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Sabato, 20 Aprile 2024
Elezioni comunali 2022

Luca Michelini: "La vittoria di Rapinese è una sorpresa solo per i partiti"

"Ma il nuovo sindaco di Como deve ricordare che governare non significa comandare"

Luca Michelini, saggista e professore ordinario di Storia del pensiero economico all’Università di Pisa, nei giorni scorsi, proprio su queste pagine, aveva provato ad analizzare gli sfidanti in vista del ballottaggio. In qualche modo aveva già previsto la vittoria di Alessandro Rapinese. Ora, a caldo, lo abbiamo risentito per provare ad approfondire un risultato storico, che, per la prima volta in città, lascia tutti i partiti, da destra a sinistra, in minoranza a Palazzo Cernezzi.

Professore, cosa è successo a Como, è sorpreso?

La vittoria di Rapinese è risultata una sorpresa solo per lo schieramento di centrosinistra, che infatti ha perso una reale capacità di ascolto della città, così come per il centrodestra, vittima di sé stesso. Ne sono ulteriore prova, oltre all’esito delle elezioni, i commenti a caldo, in diretta, dei suoi principali esponenti, ospitati in uno speciale di Espansione TV sulle elezioni. Ho preso appunti. Angelo Orsenigo (consigliere regionale dem, ndr) dice che non riesce a pensare e che la sconfitta è colpa dei vacanzieri, evidentemente tutti del centrosinistra. Poi incalza dicendo che vincitori non sono all’altezza: evidentemente i cittadini sono degli analfabeti, incapaci di capire chi hanno votato. Speriamo che Orsenigo si domandi come mai sarebbero tali: chissà che gli venga il dubbio che c’entrino le politiche scolastiche del PD. Ma la verità è un’altra, ed emerge chiaramente dalle parole di Andrèe Cesareo, sempre PD, in questo assecondata da Magatti, di Civitas, sorpresissimo dai risultati: loro (il PD) volano alto, loro non sono “la pancia” (Cesareo). Ecco svelato il segreto del motivo per cui hanno perso: si considerano la testa delle aquile. Gli altri sono il popolino minuto, incapace di pensare e di capire. 

Forse preferivano giocarsela al ballottaggio con il centrodestra.

Sì, per Orsenigo Rapinese è antipolitica e se gli avversari fossero stati i partiti del centrodestra destra allora il ballottaggio sarebbe stato… “ad armi pari”! Orsenigo utilizza uno schema ritrito: sarebbe la “narrazione” oggi prevalente, antipartitica, ad aver fatto trionfare Rapinese. Ancora una volta la pochezza dei cittadini elettori, vittime degli affabulatori. Rapinese è definito da Marcello Iantorno “un soggetto incapace di fare opposizione interessante e costruttiva”. Lui lo conosce bene: per la città di Como si tratta di una catastrofe. Sarà isolata, Rapinese non ha collegamenti, siamo alla fine, insomma: come se non fosse il Sindaco e come se la Repubblica non avesse una struttura statale e istituzionale che è garanzia della democrazia. Lo Stato sono io, insomma: questa è la concezione politica di Iantorno. 

Non è solo il PD a demonizzare Rapinese, no?

La Minghetti è stata oggetto di attacchi “sgradevoli”, perché evidentemente per il centrosinistra comasco la politica, quel campo che Machiavelli ha definito come l’arena di volpi e leoni, è il luogo della gradevolezza, di uno “stile pacato”, ha detto celeste Grossi, di Sinistra Italiana: il noto bon ton del rivoluzionario, insomma. Il super assessore alla cultura di Forza Italia (Sergio Gaddi, ndr) è riuscito a dire che quelli di Rapinese sono slogan privi di significato e testualmente ha detto: “onestà, che significa?”. Una riflessione che si commenta da sola. Poi sottolinea come solo in pochi abbiano votato: naturalmente, se vincevano gli altri, cioè la sua parte, no, allora il numero di votanti sarebbe stato congruo. Poi va oltre e rimprovera Rapinese di non aver rifiutato i voti della Lega: cioè il più solido alleato di Forza Italia per decenni. Evidentemente per Rapinese devono valere altre regole, diverse da quelle valide per la Minghetti, che a domanda del direttore di Etv al Teatro Sociale non ha affatto disdegnato i voti di Forza Italia. Il super assessore continua: sono “antipartito”: perché, è noto, come FI sia un partito classico e non un partito-azienda il cui fondatore ha sempre detto di rifiutare l’apparentamento con i partiti “normali”.

I partiti sono inadeguati a leggere la società reale?

Soprattutto gli esponenti del PD hanno utilizzato schemi retorici classici nel dipingere l’avversario come una sorta di mostro. Un insieme di incapacità di governo, di antipolitica. Il super assessore, che un mestiere se lo è costruito facendo l’assessore, è riuscito a dire che sono incompetenti. Siamo, insomma, messi di fronte ad una totale incapacità politica di leggere la realtà e la politica stessa. Hanno dimostrato, e Magatti non è stato da meno, di avere una concezione elitaria e oligarchica della politica e della società. Tutto ciò che è diverso da noi è antisistema. Non male per uno schieramento che si proclama di centrosinistra. Almeno il super assessore ha ammonito gli esponenti del PD: vediamo come governa. No, per il PD è già tutto scritto: solo loro sanno governare e quando gli elettori gli dicono il contrario, è con la democrazia che se la prendono. Ma questo lo sappiamo. 

Servirà da lezione per i partiti, soprattutto a sinistra?

La sconfitta è stata vissuta in diretta e il pugile era suonato, per così dire. Però l’istinto rivela la pasta di una classe politica, che evidentemente è da cambiare. Il solo Orsenigo, per fortuna, ha chiosato dicendo che, in ogni caso, sarà a disposizione della città e quindi del sindaco. Fare politica in Regione Lombardia qualche metro di volo in più lo consente. Gli altri sono davvero chiusi in un minuscolo guscio, che invece attribuiscono all’avversario. C’è da augurarsi che i partiti sconfitti cambino classi dirigenti. Perché è evidente che Como è un caso unico in Italia: e quindi i partiti nazionali qualche domanda se la dovranno pur fare. Qualche domanda sia su Como, sia sulla loro crisi profondissima. Purtroppo, invece, si stanno appagando delle vittorie elettorali e non vedono la tempesta che ribolle sotto la superficie. Se la ricca Como ha saputo proporre un gesto di libertà di questo peso (e il ragionamento vale anche per coloro che lo considerano un momento catastrofico), lascio immaginare che cosa potrà accadere, prima o poi, in città meno fortunate e ben più complesse e popolose. 

Che cosa dovrebbero fare i vertici dei partiti comaschi?

Spero che i dirigenti dei partiti comaschi si dimettano e non tentino di dirigere il ricambio. Facciano discutere gli iscritti per sei mesi, ma non prima di averne quintuplicato il numero. Alcuni di questi dirigenti che hanno mire e incarichi sovra-cittadini, perché la città l’hanno usata per questo. Dovrebbero passare la mano. Perché oggi la carriera politica vera, cioè di peso, si può avere solo governando bene una città: questo è il sistema politico in cui viviamo e in provincia, per altro, ne abbiamo degli esempi. Una delle ragioni che mi hanno spinto a schierarmi per Rapinese è che il suo sguardo è concentrato proprio sulla città. Da anni e anni: questa è credibilità.

E Barbara Minghetti, che ha comunque condotto una compagna elettorale estenuante?

Spero che Barbara Minghetti in Consiglio Comunale inizi a fare politica seriamente: cioè dedicandoci tempo, molto tempo. Deve fare opposizione senza fare sconti a nessuno e certamente mettendo da parte il bon ton, rimanendo vigile e propositiva. Lei e la Lissi, se lavoreranno per cinque anni così come hanno lavorato in campagna elettorale, potranno dare un contributo alla città e al rinnovamento dei partiti, se sarà possibile, o allo strutturarsi di un civismo d’opposizione capace, in caso (malaugurato) che Rapinese fallisse, di prenderne il posto. Qui ora si gioca la propria credibilità la Minghetti. Diventare leader e sciogliere il grumo di lobbies che l’hanno supportata, per creare una esperienza aperta e democratica e competente. Io me lo auguro per la città.
Divertentissimo quando gli sconfitti hanno notato il cambio di tono di Rapinese. I toni e le parole di quando loro erano rivoluzionari (di sinistra, di centro, di destra) o oppositori io me li ricordo bene! A risentirli oggi credo che arrossirebbero. Scoprire all’improvviso che fare l’opposizione non è governare dev’essere davvero folgorante per costoro. Rapinese li sorprenderà nuovamente. 

Per Rapinese ora inizia un percorso difficile, pieno di insidie.

Non sarà facile governare, perché le ferite della città sono numerosissime e i tempi che ci aspettano tempestosi. Deve ricordarsi alcune cose: che governare non significa comandare, anche se i poteri del sindaco sono notevoli; che il sindaco rappresenta tutta la città, che va ascoltata sempre, in ogni sua componente; che l’opposizione è fondamentale per il buon governo (valutare se dare la presidenza del Consiglio all’opposizione?); che i “cerchi magici” e gli yes-man e yes-woman sono deleteri; che la pubblica opinione ha il dovere di criticare il potere e la ben nota ostilità fin qui manifestata può essere molto utile, se intellettualmente onesta. 

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