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Elezioni comunali 2022

Molteni e Minghetti: cos'è la destra, cos'è la sinistra

Sette domande (personali) ai due candidati sindaci delle coalizioni dei grandi partiti

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra, cantava Giorgio Gaber in una delle sue tante canzoni che hanno magistralmente dipinto la nostra società. E ancora Gaber in quel geniale testo: L'ideologia, l'ideologia, malgrado tutto credo ancora che ci sia. È la passione, l'ossessione della tua diversità, che al momento dove è andata non si sa.

Tuttavia ad accomunare Molteni e Minghetti, i due candidati che almeno sulla carta dei sondaggi sembrerebbero destinati al ballottaggio per giocarsi la poltrona di sindaco della città di Como, è quella irresistibile attrazione verso il centro. Quel limbo a cui tutti aspirano: una sorta di polo neutro. O meglio, se di passione vogliamo ancora parlare, un cuore al centro del petto con due ventricoli, il destro e il sinistro, che fanno circolare anche il sangue della politica comasca.

Un cuore che dovrà essere sufficientemente in forma per reggere insidie tutt'altro che trascurabili. Quelle che potrebbero causare più di una fibrillazione, il riferimento è certamente all'outsider Alessandro Rapinese. A poco più di un mese dal fatidico 12 giugno, abbiamo fatto una doppia intervista ai due candidati, Giordano Molteni per il centrodestra e Barbara Minghetti per il centosinistra. Sette domande in cui parlano anche un po' di loro. 

1)

Molteni, quando il suo cuore si è spostato a destra?
Rappresento una colazione di centrodestra, ma come dico a tutti ho avuto fin qui un discreto percorso politico amministrativo senza avere mai avuto tessere di partito. Ho iniziato da studente a simpatizzare per la Democrazia Cristiana e successivamente mi sono avvicinato a Forza Italia. Infine credo che Fratelli d'Italia abbia scelto il mio nome in virtù della mia esperienza. Certo non posso negare il mio rapporto di amicizia e stima con Alessio Butti e la condivisiome della politica nazionale del partito che mi ha candidato. 

Minghetti, quando il suo cuore si è spostato a sinistra?
Da ragazza ho votato Radicale perché condividevo i referendum sui grandi temi sociali. Da sempre sono sensibile alle tematiche riformiste e progressiste, infatti nel mio programma la cura della persona è sempre al primo posto.

2)

Molteni, perché ha accettato questa sfida?
Perché se tu credi, e ci credi tutta vita, nell'impegno sociale, a 69 anni non ti rimetti in gioco. Quando voto, prima di ogni cosa, prima dei partiti, cerco sempre di capire chi sono le persone, il loro percorso, le loro qualità. E io credo di avere le caratteristiche giuste per essere riconosciuto dalla gente per il mio impegno. 

Minghetti, perché ha accettato questa sfida?
Perché gestire un teatro vuol dire occuparsi della comunità e del suo territorio. Da molti anni mi occupo di cultura e di politiche culturali intese come inclusione, formazione, accessibilità e attrattività: temi fondamentali per le città del futuro. 

3)

Molteni, perchè i comaschi dovrebbero votare lei e non Minghetti?
L'ho già detto e lo ripeto: non voglio entrare nel merito delle idee degli altri candidati. Io dico quello che faccio io. E io voglio far capire che ho buon senso e sufficiente materia grigia per essere sul pezzo. Ovvero sono convinto di poter far ripartire una serie di settori che giorno dopo giorno mi sono sempre più chiari. Con fermezza e coerenza, voglio presentarni così ai comaschi che dovranno scegliere il meglio per la loro città. 

Minghetti, perchè i comaschi dovrebbero votare lei e non Molteni?
Perché amo Como. Perché ho un metodo progettuale e manageriale. Perché credo nel lavoro di squadra e penso di mettere in campo relazioni e visioni per una Como moderna e inclusiva, che possa essere bella da vivere per tutti.

4)

Molteni, dica una cosa che si sente assolutamente di promettere alla città
Non è una questione di promesse. Se diventerò sindaco la prima cosa che farò sarà quella di costrure una squadra di persone competenti. In ogni settore dovrà esserci una persona capace, anche se spinta dai partiti la parola finale toccherà a me. E' una promessa che faccio innanzitutto a me stesso. Perché come ho sempre fatto nella mia vita, davanti ad ogni cosa metterò i bisogni della gente. 

Minghetti, dica una cosa che si sente assolutamente di promettere alla città
Con la mia squadra lavorerò con determinazione, continuità, dedizione e trasparenza, per la cura delle persone e dei luoghi della città, per rendere Como al passo con la necessaria transizione ecologica e digitale. 

5)

Molteni, al ballottaggio vorrebbe andare con Rapinese o con Minghetti?
Questa è una domanda alla quale non voglio sottrarmi e allora le dico questo: io penso che Rapinese, al di là del fatto che sia molto conosciuto in città, abbia sostanzialmente un elettorato di centrodestra. Ragion per cui, in caso di ballottaggio, penso sia più facile recuperare voti dal suo elettorato che non da quellio di Minghetti.

Minghetti, al ballottaggio vorrebbe andare con Rapinese o con Molteni
Non penso al ballottaggio. Stiamo lavorando per offrire alla città una proposta seria di buon governo. 

6)

Molteni, le piace Giorgio Gaber?
Sarei esagerato se le dicessi che sono un mancato musicista. A 20 anni però suonavo la chitarra ed ero innamorato delle canzoni di Jannacci e Gaber. Di quest'ultimo ricordo bene brani leggeri come Non arrossire ma anche quelli successivi tratti dai suoi spettacoli teatrali, brani d'impegno come La libertà. Culturalmente Gaber resta un artisto unico e un uomo libero.

Minghetti, le piace Giorgio Gaber?
Adoro la sua arte che è intrisa di impegno civico. Ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente. 

7)

Molteni, chi sono stati i suoi maestri?
Lungo il mio percorso, famigliare, professionale, politico, ho avuto diversi maestri: innanzitutto i miei genitori che mi hanno insegnato ad avere rispetto per le persone. Poi un grande imprenditorte comasco come Giannino Brenna e infine un ottimo sindaco come Giorgo Anzani. Incontrare maestri lungo la strada è una fortuna della vita. 

Minghetti, chi sono stati i suoi maestri?
Sicuramente i miei genitori, per i valori della famiglia, del rispetto, dell’impegno e della ricerca della curiosità. Inoltre, ho avuto la fortuna di avere due grandi amici che mi hanno insegnato la necessità della cultura: Franco Quadri e Graham Vick. Aggiungo don Giusto, che mi ha trasmesso il vero senso della solidarietà.

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