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Trent'anni fa il cappio in parlamento: a sventolarlo fu il comasco Luca Leoni Orsenigo

Nicola Molteni: "Fu un'immagine storica, dal fortissimo impatto comunicativo, ma la Lega non è mai stata forcaiola"

Oggi Luca Leoni Orsenigo, storico leghista della prima ora, si è completamente ritirato dalla vita politica, tanto da non voler più neanche rilasciare interviste in occasione dei trent'anni di quello storico episodio di cui fu protagonista a Montecitorio e che lo proiettò (letteralmente) sulle tv e i giornali di mezzo mondo. Parliamo della famosa scena del cappio in Parlamento. Era il 16 marzo 1993.

L'Italia attraversava il culmine degli scandali di Tangentopoli. Allora la Lega Nord era una forza, anzi, la forza antisistema che era riuscita ad entrare nelle istituzioni per combatterle e cambiarle dall'interno. Al motto di "Roma ladrona" il Carroccio era cresciuto nei consensi ma ancora si presentava come forza di opposizione che aveva come obiettivi principali l'autonomia e il federalismo. Quella politica e soprattutto quei politici che tra il '92 e il '93 erano stati travolti dall'inchiesta Mani Pulite erano per la Lega Nord tra i principali responsabili di tutto ciò che in Italia non andava. Il velo alzato sul sistema corruttivo scardinato dal pool milanese guidato da Antonio Di Pietro era l'occasione per voltare pagina.

"E invece il 6 marzo il governo varò il decreto che depenalizzava il finanziamento illecito ai partiti", ricorda Nicola Molteni, allora 17enne ma già da un anno vero militante della Lega Nord. A distanza di trennt'anni Molteni è ora per la seconda volta sottosegretario agli Interni e una delle figure più rappresentative della Lega a Cantù e nel Comasco in generale.

"Provo grande stima, simpatia e amicizia per Luca Leoni Orsenigo, canturino come me - spiega Molteni - e lo considero uno dei grandi pionieri ai quali noi leghisti saremo sempre riconoscenti. Si deve a lui quell'immagine simbolo che segnò lo spartiacque tra la prima e la seconda Repubblica, ma non credo sia corretto interpretarla nell'ottica di un mero giustizialismo forcaiolo. La Lega non è mai stata il partito della forca - ci tiene a sottolineare Molteni - ma un partito garantista nelle fasi delle indagini e giustizialista nell'applicazione ed esecuzione delle condanne. Piuttosto ritengo che quel cappio sventolato nell'aula di Montecitorio vada visto come metafora del sistema centrale che strangola l'economia del Nord. In questo senso quell'immagine è anche il simbolo della grande capacità della Lega di raccogliere le proteste della gente e di farsene interprete. In questo senso Luca Leoni Orsenigo è stato protagonista di un gesto dalla grandissima forza comunicativa, segnando il culmine di una fase della Lega Nord che poco dopo sarebbe divenuta una forza che non si oppone più al sistema ma che ne fa parte, riuscendo però, ed è un dato di fatto, a mettere al centro del dibattito i veri problemi e proporre risposte concrete. Siamo un partito post ideologico, la nostra forza sono le idee e non le ideologie. Se non fosse così la Lega dopo quarant'anni non ci sarebbe più".

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