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Cantù, cittadinanza comunale ai bambini stranieri. La Lega insorge

Cittadinanza comunale ai bambini stranieri? Claudio Bizzozero, sindaco di Cantù, a questo riguardo è chiaro: “In una città inquinata per vent'anni dal becero verbo leghista, questo nostro gesto simbolico assume, ovviamente, un valore culturale che...

Cittadinanza comunale ai bambini stranieri? Claudio Bizzozero, sindaco di Cantù, a questo riguardo è chiaro: “In una città inquinata per vent'anni dal becero verbo leghista, questo nostro gesto simbolico assume, ovviamente, un valore culturale che ritengo possa essere considerato davvero di fondamentale importanza”. Bizzozero, in una nota diffusa tramite la sua pagina facebook, annuncia la volontà di voler conferire la “cittadinanza comunale canturina” a tutti i bambini di nazionalità straniera residenti a Cantù. Sarebbero circa 800 i bambini interessati. La consegna di questo atto simbolico avverrà il 9 febbraio, in occasione della festa patronale di Sant’Apollonia, data in cui verranno conferite anche le benemerenze civiche ai quattro illustri cittadini canturini (Pietro Colombo, Sergio Porro, Ambrogio Baragiola e Francesco Corrado). Data che, evidentemente, non è stata scelta a caso. Si tratta di un atto puramente simbolico, che non ha nessun valore giuridico: “Come è noto, l'attribuzione, giuridicamente rilevante della cittadinanza italiana è compito tipicamente statale mentre l'attribuzione della "cittadinanza comunale" non aggiunge nulla di più allo status giuridico che questo bimbi già hanno in quanto regolarmente residenti nel territorio nazionale”. Le ragioni che hanno portato il sindaco di Cantù ad optare per questa scelta, risiedono in un episodio raccontato dallo Bizzozero: “Una giovane mamma di nazionalità rumena, residente da anni a Cantù, mi ha confessato che, avendo perso il suo lavoro ormai da diversi mesi e non riuscendo a trovarne uno nuovo, stava meditando di tornare in Romania. Comunicata l'intenzione alla sua bimba (che ha 9 anni e dopo aver frequentato la scuola materna nella nostra città, è ora regolarmente iscritta alla scuola primaria) si è sentita dare dalla bimba questa risposta: "Ma mamma io non voglio andare in Romania, perchè io sono canturina. E poi come faccio con la scuola e coi miei compagni di classe?".

Reazione della Lega Nord

Ma sull’annuncio è già polemica: La Lega Nord si fa sentire. Nicola Molteni, deputato e consigliere comunale della Lega Nord, tramite la sua pagina facebook, parla di “Un insulto e una offesa ai cittadini canturini e alle tradizioni della nostra città”. Secondo Molteni, infatti, il sindaco vuole: “Strumentalizzare i bambini come arma politica e' una vile operazione di propaganda autocelebrativa che ci ricorda i vecchi regimi”. A parere di Molteni, l’operazione che intende portare avanti il sindaco è “Inutile e pure costosa” e anche “Discrimantoria verso i nostri bimbi canturini. A Cantù da sempre i figli degli stranieri godono degli identici diritti dall'istruzione, all' assistenza sanitaria etc etc riconosciuti ai bimbi italiani”. Inoltre, aggiunge: “La festa patronale di Cantù' diventa la festa degli immigrati e questo e' inaccettabile”. Infine, accusa l’operazione di “trasudare razzismo”: “Il disprezzo verso le altre cittadinanze e la presunzione di credere che la nostra cittadinanza sia migliore delle altre. Faccia il sindaco basta show“.

La posizione del PD

Se la proposta di Bizzozero viene bocciata in maniera categorica dalla Lega, trova invece apprezzamenti e supporto dal PD canturino. In una nota diffusa dalla segreteria cittadina, si esprime condivisione per la proposta di Bizzozero: “Vogliamo esprimere la nostra piena soddisfazione e anche un incoraggiamento a dare seguito, con altri atti amministrativi, se possibile più incisivi, a un tale orientamento”, ribadisce il segretario del PD cittadino, Filippo Di Gregorio. Nel comunicato, infine, si legge: “Siamo altrettanto convinti che, nel nostro contesto storico, l’unico vero realismo sia quello indicato nella decisione del Sindaco di Cantù: il quale, al di là di sbavature regolamentari e di metodo, lancia l’idea che solo in un riconoscimento dei diritti risiede la rivendicazione di corrispondenti responsabilità o doveri”.

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