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Giunta Lucini, rimpasto a un passo: firma entro il fine settimana

La giunta com'era il giorno dell'insediamento. Ritratto in un interno che il sindaco avrebbe preferito non modificare Il segretario provinciale del Pd, e prossimo assessore, Savina Marelli. Al suo fianco il consigliere regionale del Pd, Luca...

Paolo Frisoni, già assessore negli anni '80 e oggi presidente di Cà d'Industria, prossimo a entrare nell'esecutivo Lucini

I giochi sono chiusi, almeno sembra. La giunta del sindaco di Como, Mario Lucini, è prossima al maquillage. I nuovi ingressi (e, al momento, nessuna uscita) saranno, salvo scossoni, messi nero su bianco al massimo entro il fine settimana.

A quasi un anno di distanza dalle dimissioni dell'assessore al, Bilancio Giulia Pusterla, (era il 15 novembre del 2013) ecco che il primo cittadino ha deciso, non senza aver subito numerose pressioni e secondo molti con un eccessivo ritardo, di agire sullo scacchiere. Nessuna sorpresa in vista sui nomi: si tratta di Paolo Frisoni, presidente di Ca' d'Industria e assessore negli anni '80 (è il papà del 'girone' cittadino), e di Savina Marelli, attuale segretario provinciale del Partito Democratico.

Il primo dovrebbe acquisire il Bilancio, oggi in capo a Lucini, più qualche altra competenza minore di cui il sindaco vorrebbe spogliarsi. In questo caso la decisione è presa anche se durante l'estate gli alleati di Paco-Sel hanno trattato a lungo perché le politiche finanziarie del Comune passassero a Bruno Magatti, titolare dell'Ambiente.

Su Savina Marelli si è giocata una partita più complicata. Il segretario del Pd infatti non entrerà in giunta per ottenere 'soltanto', come alcuni avevano ventilato (e altri sperato), la delega alle Partecipate ma pare già nuova titolare in pectore del Personale, oggi in mano all'assessore al Commercio Gisella Introzzi. I rapporti non idilliaci tra Introzzi e rappresentanze sindacali interne a Palazzo (tensioni nate pochissimo tempo dopo l'insediamento) farebbero pendere la bilancia in favore di Savina Marelli e permetterebbero di raffreddare le tensioni. Se Introzzi verrà ricompensata con qualche altra delega è difficile dirlo, anche perché l'assessore non sta passando un periodo facilissimo (e l'astensione in giunta sulla vicenda Libeskind è un boccone che il sindaco fatica a deglutire).

barbara-minghetti Barbara Minghetti, direttore del Teatro Sociale di Como. Papabile successore di Luigi Cavadini, assessore alla Cultura

salvatore-amura Salvatore Amura, numero uno dell'Accademia Galli. Altro nome gradito per una successione a Cavadini

L'ingresso del segretario Democratico arriva dopo settimane di tensioni interne al partito, diviso tra chi riteneva che la nomina non compromettesse il ruolo apicale e chi invocava dimissioni immediate. Solo l'arrivo del paciere, il segretario regionale Alessandro Alfieri, ha permesso di giungere a un compromesso (votato all'unanimità, sia pure con qualche bollore): Marelli resterà al massimo vertice ancora un anno, poi nuove elezioni (o qualsiasi altra cosa preveda lo Statuto del Pd, le cui maglie in materia sembrano non inossidabili). Nemmeno il nome del segretario era certissimo, quantomeno all'inizio: molti i beninformati che hanno raccontato di un incontro tra Lucini e il segretario cittadino del Pd, Stefano Fanetti, in cui quest'ultimo si presentò con una lista di ben 16 nomi (tra esponenti civici e diversi assessori già in carica nel territorio) oltre ipotesi variabili di intervento logistico - quasi una Caporetto - sull'esecutivo.

Sugli assetti di giunta pesano comunque altre vicende. E' fatto noto che la componente renziana del Pd per lungo tempo avrebbe caldeggiato un cambio alla cultura con l'addio a Luigi Cavadini in favore dell'ingresso di un nome più pesante in città, due le alternative di cui si è discusso per mesi: Barbara Minghetti, direttore del Teatro Sociale, o Salvatore Amura, numero uno dell'Accademia Galli. Che al sindaco la parola "rimpasto" faccia passare notti insonni è fatto noto. Probabilmente il caso Cavadini verrà discusso dopo la chiusura della mostra Ritratti di città (i cui risultati non sono giudicati eccezionali)

C'è poi la recente mozione di sfiducia depositata contro l'assessore al Patrimonio, Marcello Iantorno. Nessuno scossone in vista, va detto, ma su questo tema le componenti civiche della maggioranza potrebbero forzare la mano, cioè obbligare il Pd a una "seria discussione intorno al ruolo di Iantorno" ("e non solo", come si sussura nei corridoi) prima del voto in aula. La lealtà non verrebbe meno, insomma, a patto che le Civiche possano dire la loro sull'operato degli assessori, e magari partecipare a qualche mossa.

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