anche in questa occasione, dove i frontalieri italiani sono stati raffigurati come topi attaccati al formaggio elvetico. Il marketing politico questa volta ha scelto anche un'iconografia più classica dove l'immigrazione è stata mostrata come un enorme albero nero con le radici che affondano nella Svizzera, frantumandola. Oltreconfine le campagne provocatorie piacciono sempre, in occasione delle elezioni comunali ticinesi del 2013 era stata lanciata anche l'iniziativa “Siamo in mutande”, dove gli gli svizzeri, ridotti in canotta e slip, denunciavano l'aggressione al lavoro nel terziario additando ogni colpa, manco a dirlo, ai frontalieri.

Il quesito - che per passare chiedeva una doppia vittoria, ottenendo la maggioranza dei cantoni e nel voto popolare – obbliga alla rinegoziazione degli accordi bilaterali sulla libera circolazione stipulati tra confederazione e Europa, un balzo indietro di 12 anni. In sostanza con la vittoria del fronte conservatore la Svizzera tornerà a regolare in modo autonomo i flussi di stranieri sul proprio territorio, anche il testo della consultazione prevede 3 anni per la revisione delle intese. Ipotesi che già nelle settimana scorse aveva scatenato il malumore del presidente della commissione europea Manuel Barroso che, in un'intervista a un quotidiano svizzero di lingua tedesca, aveva chiarito come mai gli Stati membri avrebbero accettato una limitazione dei movimenti tra i vari Paesi. L'esito referendario non colpisce infatti solo l'Italia, ma anche Francia e, sia pure in misura minore, Germania. Diversi europarlamentari, inoltre, hanno denunciato il rischio di una deriva xenofoba. In una nota l'Unione europea ha espresso "rammarico" di fronte "a un'iniziativa per l'introduzione di limiti all'immigrazione". Il presidente del Parlamento, Martin Shulz, su twitter, ha scritto "i trattati vanno rispettati. La Svizzera trae vantaggio da i mercati internazionali, la libertà di movimento è fondamentale. Le reazioni nazionali devono essere pacate"

L'Unione democratica di Centro ha ottenuto una vittoria clamorosa. Il partito si trova in un momento di grande forza. Il movimento di destra ha vinto le ultime elezioni con quasi il 27 per cento delle preferenze. Anche per questa ragione le previsioni, prima della chiusura delle urne alle 12 di domenica mattina, davano per assai probabile un consenso di massa al quesito antistranieri. Adesso un frontaliere vedrà l'eventuale concessione di un permesso di lavoro subordinata alla professione esercitata. Negli ultimi due anni le campagne ultranazionaliste si sono concentrate contro i padroncini e gli artigiani italiani che secondo l'Udc avrebbero sottotratto lavoro, con prezzi concorrenziali e fuori mercato, alle maestranze elvetiche.

I frontalieri in arrivo dalle province di Como, Varese e Sondrio, hanno superato quota 60mila da diverso tempo. Inoltre, secondo le stime gli italiani residenti oltre confine sarebbero circa 500mila. L'Eldorado scudocrociata del lavoro, comunque, non è certo in una fase positiva. Anche la Svizzera, sia pure con un impatto e proporzioni diverse rispetto all'Europa, negli ultimi anni ha risentito della crisi. E nella terra del cioccolato non si ammassano, a caccia di un impiego, solo disoccupati senza specializzazione e artigiani ma anche professionisti: medici, infermieri, architetti, docenti e economisti.

La giornata referendaria elvetica proponeva altri quesiti relativi a trasporti ferroviari, aborto e ineleggibilità dei condannati.

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