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Magatti dice no a Minghetti, ecco perché Pd e Civitas correranno (ancora) separati

Intervista all'anima di Civitas che rivendica un ruolo riformista in città

Alla fine è andata come un po' ce lo si aspettava. Perchè, non è una novità, quello di Magatti e quello del Pd, sono due mondi troppo distanti. E dunque non sorprende che Civitas abbia preso, nuovamente, un'altra strada. D'altronde se il Pd avesse voluto dialogare davvero con Civitas lo avrebbe potuto fare prima di prendere, autonomamente, la decisione di affidarsi ufficialmente al nome di Barbara Minghetti. Ma il punto non è nemmeno il nome del candidato a sindaco per le elezioni del nuovo sindaco di Como che si terranno il prossimo giugno. No, il punto è i metodo.   

Ma se questa breve sentenza è frutto di una nostra analisi politica, che potrebbe, in quanto tale, anche essere sbagliata, abbiamo voluto ripercorre l'intera vicenda insieme al suo protagonista, Bruno Magatti, che prima di rompere aveva già lanciato un appello al centrosinistra.

"L'incontro con il Pd di ieri sera - racconta Magatti - era atteso da tempo e aveva in discussione un documento con un testo molto generale. Noi abbiamo rimesso sul tavolo alcuni nodi che rappresentano la nostra storia politica, posizioni pubbliche ben note a tutti. E ieri sera volevamo capire come si poteva procedere insieme pur partendo da posizioni diverse. Ad esempio volevamo capire la questione delle fondazioni culturali per la gestione dei musei, che per noi deve rimanere pubblica, così come deve essere pubblica la gestione dei nidi comunali, anche in relazione al precariato lavorativo che spesso generano le privatizzazioni. Questioni sociali, non certamente le sole, che hanno a che fare con la vita dei cittadini, con il futuro di una città che deve avere a cuore l'inclusione". 

"Noi - ricorda Magatti - abbiamo iniziato un percorso di convergenza molto tempo fa. E visto che a suo tempo il Pd aveva chiesto una disponiblità ad Adria Bartolich, pensavamo che intorno al suo nome si potesse costruire un percorso condiviso. Ma anche quando è stato ufficializzato il nome di Barbara Minghetti, non abbiamo sbattuto la porta ma solo provato a lavorare per arrivare a una sintesi. Tuttavia anche ieri sera nessuna delle nostre istanze politiche è stata presa in considerazione. Ci è stato chiesto di firmare un documento generico, una una conditio sine qua non per noi inaccettabile".

"Noi siamo sempre stati leali e trasparenti rispetto alle nostre posizioni. Ma soprattutto - prosegue Magatti - non ci rassegnamo all'idea che in fondo Como sia una città storicamente di destra, quando invece basta citare nomi come Paolo Carcano, Aristide Bari e Achelle Grandi, per dimostrare l'esatto contrario. Fingere di ignorare tutto questo significa ignorare colpevolmente la tradizione politica di chi dovrebbe avere sempre a cuore i temi sociali. Interessa a qualcuno raccogliere questa eredità? Noi pensiamo di sì, ed è per questo che crediamo sia ancora possibile la costruzione di un campo riformista, plurale che abbia a cuore tutte le minoranze: culturali, sociali, economiche, psicologiche. Con la consapevolezza che una forza di sinistra debba agire per l'inclusione, cercando di cogliere ogni sfumatura e non solo il bianco o il nero"

"Civitas - conclude Magatti - conosce la macchina comunale, conosce la città e queste nostre competenze proveremo a renderle disponibili ai cittadini, anche a quella metà sfiduciata che non vota più. Certamente dialogheremo con i 5Stelle e nuovamente con Adria Bartolich per capire una sua eventuale disponibilità anche in questa situazione. In ogni caso vogliamo essere riconoscibili per quelle che sono le tematiche che da sempre fanno parte della nostro percorso. Questo è un momento storico in cui le forze politiche devono dialogare tra di loro; nessuno può pensare, anche vincendo le elezioni, di poter rappresentare da solo una città". 

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