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Salvatore Borsellino a Cantù: "L'Expo, potenziale mangiatoia per le mafie"

Cantù.  “La mafia a nord esiste e si è infiltrata in quasi tutte le realtà imprenditoriali. Ma non cercate i morti ammazzati”. Questo è stato uno dei tanti temi toccati durante l’incontro tenuto da Salvatore Borsellino, fratello di Paolo...

Cantù. “La mafia a nord esiste e si è infiltrata in quasi tutte le realtà imprenditoriali. Ma non cercate i morti ammazzati”. Questo è stato uno dei tanti temi toccati durante l’incontro tenuto da Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, il giudice simbolo della lotta alla criminalità organizzata, morto nell'attentato di via D'Amelio nel 1992. L’incontro, promosso dalle liste Lavori in Corso e Cantù Rugiada, dal titolo “Legalità, Responsabilità, Senso del dovere”, si è svolto nell’aula consiliare di piazza Marconi, gremita di giovani e meno giovani. Andrea Terraneo e Ilaria Cappelletti di Cantù Rugiada, hanno aperto la serata, proponendo anche per la città di Cantù il cosiddetto “Patto d’integrità”, già adottato dai Comuni di Milano, Palermo e Vigonovo. Tale documento permetterebbe una maggiore trasparenza durante le gare d’appalto, poiché deve essere stipulato fra il Comune e la ditta vincitrice. L’intervento di Salvatore Borsellino, è stato un modo sia ricordare la scomparsa del fratello Paolo ma anche per porgere un suo personale augurio ai giovani che decidono di entrare in politica attiva. Borsellino, infatti, definisce i giovani come “l’unica speranza che ci è rimasta. E noi che facciamo parte della vecchia generazione, possiamo offrire a loro solo i nostri errori, affinché non li ripetano. Non fuggite dal vostro Paese, anche se non vi piace, ma restate e lottate per poterlo cambiare”. Salvatore Borsellino nel 2009 ha fondato il “movimento delle agende rosse” e si occupa di sensibilizzare i giovani di tutta Italia al problema della mafia. L’agenda rossa è uno dei tanti misteri che ancora avvolgono la strage di Via D’Amelio: subito dopo l’attentato, infatti, sparì dal sedile posteriore dell’auto di Paolo Borsellino e non fu mai più ritrovata.

LA MAFIA AL NORD - Sono ormai diverse le inchieste che si sono occupate di mafia al Nord e soltanto un ingenuo potrebbe pensare che non esiste o che il fenomeno sia circoscritto. Solo per ricordare i casi più eclatanti, basti pensare all’inchiesta che ha coinvolto nel 2010 l’Ospedale Sant’Anna di Como, dove sono stati rinvenuti rifiuti tossici sotto il sito del nuovo ospedale. Oppure, come ricorda lo stesso Borsellino, il caso del sindaco di Arese (paese del Milanese in cui attualmente Borsellino risiede), arrestato per presunte tangenti. E l’expo 2012? Salvatore Borsellino non esita a definirlo “mangiatoia”. “Qui al nord la mafia, soprattutto nella forma della ‘ndrangheta, è forse ancora più pericolosa che al Sud. Al Sud si vede, mentre qui molto spesso non è visibile perché è diventata finanza”. L’episodio forse più clamoroso, risale al 2009: al circolo Arci di Paderno Dugnano, i boss ‘ndranghetisti giurano per la prima volta fuori dalla Calabria. La cosa più incredibile è stato il fatto che il circolo era intitolato proprio a Falcone e Borsellino.

I FATTI DEL ’92-‘93 - “Io vivrò sempre con il rimpianto di aver fatto una scelta sbagliata: quella di andare via da Palermo. La scelta giusta è stata quella di Paolo, che ha deciso di restare perché Palermo non gli piaceva. Per questo voleva cambiarla. Non scappate, non ripetete il mio errore”. Il fardello di Salvatore Borsellino è quello di aver scelto di abbandonare Palermo. La sua colpa, quella di non aver lottato abbastanza. Ma dopo la morte del fratello Paolo, si fa promotore di molte iniziative che hanno lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e soprattutto i giovani al problema mafia. Durante l’incontro di ieri sera, Salvatore Borsellino non ha esitato a raccontare la sua verità sulla strage di via D’Amelio, quella che da molti è stata definita “strage di Stato”, o meglio di pezzi deviati dello Stato, come alcuni componenti dei servizi segreti o alti parlamentari che in questo modo hanno garantito la fine degli attentati dinamitardi che in quegli anni hanno insanguinato non solo la Sicilia, ma anche il resto d’Italia. Borsellino fa nomi e cognomi di chi avrebbe condotto la trattativa. Fino a quando questo Paese non smetterà di cedere ai ricatti dell’anti-Stato, conclude Borsellino, non potrà mai cambiare.

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