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Intervista all'ex sindaco Bruni: "Mi sarei dovuto dimettere"

"Dopo la rielezione ero ostaggio di un consiglio comunale ricattatorio, mi sarei dovuto dimettere. Non farlo è stata una scelta sbagliata". Non è un vero e proprio outing, piuttosto un'analisi con il senno di poi, quella che ha fatto l'ex sindaco...

"Dopo la rielezione ero ostaggio di un consiglio comunale ricattatorio, mi sarei dovuto dimettere. Non farlo è stata una scelta sbagliata".

Non è un vero e proprio outing, piuttosto un'analisi con il senno di poi, quella che ha fatto l'ex sindaco di Como, Stefano Bruni, intervistato da Davide Cantoni a QuiComoLive lo scorso venerdì e di cui riportiamo la videointervista integrale. Dal caso paratie alla Ticosa, l'ex primo cittadino ha ripercorso in sintesi i suoi 10 anni di mandato (18 anni se si conta la precedente esperienza da assessore). "Appena rieletto mi sono ritrovato in un consiglio comunale ricattatorio per colpa di Mario Pastore (allora presidente del cconsiglio, ndr) e di Gianluca Rinaldin (ex assessore regionale alla guida della frangia dei cosiddetti "liberal", ndr). Mi volevo dimettere ma Formigoni mi ha chiesto di restare. E' stata una scelta sbagliata". Una scelta sbagliata ancora di più, forse, alla luce di quanto è venuto poco dopo la vittoria elettorale quasi plebiscitaria (oltre il 60% dei consensi), vale a dire lo scandalo del muro del lungolago. Anche su quella vicenda, che ha portato il nome di Como agli onori, o meglio, ai disonori della cronaca nazionale e internazionale, Bruni fa autocritica, pur difendendo l'intuizione del progetto paratie: "Il muro è stato un detonatore ma anche il propellente di tutto ciò che è venuto dopo. C'era una foto dell'allora assessore Fulvio Caradonna in cui si vedeva il muro che spiccava di una spanna sopra la sua testa. Però lui si trovava in un buco del cantiera e queindi era una foto falsa, ma ormai era indifendibile. Il muro è stato abbattuto per colpa della fragilità e debolezza della politica comasca, del centrodestra e della politica in generale. Davanti a scelte importanti non si può andare dietro solo all'umore della piazza o agli attacchi giornalistici, anche se ci stanno perché ognuno fa il suo mestiere. Bisogna avere la forza di spiegare che si tratta di un progetto buono. Il muro alla fine dei lavori sarebbe apparso alto come una sedia con schienale". Poi l'ammissione: "Sono stato debole anche io. Avremmo dovuto e potuto fare correttivi ma difendendo l'idea che non era da dilettanti ma maturata con progettisti, soprintendenza, ministero e autorità che l'avevano vista. Io sono stato il primo dei deboli, come Prandelli in questo momento avrei dovuto fare la stessa scelta". Come detto, però, Bruni difende la scelta di riqualificare il lungolago e di realizzare il sistema di paratie anti esondazione: "Nonostante quello che si dice credo che fosse un progetto utile e importante e di grande prospettiva. Gli amministratori sono sempre accusati di non avere prospettiva e visione di città. Fare solo marciapiedi è più facile, se uno tenta di fare un'opera con valenza pluriennale è più complicao e si rischia l'insuccesso ma si guarda con respiro più grande. Ci siamo accorti che il progetto era inadeguato dal punto di vista tecnico nonostante fosse stato validato da due soggetti diversi e la squadra di progettisti fosse di massimo livello. Spero che l'amministrazione vada a inseguire le società che hanno validato il progetto per farsi ridare i soldi che se ben ricordo si aggiravano intorno ai 55mila euro".

Eppure il progetto per ora è fermo. O meglio, il cantiere è fermo da circa due anni, mentre l'amministrazione Lucini tra consulenze, correttivi e nuove analisi del sottosuolo sta cercando di proporre e realizzare una soluzione tecnica alternativa, soprattutto per evitare danni a edifici circostanti: "Non capisco il senso di due anni di fermo cantiere - ha commentato Bruni - per un progetto pronto e già finanziato. Sugli edifici circostanti sono state fatte tutte le verifiche e a parte piccolissime cose il problema non c'era. Il meglio è nemico del bene. Trovare il pelo nell'uovo ha un costo per la città altissimo".

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