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Politica

Lombardi scrive a Rapinese: "Qual è la mia colpa? Ingiusto rimuovermi"

La sua versione dei fatti

Per evitare qualsiasi interpretazione o fraintendimento circa la sua posizione dopo la revoca delle deleghe da parte del sindaco di Como, Matteo Lombardi lascia a un lungo post su Facebook le sue riflessioni e spiegazioni. Rapinese ha firmato oggi 27 dicembre il decreto di revoca con il quale chiede all'assessore Matteo Lombardi di rimmettere tutte le deleghe. Un "regalo" di Natale non del tutto inaspettato. I rapporti tra Rapinese e Lombardi secondo indiscrezioni si stavano lacerando da parecchie settimane. I motivi sarebbero da imputare a semplici, si fa per dire, divergenze politiche. Rapinese questa volta non ha fatto ulteriori precisazioni. Riportiamo integralmente le parole di Matteo Lombardi: 

"Cari amici, come saprete il Sindaco mi ha revocato le deleghe conferite essendo venuto meno il suo rapporto di fiducia con me (e non viceversa, tengo a precisare).

Prima di arrivare alla (mia) spiegazione dei motivi che stanno alla base dell’allontanamento, vorrei ribadire la stima verso Alessandro come uomo e come politico e la convinzione che questa Sindacatura potrà produrre ottimi risultati. Dico ciò per sgombrare il campo dall’idea che questo scritto miri a danneggiare il progetto politico del primo Cittadino o la sua persona. Non è mia intenzione e non lo sarà neppure in futuro, fermo restando che rimango libero di esprimere il mio pensiero, cosa che ho fatto e che farò senza remore anche in questa sede.

Ciò premesso veniamo alle ragioni o, meglio, alle cause per cui (a mio parere) sono stato rimosso dalla Giunta.

L’elemento primario che nel tempo ci ha separato (prodromi s’intravedevano già in campagna elettorale…) è la visione di democrazia interna della lista e, in sostanza, del “modo di fare” politica, che poi alla fin fine è il modo di relazionarsi con ciò che ci circonda.

Alessandro reputa che per giungere all’obbiettivo finale di governare “bene” Como, non ci debba essere alcuna apertura da parte della Lista e dei suoi membri al dialogo con la minoranza e/o con chi dissente, sostenendo che il successo della Sindacatura sia collegato alla perfetta sterilizzazione dell’ambiente di lavoro e della cerchia amicale, con compiutissima aderenza del singolo alla sua persona, alle sue decisioni ed ai suoi umori, il tutto condito da una imprescindibile crudezza decisionale e comportamentale.

Questa la sintesi in cinque righe nette.

Nulla di nuovo sotto il sole. La storia si ripete con gradazioni e sfumature diverse.

Al contrario io opino che l’attuale Amministrazione Comunale, retta in modo solido da una maggioranza consiliare preponderante, proprio per tale tranquillizzante ragione, debba - in modo vigile e sui temi comuni a tutti i cittadini come il verde pubblico e l’ambiente - dialogare con la minoranza (destra e sinistra) e non solo per rispetto di coloro che non hanno votato Rapinese (che sono tanti…) ma perché, spesso, le istanze della minoranza (come è stato per esempio nel caso del Regolamento sull’Ispettore Ambientale e come poteva essere per la “Pensilina della Lissi…” o per i “Cassonetti per gli orti urbani di Cantaluppi…” per citare due recenti argomenti trattati in Consiglio Comunale) aiutano a redigere meglio i regolamenti e / o ad assumere decisioni più aderenti alle necessità della comunità, creando un ambiente di lavoro certamente meno “sterile” ma più ricco, completo e funzionale agli interessi dei cittadini.

Il medesimo atteggiamento di pacato, positivo e reciproco ascolto in funzione dell’adozione di scelte consapevoli e utili, deve essere riservato alla struttura Dirigenziale dell’Ente, a coloro che vi lavorano e, inoltre, sempre secondo il mio pensiero, deve essere impiegato quotidianamente nei rapporti dialettici privati e pubblici.

Est modus in rebus.

Sul tema dell’eterodossia delle mie frequentazioni amicali non mi soffermo: ho amici che vedo quotidianamente, che non hanno votato Rapinese, che non lo voterebbero neppure se torturati. Ritengo politicamente, moralmente e umanamente salutare bagnarsi ogni giorno nella critica del nostro operato e farne tesoro, quando merita.

Insomma: non è necessario citare Gramsci e il rapporto tra egemonia e dominio per capire dove voglio arrivare.

Questo mio isolato modo di concepire la gestione politica del Comune, unito a radicati e imprescindibili rapporti amicali ai quali non rinuncio, nel tempo hanno lentamente allontanato il Sindaco da me (in sostanza ci si parlava a malapena da più di un mese…) e polarizzato la struttura collegiale dell’esecutivo intorno al primo cittadino con conseguente mio isolamento fattuale (così io l’ho percepito…).

La condizione di solitudine gestionale non ha intaccato la mia operosità, al contrario l’ha vieppiù stimolata. Ho accantonato da un anno la mia professione per dedicarmi solo a questa “avventura” e fino all’ultimo secondo ho lavorato in modo indefesso – da mane a sera e senza un giorno di sosta neppure quest’estate - per il bene della Città, bene che è venuto prima di tutto, anche della mia salute e della mia già filiforme vita privata.

I settori affidatimi – pur nelle difficoltà in cui si dibattono (carenza di risorse, carenza di personale, carenza di tutto…) e anche se negletti dalla Amministrazione poiché satellitari rispetto agli obbiettivi del Sindaco – sotto la mia delegata gestione hanno prodotto risultati (più che) accettabili in soli sei mesi (e diversi progetti sono già predisposti per il 2023), a riprova che la presenza quotidiana e quasi ossessiva dell’assessore in Comune e il gioco di squadra con le proprie “truppe” (anche se esigue) può fare la differenza, anzi la fa.

Questa espulsione dal “cerchio operativo” del Sindaco, per le ragioni di cui sopra, è stata la scaturigine di un intimo malessere che mi ha turbato, molto, radicando in me la convinzione di non essere dalla parte del torto, con conseguente innesco di una spirale alla quale Alessandro ha deciso di mettere fine espungendomi dal ruolo che mi aveva assegnato.

Ciò detto mi permetto di muovere al Sindaco alcuni “rimproveri”.

In primo luogo di non aver dato corso alle mie richieste (presentate già ad agosto) di indire una o più riunioni politiche, nelle quali affrontare questo e altri temi, non solo da me sentiti credo (e spero).

In secondo luogo di non avermi consentito, una volta accentuatasi la frizione, di spiegare le “mie ragioni” (con maggiori particolari di quelli che posso sviscerare in questa sede pubblica) quantomeno ai colleghi della Giunta, reputandolo un metodo non praticabile verso soggetti fiduciari della sua persona e, come tali, inutilmente consultabili in sede collegiale.

Ma io volevo parlare agli uomini e alle donne della Giunta e non solo agli Assessori, ai compagni di Lista non ai politici, ma non è stato possibile.

In terzo luogo quello di avermi detto che, con il senno di poi, non mi avrebbe candidato nella sua lista e di essere simile ad una “cellula tumorale” (… davvero io sono una cellula tumorale ?) capace di infettare le altre cellule dell’organismo. Quest’ultima asserzione, di cui ho percepito il carattere esemplificativo e dunque non offensivo, mi ha ferito perché voglio bene ad Alessandro e voi sapete quanta lena ho messo in campo per conseguire l’obbiettivo di vincere le elezioni, senza risparmiarmi.

Peraltro Alessandro quando mi ha conferito le deleghe lo ha fatto consapevolmente, sapendo di potermi eliminare in qualsiasi momento con una revoca, cosa che non avrebbe potuto fare se fossi rimasto in Consiglio. Questa è una circostanza che (più volte) il Sindaco ha ribadito pubblicamente all’inizio del suo mandato a riprova che mai (né prima né ora) ho celato il mio modo di essere e di pensare e neppure le mie “dubbie” amicizie.

Chiedo perdono ai compagni di avventura della Lista che siedono in Consiglio per averli volutamente ignorati in questi mesi nel corso dei vari Consigli Comunali e anche nei rapporti interpersonali, ma l’ho fatto (ora forse capite…) per evitare che questa distonia tra il sottoscritto e il Sindaco (rectius…il “cerchio” Sindacale) potesse in qualche modo contagiarli, con conseguenze che volevo evitare, ossia la disunione della Lista Rapinese Sindaco che deve rimanere compatta come un sol uomo, specie nei prossimi mesi che saranno i migliori e anche i più belli, in quanto di esecuzione fattiva di tutti i progetti messi in campo dagli Uffici.

Forza ragazzi che sarà un anno formidabile, con o senza di me !

-I miei errori ?

Pensare di considerarmi per Ale una risorsa … e non un problema. Lo reputavo in grado di comprendere la portata e il senso delle mie istanze e di valorizzarle per il bene della Città creando appunto quella "egemonia" culturale del buon agire amministrativo a cui ho fatto riferimento.

Non essere ipocrita.

Essere radicalmente idealista e inadatto a questa politica, certo scevra dai partiti, ma che ha perso il contatto con l’animo delle persone, con il loro intimo, con i valori del sincero rapporto interpersonale, rischiando di diventare, appunto, mero "dominio".

-Il mio rammarico ?

Non aver compreso fino in fondo le ragioni della mia defenestrazione.

Cosa ho fatto di cosi grave da essere cacciato?

Un fatto.

Un episodio.

Un inadempimento.

Un errore.

Una critica palese alla persona del Sindaco.

Qual è la mia colpa Ale?

Essere amico di chi dissente da te?

Dialogare fattivamente con la minoranza come ho fatto per il Regolamento sull’Ispettore Ambientale?

Replicare a qualcuno sul Rapigoverno?

Essere indicato su quale oppositore interno su quale testata on line?

Sul serio, senza tirare in ballo i principi costituzionali di imparzialità e buon andamento dell’organo di gestione, anche io ho perso il bandolo di questa matassa e, dopo averci lungamente pensato in questi tristi giorni natalizi, non ho trovato fondata causa giustificativa della mia rimozione, che non fosse solubile da una sana e trasparente discussione tra persone intelligenti quali siamo tutti noi.

-Il mio dolore più grande?

Dover dire addio a coloro che sono stati parte di questa avventura smarrendo (almeno per ora) un pezzo di vita. Un taglio che recide legami. Un rapimento degli affetti che mi ha logorato l’anima in questi infelici giorni.

Concludo con due parole per la persona a me più cara tra di “voi”, per colei che era divenuta la sorella che non ho mai avuto, la compagna quotidiana di vita in Municipio e anche fuori, decine e decine di telefonate ogni santo giorno, messaggi e innumerevoli cene discutendo di politica, dei problemi del Comune, di quello che c’era da fare domani, dei casini della giornata e di come avremmo rimediato, della nostra vita privata, dei nostri amori, delle speranze per il futuro, sempre con quella impegnata leggerezza che è la cartina di tornasole del buon agire dell’uomo… In queste ore mi è rimasto l’amaro in bocca, ma qualunque cosa sia successa ti sono accanto. Vorrei per sempre ricordarti (e ricordarci) così come eravamo in corpo e spirito in questa foto scattata da M.C.F. (ti ricordi che non conoscendoci pensava che eravamo fidanzati ...?!) durante uno dei primi eventi pubblici di questa estate: così, spontanea, dolce, ingenua ma ferma nei rapporti con la tua coscienza e con i tuoi valori che sono quelli che ti sono stati tramandati da chi ti ha generato. La conserverò. Per sempre, pensando a come poteva essere e non è stato. Ti abbraccio forte amica mia.

***

Ps. cortesemente vi chiederei di non interagire con questo post, non commentate se non in modo coerente e costruttivo, limitatevi a pensare (si…semplicemente a pensare) e traducete nel vostro agire quotidiano quello che di questo scritto vi è piaciuto, tralasciando quello che disapprovate e poi…andate avanti con la vostra vita come farò io.

Matteo Lombardi"

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