Centro profughi di Como, protesta della Lega contro la proroga: "Doveva chiudere il 31 dicembre"
In teoria doveva chiudere il 31 dicembre, ma dalle parole del sindaco di Como Mario Lucini, e sopratutto in quelle del prefetto Bruno Corda, era trapelata la possibilità che in caso di necessità sarebbe potuta essere disposta una proroga...
In teoria doveva chiudere il 31 dicembre, ma dalle parole del sindaco di Como Mario Lucini, e sopratutto in quelle del prefetto Bruno Corda, era trapelata la possibilità che in caso di necessità sarebbe potuta essere disposta una proroga dell'apertura. Così è stato: il centro di accoglienza di via Regina Teodolinda a Como resterà aparto ben oltre il termine inizialmente ipotizzato. Una decisione del prefetto che trova nuovamente la Lega Nord sul piede di guerra. Una guerra che il Carroccio può portare avanti a livello locale quasi solo con le proteste, in quanto le decisioni a livello politico e amministrativo vengono prese con l'avallo del Governo. Qualcosa di più, forse, da Roma potrà fare Nicola Molteni, parlamentare comasco della Lega, che per il momento dichiara: Oltre al pericolo del terrorismo, è sempre più allarme immigrazione. Como è ormai una vera e propria polveriera. La città è stata trasformata in un grande centro di accoglienza, proprio come accade da tempo a Ventimiglia, dove i clandestini transitano liberamente senza controlli".
Sul tema interviene anche il segretario cittadino della Lega, Alessandra Locatelli: "Tutti noi ricordiamo bene quando sindaco e prefetto ci assicurarono che sarebbe stata solo una sistemazione temporanea. Che questa situazione sarebbe durata al massimo fino a fine dicembre 2016. La Lega ha protestato fin dal principio affinché questo non diventasse un quartiere degradato e pericoloso. Adesso che il 31 dicembre è arrivato, anziché la chiusura del centro d'accoglienza, ci troviamo di fronte ad una proroga e all'ennesima promessa non mantenuta da questa giunta".