Lorenza Brindisi in mostra a San Fermo: una storia di pittura
Una mostra a San Ferno della Battaglia, a Villa Imbonati, inaugura il 28 novembre. L'evento, curato da Luigi Cavadini, è una personale dedicata al lavoro di Lorenza Brindisi. Nata a Como nel 1956 e vive a Cavallasca. Diplomata presso l’Istituto di Setificio “Paolo Carcano” in disegno per tessuti, nel periodo lavorativo presso importanti seterie comasche si è dapprima occupata della esecuzione di disegni per tessuti, foulard e cravatte per prestigiose griffe italiane ed internazionali, dedicandosi successivamente alla creazione di collezioni d’abbigliamento. Non ha mai abbandonato la passione per l’arte pittorica realizzando, finalmente, il sogno di dedicarsi interamente alla sua vena artistica.
Una storia di pittura (di Luigi Cavadini)
Anzi “la” storia della ricerca artistica di Lorenza Brindisi raccontata attraverso il succedersi di momenti significativi della ricerca condotta negli ultimi anni. Come è giusto che sia, le immagini originarie della sua pittura non potevano che essere figurative: è dalla rappresentazione del reale che maturano le esperienze di un artista. Così i nudi che aprono la mostra, esito già di un lavoro non superficiale sulla figura umana, ma anche sulle atmosfere di paesaggio, costituiscono un primo assaggio della freschezza con cui Brindisi affronta le proprie esigenze espressive. Già tutto è traguardato in piena libertà, con presenze materialmente palpabili e altre fatte di trasparenze e di visioni. Nella realtà, ma già oltre. E, infatti, il mondo della pittura si anima e si trasforma, inglobando materiali tessili contaminati da presenze di colore, per dare corpo, mediante collage e assemblaggi, ad un accumulo di suggestioni e di forme dal dinamismo lento ma insistito, che anticipano ulteriori acquisizioni di materiali diversi ma gestiti con ulteriore volontà di coinvolgere direttamente frammenti di una realtà superata, fatta ormai rifiuto, per una nuova esperienza, che nasce per sé ma che – e lo si percepisce facilmente – sa sollecitare il pensiero e l’emozione del fruitore. Di ambito tessile, un mondo in cui l’artista ha a lungo operato professionalmente, sono anche una serie di lavori in cui, con un intervento minimale di pittura che asseconda in leggerezza la trasparenza del tessuto voile o del twill di supporto, riesce a rendere lirica l’impalpabile fluidità del colore. A dar forza ulteriore nel grande rombo sono anche le presenze materiche nella parte superiore che in un primo momento focalizzano l’attenzione per poi sfaldarsi negli immaginari fiori che da esse paiono scaturire.
L’avventura dentro lo spazio, spesso compressa dalle due dimensioni di una superficie o comunque vincolata ad un piano, cerca una maggiore libertà. Si sviluppano allora una serie di ipotesi di scultura aerea come quella composta da una sagoma di parallelepipedo in cui fluttua e vibra una composizione di carte e cartoni ondulati, delicatamente disposti e dipinti, o l’astrazione di un abbraccio costituita da frammenti di superfici cilindriche concentriche. Da qui il passaggio ad una visione costruttiva di carattere architettonico il passo è breve, così Lorenza Brindisi si trova a realizzare “strutture vive” in materiali poveri, di cui appare evidente l’ambizione a dimensioni ampie di scultura monumentale. E qui si travasa anche il gusto e il piacere del colore proprio dell’esperienza pittorica che ben si adatta a una proposta di opera d’arte pubblica contemporanea. E l’architettura, riprendendo esperienze già frequentate in passato, diventa nei tempi recenti anche tema di pittura: ecco allora comparire le geometrie delle costruzioni di Terragni (qui l’Asilo sant’Elia), che si fanno suggestione per un dinamismo narrativo o si ibridano con le sollecitazioni dei disegni di Antonio Sant’Elia per quella lettura in nero e bianco del divenire della città che chiude la mostra e compare sulla copertina di questo piccolo catalogo.