Ultimi giorni per visitare People Power, personale di Christina Mackie a Como
La mostra People Power, personale di Christina Mackie, fino al 9 settembre allo Spazio Ratti di Como, prende spunto da Yellow Machines, uno dei tre elementi che componevano la personale dell’artista, tenutasi alla Tate Gallery di Londra nel 2015. Riproposta a San Francesco, Yellow Machines risponde all’architettura austera della chiesa romanica, con un’esplosione di colore e con la sua complessa struttura verticale, disegnata a sostenere leggeri imbuti di garza. Solida ma apparentemente precaria - la grande opera appare ancorata alla colonna solo da una cinghia di sostegno arancione - la scultura suggerisce una misteriosa e certo ‘nubile’ funzione di macchina di filtraggio. Sono appunto i temi del filtraggio, traduzione, riduzione e transazione fra diversi formati e media ad essere al centro del lavoro di Mackie degli anni recenti e a percorrere tutta la mostra a San Francesco.
A Yellow Machines si accompagnano infatti quattro animazioni video, Powder People, e una serie di sculture, Plastics Thinking, quale declinazione dell’artista su questi temi e create appositamente per la navata minore, l’abside e la sagrestia della chiesa. Partendo dalla nozione di “powder people” - il termine usato per definire il passaggio ottimale di grandi masse di individui attraverso strutture pubbliche come metropolitane, piazze o stadi - le animazioni usano una tecnologia altamente sofisticata per dare immagine a processi di incanalamento, pulitura e filtraggio la cui astratta virtualità suggerisce un legame diretto con le tecnologie di controllo dominanti dell’esperienza umana contemporanea. Ad esse si aggiungono, nell’abside e nella sagrestia della chiesa, installazioni composte di preformati abrasivi e rigranulati plastici, materiali dall’aspetto futuribile frutto della più avanzata ricerca nel campo della pulitura e rifinitura industriale, che l’artista mette in sintonia formale con tavoli e contenitori in plastica d’uso corrente. Mackie suggerisce così, una continuità formale e ideologica tra ricerca futuribile e quotidianità. La chiesa è trasformata non solo in uno spazio espositivo ma anche in un laboratorio in cui le connotazioni implicite ed esplicite dei vari materiali, estrapolati dalla loro funzione, vengono amplificate.