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La pesca accende il dibattito politico: Civitas contro il divieto di pescare nel primo bacino

Il regolamento di polizia urbana del Comune di Como rischierebbe di interdire le sponde ai pescatori

Guai a mettersi tra i pescatori di Como e il loro lago. Eppure il Comune di Como rischia davvero di mettersi in mezzo e di suscitare le ire di chi per passione o sport butta l'amo nel primo bacino. Di pochi giorni fa la protesta pacifica dei pescatori che si sono riuniti sulla diga foranea per dire no al divieto di pesca nella zona turistica (quindi da viale Geno a Villa Olmo) che rischia di essere adottato insieme all'approvazione del regolamento di polizia irbana in discussione in COnsiglio Comunale.

Il gruppo Civitas con il consigliere comunale Bruno Magatti ha annunciato l'emendamento che dovrebbe, se approvato, stralciare tale divieto. Bisogna vedere se la proposta del consigliere di opposizione troverà il sostegno anche di consiglieri di maggioranza per avere i numeri sufficienti a essere approvata.

"Siamo costretti a ripetere che ci è sempre più difficile dare credito a questa maggioranza: sia essa con o senza Forza Italia, oppure con il supporto “tattico” di ciò che resta della lista Rapinese - scrive Civitas in una nota stampa -  La discussione sul regolamento di polizia urbana, che se approvato renderebbe impossibile la pesca amatoriale e sportiva lungo sponde del lago, è l’ennesima dimostrazione di come la politica delle “maggioranze” sia distante dai cittadini, oltre che dai problemi reali della città". 

"In questi giorni ci stiamo impegnando a raccordare le innumerevoli istanze di pescatori, cittadini e politici che chiedono che qualcuno faccia l’impossibile - continua Civitas - per porre rimedio a un nuovo e clamoroso potenziale disastro sul punto di essere varato da questa amministrazione. Sul tema specifico, comunque, tra l’approvazione dell’articolo di regolamento così come proposto dall’assessore Negretti e il giusto risentimento di chi sta per vedersi definitivamente negato il diritto di pesca a Como c’è, e lo diciamo con fierezza, ancora un emendamento di Civitas che resta, anche dal punto di vista procedurale, l’ultima ciambella di salvataggio, oltre la quale il regolamento, se alla fine approvato nel suo insieme, produrrebbe un definitivo divieto senza alcun senso. Lavorare per i cittadini è anche mettere a disposizione competenze, capacità e strumenti amministrativi che sono il sale del confronto democratico all’interno delle istituzioni".

Il dibattito in consiglio si preannuncia lungo e serrato: Nessuno degli oltre 50 emendamenti che abbiamo presentato a questo regolamento è ostruzionistico o casuale, ma intende porre all’attenzione problemi reali sottovalutati dagli estensori perché la complessità della vita richiede che sia prestata la massima attenzione a tutte le sensibilità e a tutte le esigenze, caratteristiche che sembrano essere mancate nel lungo processo (due anni) che ha condotto a questo regolamento".

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