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Odissea paratie di Como: tutto tace e il 2020 è dietro l'angolo

Dopo tanti proclami è calato di nuovo il silenzio sull'opera impossibile del lungolago

"Passano gli anni, i mesi, e se li conti anche i minuti, è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti". Così cantava Fabrizio De Andrè ne Il giudice, uno dei brani più belli raccolti nel suo disco dedicato all'antologia di Spoon River di Edgar Lee Master. Passati da tempo anche i 10 anni dall'inizio del cantiere delle paratie, circa 6 milioni se si contano anche i minuti, il rischio che molti bambini si trovino adulti senza avere mai visto il lungolago di Como finito è ormai una certezza: quelli che avevano 3/4 anni l'8 gennaio del 2008, giorno in cui Sacaim prende possesso del cantiere delle paratie, oggi vanno al liceo.
Lo scorso 10 maggio, dopo uin incontro interlocutorio in Comune, l'assessore Regionale Massimo Sertori aveva annunciato che da lì a poche settimane sarebbe stato presentato il nuovo progetto del lungolago alla città. Passati quasi 3 mesi, non se ne è saputo più nulla. Passeranno anche agosto e settembre, la fine dell'anno, di un altro anno, sarà dietro l'angolo in un attimo. La Regione tace, Palazzo Cernezzi si scansa e così siamo da capo. Se tutto va bene - anche se dopo 10 anni pensare che tutto possa andare bene è un'operazione che faticherebbe a prendere quota anche tra gli irriducibili dell'ottimismo - forse nel 2019 si potrebbe muovere qualche mattone. Il che, conseguentemente, porterebbe, nella migliore delle ipotesi, a un lungolago finito ampiamente dopo il 2020. Un'odissea che avrebbe fatto fatica a immaginare persino Stanley Kubrick. 
Quel che vediamo oggi, dopo le promesse mantenute a metà, diciamo finchè le urne erano ancora calde, è un lungolago horror: viale Geno ancora con i Jersey; la zona che corre da Sant'Agostino a piazza Cavour che è uno slalom tra barriere, toppe, finte terrazze e zone mai riaperte; l'altro lato, quello che parte dalla Navigazione, che è in uno stato pietoso, è la passeggiata amci di Como, nata provvisoria ma nella sostanza diventata definitiva per almeno una generazione. 

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