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Sanità e sicurezza, firmata intesa tra ospedale e tribunale

È stato firmato questa mattina in Prefettura a Como il Protocollo di intesa per il coordinamento degli interventi giudiziari, sanitari e di ordine pubblico relativi a pazienti psichiatrici coinvolti in vicende giudiziarie. Il documento è stato...

È stato firmato questa mattina in Prefettura a Como il Protocollo di intesa per il coordinamento degli interventi giudiziari, sanitari e di ordine pubblico relativi a pazienti psichiatrici coinvolti in vicende giudiziarie. Il documento è stato sottoscritto dal prefetto di Como, Bruno Corda, dal magistrato Maria Luisa Lo Gatto, dal Direttore Generale dell’Asl, Roberto Bollina, dal Direttore dell’Azienda Ospedaliera S. Anna di Como, Marco Onofri e da Paolo Camporini, Presidente della Camera Penale di Como.

Presenti all’incontro anche il Questore, Michelangelo Barbato, e il Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, Marco Pelliccia.

“Sono felice che questo sia il primo protocollo che firmo a Como - ha dichiarato il Prefetto – è stata una procedura particolarmente complessa e faticosa che ha coinvolto molteplici attori a livello istituzionale”.

Un protocollo, considerato da subito operativo, voluto per delineare lo scenario d’intervento che vede come protagonisti pazienti psichiatrici coinvolti in vicende giudiziarie perché autori di reato. Uno scenario complesso che coinvolge, nel corso di un anno, decine e decine di pazienti in provincia di Como. È stato perciò necessario l’intervento integrato e coordinato di tutti gli enti a diverso titolo interessati per occuparsi dei pazienti psichiatrici coinvolti in reati giudiziari.

Le finalità del protocollo d’intesa saranno quelle di condividere ed integrare risorse e conoscenze per meglio gestire le problematiche giudiziarie, quelle di ordine pubblico e di assistenza sanitaria, formalizzando procedure condivise e coordinate per dare sistematicità a prassi virtuose già sperimentate.

“Questo protocollo ha il grande pregio di umanizzare il problema – ha spiegato Onofri – e può diventare un’efficace rete di protezione anche a sostegno dei famigliari dei pazienti psichiatrici coinvolti in vicende giudiziarie”.

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