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La giunta Landriscina non è annegata solo in piscina

Ticosa, Villa Olmo, Giardini a lago, Politeama, Palazzetto, Dormitorio: un lungo diario di sconfitte olimpioniche

Ad affossare definitivamente l'esperienza Landriscina - che si è concretizzata con lo scatto in avanti di Fratelli d'Italia affidato al gregario Molinari - non è stata l'inevitabile mossa politica sul lato destro della scacchiera elettorale, quanto, piuttosto, un diario amministrativo che in cinque anni ha raccolto solo note senza quasi mai meritare nemmeno una giustificazione.

Se gli schiaffi di Mauro Caprani e le fughe ardite di Alessio Butti non stupiscono nessuno - nemmeno la Lega che rimane arroccata su una difesa d'ufficio in attesa di capire quale pedina muovere - è solo perché a pochi mesi dalle elezioni il consuntivo è a dir poco fallimentare. E se lo è agli occhi della stessa parte politica che ha appoggiato la giunta Landriscina, figuriamioci a quelli dei cittadini comaschi, mai così universalmente scoraggiati da un governo cittadino.

E i motivi sono tutti lì, alla luce impietosa del sole, senza nemmeno il bisogno di ricorrere agli strali (inevitabili) dell'opposizione. Un cumulo di macerie che parte dalla Ticosa, mai bonificata e sempre più inquinata da bandi che non funzionano, e arriva sino ai Giardini a lago, tristemente rimasti un altro disegno pieno di correzioni. In mezzo ci si può mettere di tutto: le Serre di Villa Olmo e il Politeama, che a furia di attese e promesse diventano entrambi così compromessi da rischiare seriamente di non potere essere più recuperabili; la piscina Olimpionica e il Palazzetto di Muggiò, nuove e vecchie opere incompiute; il dormitorio mai realizzato; gli spazi culturali chiusi. 

Un triste elenco che si ferma alle materie più importanti, tanto basta per decretare la conseguente inesorabile bocciatura. Ma a pagare dazio, come sempre, è una città che vive ormai da troppo tempo della luce riflessa del lago, incapace di accendere un proprio faro, paralizzata da una politica assolutamente non in grado di dare un nuovo volto alla città. E mai come oggi Como ha invece un'urgente bisogno di delineare un orizzonte sostenibile: economico, sociale, culturale, viabilistico, urbanistico, turistico, ecologico. Tutte voci che devono illuminare il cielo comasco. 

Se nei prossimi mesi, come da prassi, sentiremo tante promesse e pochi mea culpa, è bene che anche a sinistra - dove forse al momento solo Civitas sembra muoversi in discontinuità dal passato - non ci si senta assolti in quanto non coinvolti. Perché questa è una città - come ha ben sottolineato il "brontolo" Patrizia Maesani in una intervista al quotidiano La Provincia - che rischia di rimanere eterna prigioniera dei circoletti che amano la tattica più dei progetti. E se non si uscirà una volta per tutte da questo questo "lockdown" casalingo, rimarremo ancora a lungo immobili: ai margini di un futuro tanto dovereoso quanto possibile.

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