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Martedì, 16 Aprile 2024
Cultura

Oltre i "fichissimo" e gli insulti: le parole di un imprenditore e una frusta chiamata Libeskind

La regola da queste parti, come noto, è che non ci sono regole fisse, predefinite, dogmatiche. La pubblicazione di questo intervento dell'imprenditore Diego Luisetti probabilmente ne è una tra le migliori testimonianze possibili: si è scelto di...

La regola da queste parti, come noto, è che non ci sono regole fisse, predefinite, dogmatiche. La pubblicazione di questo intervento dell'imprenditore Diego Luisetti probabilmente ne è una tra le migliori testimonianze possibili: si è scelto di dare evidenza a un pensiero in quanto tale - non per questo condiviso - poiché ritenuto una fonte di potenziale stimolo, confronto, dibattito e approfondimento sulla città, sul suo momento storico e sulle sue prospettive.

Luisetti è da sempre favorevole alla posa del monumento "Life Electric" di Daniel Libeskind e non lo ha mai nascosto. Ma questo suo pensiero che ospitiamo va molto oltre i semplici "fichissimo", o peggio, le esultanze ideologiche e preconcette (come molte critiche, ovviamente) sul monumento. E' un misto tra sfogo personale e spunti ulteriori che in molti passaggi affondano i denti nella carne della città, ben al di là della "povera" polemica monumento sì-monumento no. Soprattutto - che le si condivida o che facciano saltare i nervi - le parole di Luisetti hanno l'enorme pregio di esprimere un punto di vista definito, preciso, anche velenoso e forse in taluni aspetti persino troppo rabbioso su Como e sui comaschi. Attenzione: si tratta di argomentazioni che non hanno alcuna pretesa di universalità, né velleità accademiche o moralistiche. Sono la vista individuale di un cittadino e il riassunto delle sue emozioni. Sono quelle di Diego Luisetti e di nessun altro. Però cogliendo in questa singolarità elementi utili per una riflessione più generale e ancor più per andare sia oltre gli occhietti a cuore dei fanatici di Libeskind così come oltre le pupille a teschio di chi lo raderebbe al suolo oggi stesso, le ospitiamo volentieri e con il mero spirito di non fermarci ai selfie davanti agli specchi.

Di seguito, il testo integrale.

ticosa-22apr15Il mio pensiero (che non interesserà a nessuno se non a me, ma mi basta) su Life Electric è che, indipendentemente da chi l'abbia fatta, da dove sia, da come sia stata pagata, da cosa assomigli e cavolate varie, beh, vedere quell'opera mi fa sentire bene, mi rallegra, mi trasmette ottimismo e modernità nel cuore di una città sporca, vecchia, triste e priva di un briciolo di arte. E' la prima e unica opera recente in una città anteguerra senza monumenti né statue ne piazze vere. Finalmente un po' di bello. Ai signori del fronte del no dico con grande sincerità: avete una città triste non siete capaci di incazzarvi se avete le mura al buio perenne, la Ticosa che sembra Pompei, il forno crematorio che vi intossica ogni giorno con fumi di gente morta, un odore insopportabile che proviene della Comodepur, un ospedale morto e dimenticato, un ex manicomio che manco ricordate, spazzatura peggio del peggior paese del Terzo mondo, scarichi abusivi che cambiamo colore del lago e del Cosia, uno stadio fatiscente in riva ad un lago, un Monumento ai Caduti imbrattato dai vostri figli di papà, non un muro senza scritte, una stazione dove ci si picchia per un parcheggio, una periferia degradata, non avete nemmeno un cinema multisala.

Fatevi un elenco poi vedrete che sarebbe meglio rimboccarci tutti le maniche, dai mega-imprenditori comaschi, setaioli e non, iniziando ad aprire il borsello e darci un po' da fare. Le generazioni sono cambiate, il mondo pure, "voi" purtroppo no e il risultato è quanto esposto. Che tutto ciò vi sia di sprone per iniziare un cambiamento comasco, con meno spocchia ma più umiltà.

vescovo-coletti-gente-palioTutti amiamo Como e la sua cornice. E' questo il futuro, è questo il miglior risultato di questa operazione di marketing: riportare tutto e tutti su un tavolo di immaginazione e futuro nel riscoprire e valorizzare la nostra città. Ovvio che si tratta di un pezzo di metallo contorto e scintillante fine a se stesso. Polacco, svedese, cinese che sia non importa: ha fatto in modo che tutti noi tornassimo a guardare la nostra città e a criticarla, arrabbiandovi con gli amministratori o pseudo politici che con vanno oltre il palio del Baradello o il Parolario imboscato. Questo è il mio pensiero. Mi preoccupa una città nella quale il signor "so-tutto-io" comasco non vede lo sporco di questa città, non ne veda la tristezza, non vede un piroscafo recuperato ma già dimenticato, non vede al posto di quelle schifezze di auto in piazza Perretta (davanti alla sede della Banca d'Italia), una fontana o una statua o una scultura o altro, ma si accontenta di auto, taxi, sporco e disordine. Gente che non ha più grinta di fare una fiaccolata per un ospedale Sant'Anna che è un quartiere dimenticato e sepolto, che non vede le siringhe e la delinquenza e la fontana dimenticata al parco pubblico dove i nostri figli trovano l'unica giostra dell intera città. Mi preoccupo se vedo montagne di spazzatura e bidoni alle 17 a marcire al sole, mi preoccupo se non ci sono più mostre vere in città, se non vedo un giardino botanico mai iniziato a Villa Olmo, se un'ambulanza non riesce ad arrivare all'ospedale perché è in un altro comune, se si costruiscono strade senza senso e nemmeno si finiscono, se alle spalle di Villa Olmo svetta un obbrobrio di case bianche e rosa e io ho ancora un elenco infinito.

libeskind-montato-26lug15-2Questo rappresenta Life Electric: la sfida a migliorare ciò che già abbiamo, a ricordare di averlo, ad ammettere che per anni e anni nessuno ha ammesso che le cose non stanno andando bene. A ricordare di finire questo maledetto lungolago, come viene viene ma basta di questo schifo. Chi vive in un bel luogo è una persona diversa, il suo umore è diverso, la vita è già difficile e dura da sola, non serve aggiungere altro, quindi creiamo un nuovo movimento intellettuale, una nuova era dì tradizioni ma anche di avanguardia. Io ci sono, io lo voglio, noi lo meritiamo tutti.

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