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Sabato, 20 Aprile 2024
Formazione

Come tutelare il benessere psicologico degli adolescenti in tempi di Covid

L'attuale emergenza sanitaria ha messo alla prova le risorse di ciascuno di noi, in particolare degli adolescenti

In un anno così complicato, a causa dell'emergenza sanitaria e delle difficoltà economico-sociali, anche gli adolescenti hanno subìto gavi ripercussioni a livello psicologico. In una fase della vita in cui le vecchie certezze dell’infanzia abbandonano la psiche per lasciar spazio a nuove realtà sociali, in cui sicurezze, autostima, pensieri, convinzioni, atteggiamenti, non seguono più una linea “verticale” (dall’autorità genitoriale al figlio), ma “orizzontale” in cui fondamentale è il confronto con il gruppo dei pari, il corona virus ha infilato una barriera proprio all’interno di ciò che per l’adolescente caratterizza una dimensione essenziale.

Una fase delicata messa a dura prova

Dovendo obbedire alle regole dell’isolamento sociale e della quarantena domiciliare, il ragazzo è tornato a confrontarsi con il contatto prolungato con i propri genitori. Un po’ come tornare ad una condizione infantile, dunque, di continua interdipendenza con le autorità familiari. Non c’è da stupirsi se in una condizione simile si siano osservati: l’aumento di conflitti intrafamiliari, un aumento dello stress psicologico, un abbassamento del tono dell’umore, un aumento della dipendenza da dispositivi tecnologici.

Tutte condizioni che si sono legate, sia in prospettiva di cause che di conseguenze, con problematiche legate alle abitudini alimentari, al ciclo sonno-veglia, alle difficoltà scolastiche e ad altre difficoltà psicologiche più o meno gravi.

Il riassetto familiare

Il covid-19 porta con sé la reale possibilità di vivere esperienze traumatiche come l’isolamento forzato, la forzata separazione da uno o entrambi i genitori, qualora essi debbano subire un ricovero o un allontanamento fiduciario. In alcuni casi, i ragazzi sono stati ospitati all’interno di strutture di accoglienza.

Anche le famiglie non toccate dai contagi, hanno comunque subito la riduzione delle proprie risorse economiche: infatti, alcuni genitori hanno perso il lavoro. La perdita del reddito è già di per sé una fonte di stress per l’adulto ed ha conseguenze sia immediate che a lungo termine per la famiglia, poiché iniziano a venir meno anche i bisogni primari.

È facile immaginare come questo influisca su diversi livelli della vita quotidiana, da quello della sussistenza a quello in cui viene meno la possibilità di accedere a strumenti tecnologici indispensabili per servizi come la didattica a distanza, attività di telemedicina e tele-riabilitazione, così come il semplice mantenimento delle relazioni familiari e il gruppo dei pari.

Inoltre, bisogna considerare che non tutte le famiglie dispongono di spazi abitativi idonei alla convivenza prolungata: alcuni dati ISTAT evidenziano che parte dei minori sono esposti ad una condizione di sovraffollamento abitativo e il disagio si acuisce se oltre ad essere sovraffollata, l’abitazione presenta problemi strutturali come la mancanza di acqua corrente, mancanza di adeguata illuminazione, ridotti spazi di movimento. Tutte condizioni che gravano su difficoltà già esistenti.

L’abbandono dei vecchi e sani ritmi influisce sul benessere psicofisico: si è osservato il cambiamento delle abitudini alimentari. Ad esempio, molti ragazzi si sono legati al cibo in maniera emotiva, cercando di placare stress, ansia, basso tono dell’umore, alimentandosi in maniera sregolata.

Tale approccio al cibo, quando associato a preesistenti condizioni di sovrappeso o obesità, porta inevitabilmente ad un peggioramento dello stato di salute. La mancanza di una routine strutturata tipica di un adolescente (sveglia-scuola- studio-sport-socialità) ha intaccato anche la sfera del sonno. Infatti, ci sono genitori che hanno spiacevolmente osservato nei propri figli la tendenza a restare molte ore a letto, prediligendo orari tardivi di addormentamento e risvegli sregolati durante la mattina.

Tutto questo, associato alla mancata possibilità di accedere agli spazi esterni per poter esercitare attività fisica come parchi, campi gioco, palestre, associazioni sportive, ha portato a sperimentare un aumento dell’irritabilità nell’adolescente ed una maggiore predisposizione ai conflitti.

Ricordiamo che la pratica sportiva, sin dall’infanzia, oltre che sana per il corpo, è anche risorsa indispensabile all’apprendimento della cooperazione, della gestione sana dei conflitti interpersonali, del rispetto dei turni, della tolleranza e sublimazione dello stress.

Covid e scuola

Come sappiamo, la diffusione dei contagi ha portato spesso alla chiusura delle scuole; il paese si è organizzato con la DAD, didattica a distanza, ossia la possibilità di frequentare i corsi in modalità online attraverso piattaforme come zoom, teams, webex, skype, eccetera. L’idea di base è stata quella di sopperire alla mancanza di lezioni in presenza tramite una possibilità interattiva di procedere con il programma scolastico, facilitando anche l’accesso agli strumenti didattici e migliorando il confronto con gli insegnanti.

In molti casi, però, la didattica a distanza si è tradotta in una mera assegnazione dei compiti a casa o alla semplice e asettica ripetizione delle tradizionali lezioni frontali. È molto probabile che questo sia dovuto ad una disomogenea presenza di competenze professionali utili a creare materiali didattici rispondenti alle esigenze educative, evitando il sovraccarico degli studenti.

È vero anche che l’interruzione delle lezioni in presenza ha paradossalmente aiutato coloro che invece patiscono il confronto diretto con i compagni e gli insegnanti, sperimentano ansia da prestazione o soffrono di altri disturbi internalizzanti, come la fobia sociale e la fobia scolastica, a superare alcuni blocchi personali.

La didattica a distanza ha messo gli insegnanti stessi sotto una luce diversa agli occhi degli studenti. Alcuni di loro riferiscono di vederli sotto una prospettiva più “umana”. Poter entrare virtualmente nelle loro case, ha permesso agli alunni di osservare i propri insegnanti in un contesto diverso, quello della quotidianità, riducendo l’ottica dell’asimmetria tra docente-autorità e alunno.

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