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Corpi scomodi a Cantù, l'arte invade la città

Un enorme pallone luminescente da ieri sera sovrasta piazza Garibaldi a Cantù. E’ il simbolo del festival d’arte performativa  “Corpi scomodi” che da martedì 19 si svolge per le vie cittadine e terminerà domenica 24 giugno. Ieri sera un gruppo di...

Un enorme pallone luminescente da ieri sera sovrasta piazza Garibaldi a Cantù. E’ il simbolo del festival d’arte performativa “Corpi scomodi” che da martedì 19 si svolge per le vie cittadine e terminerà domenica 24 giugno. Ieri sera un gruppo di artisti si è riunito in piazza insieme all’assessore alla cultura Francesco Pavesi per fare il primo bilancio della manifestazione e per “inaugurare” il pallone. Presente anche l’assessore Paolo Cattaneo.

Come ci spiega il curatore del festival, Filippo Borella, che insieme a Mondovisione ha organizzato gli eventi, il pallone gigante ha un significato simbolico: “ Si pensava all’inizio di far sorvolare la città da una mongolfiera, ma alla fine si è scelto il pallone perché potessimo portarcelo dietro. Verrà utilizzato tutti i giorni come punto di riferimento”. Corpi scomodi trasforma l’intera città in un palcoscenico, dove si susseguono azioni urbane che reinventano lo spazio cittadino capovolgendo schemi e comportamenti del vivere quotidiano.

Durante la giornata di ieri, ad esempio, l’artista Liuba ha bloccato il traffico canturino per cinque minuti grazie al progetto “The slowly project” : una camminata lenta eseguita dal teatro San Teodoro fino a Piazza Garibaldi, conclusasi con un aperitivo lento: “l’idea è quella del take your time, nel senso di riacquistare il proprio tempo”, spiega Liuba. Sempre ieri pomeriggio è stato occupato, simbolicamente, lo spazio antistante la chiesa di San Paolo in piazza Duomo, sull’esempio di M.a.c.a.o., il centro per le arti e la cultura di Milano che aveva occupato qualche tempo fa la torre Galfa. M.a.c.a.o., infatti, cerca di riacquistare spazi inutilizzati o abbandonati, come la torre Galfa o l’edificio antistante la chiesa San Paolo. Come ribadisce il curatore Filippo Borella: “Cerchiamo di portare M.a.c.a.o. ovunque”. Francesco Pavesi è soddisfatto dei primi giorni del festival: “Penso che sia un’iniziativa interessante, scomoda e coraggiosa. Sicuramente ha un pregio: portare l’esperienza artistica all’interno del contesto urbano, provocando la gente e chiamandola alla riflessione, perché il cittadino è costretto a scontrarsi con l’opera d’arte”. Da venerdì a domenica, la maggior parte delle attività saranno svolte all’interno del teatro San Teodoro, ma non si escludono nuove sorprese: alcuni artisti, infatti, non hanno voluto dichiarare quando e come si esibiranno all’interno della città.

Intanto per chi avesse bisogno di parlare con qualcuno, magari con un filosofo, può recarsi in via Matteotti a partire da sabato: lì ci sarà Daniele Valenti che offre “consulenze filosofiche” alla gente. Il suo progetto s’intitola: “Cosa pensano i filosofi dei cavoli tuoi”, un modo per far capire alla persone che bisogna guardare i problemi da tutte le angolazioni possibili.

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