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Cultura

ArtUp presenta Lorenza Ceruti: la sua Como è nuda

I lavori in lockdown degli artisti comaschi con il commento di Luigi Cavadini

I musei sono chiusi, così come le pinacoteche e le gallerie private. Un momento difficile anche per l'arte. Tuttavia, quella che stiamo vivendo è una stagione ricca di narrazione e di momenti solitari che possono anche essere stimolanti. Gli artisti, che proprio attraverso le loro opere elaborano emozioni, non hanno mai smesso di lavorare e di essere ispirati, ognuno con la propria sensibilità, dalla pandemia.

Così abbiamo pensato di offrire loro un momento in cui potersi raccontare attraverso le loro opere. Ragion per cui - anche grazie alla collaborazione con Luigi Cavadini - QuiComo ha inaugurato nei giorni scorsi la galleria virtuale di "ArtUp", prima con Marco Vido e poi con Adriano Caverzasio e Patrizia Cassina ed Ester Negretti.

Una personale riservata di volta in volta  a tutti gli artisti comaschi e ticinesi che in questi mesi di pandemia non hanno potuto esporre le loro opere. Unica condizione, che i dipinti, le sculture e le fotografie, non siano precedenti al marzo del 2020 e che le opere siano accompagnate dal racconto dei loro autori. Proseguiamo quindi con una quinta artista lariana, alla quale abbiamo già dedicato un approndimentio per il suo splendido lavoro "Como in Bolla": una fotografa e architetto che lavora a Como.

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Lorenza Ceruti, Como nuda

Ho sempre amato molto lo “stare” nell’architettura delle città. Ho sempre amato molto lo “stare” nell’architettura delle città all’alba, quando per le strade non incontri nessuno, e nel silenzio e nella calma mi sembra di essere in un mio “mondo parallelo”.  Scorci e prospettive senza impedimenti. Ogni sguardo è una storia. Durante queste ore la città e la sua architettura  svelano immagini che non è possibile rintracciare in nessun altro momento della giornata.

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Nei tanti giorni del primo lockdown non ho cambiato abitudine, sono sempre uscita all’alba. Nei primi giorni non mi sembrava fosse diverso dalle altre mattine del “prima”, anche perché non è stato immediato il rendersi conto dell’imposizione.  Ci sono voluti comunque pochi giorni per  “sentire” la diversità per “sentire” una sorta di straniamento, che non è come il mio “mondo parallelo”, ma è una forte sensazione di come se mi fossi trovata in una città “nuova”, diversa, vista come se fosse per la prima volta. E si sa la Fotografia è anche stato d’animo. La città era vuota anche “prima”, ma ad un certo orario iniziava la vita, mentre invece durante il lockdown la città era vuota e rimaneva vuota.

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Ho camminato tanto. Ho fotografato tanto. Mi sono riempita di questa atmosfera sospesa, cristallizzata nel silenzio, immobile e immota. Non nego che sono state ore che ho molto apprezzato e che mi sono rimaste dentro. A me piace ed è sempre piaciuto fotografare spazi dove l’assenza è forte presenza e protagonista. Mi è sempre piaciuto fotografare spazi dove l’assenza e il vuoto sono padroni. Dove l’assenza e il vuoto nella luce possono essere ricomposti senza le “interferenze” di oggetti e persone. E così il primo lockdown mi ha dato questa possibilità.

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Il commento di Luigi Cavadini

Como come non l’abbiamo mai vista. Privata della gente e del traffico. Como nuda. Como fredda. Quasi spettrale in alcuni casi. Così Lorenza Ceruti ha fermato il tempo del lockdown. Lei che è sempre andata a cercare l’immagine di una città viva, per la gente ma anche per il giocare con luci e ombre che la fanno vibrare, che ne rivelano angoli insoliti o inattesi. Qui le ombre, quando ci sono, incidono - sono taglienti - e frammentano invece di contribuire a raccontare. Tutto è finito, verrebbe da commentare. 

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Ceruti sfrutta la sua capacità di guardare la città. Non si accontenta, non si è mai accontentata di vederla e basta. La scruta, vi si immerge per cercarne il succo, il senso, l’essenza. E qui sembra ritrarsi, raggelata nell’animo.  E questo suo nuovo modo di guardare – notturno, nuvoloso anche quando le nubi non si vedono - ferma il tempo: anche il lago sembra messo in sicurezza, specchio immobile di una città e di una natura “sospese”.

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Non lasciamoci però soffocare da quelle emozioni che rispondono al lockdown interiore - un isolamento che tenta di attanagliarci - e cerchiamo di apprezzare i tagli di immagini, le linee, le prospettive, le scansioni della città, che sono parte di quella bellezza che la nostra città non perde, pur offuscata dai tempi della pandemia, e che siamo certi di ritrovare più luminosa in un futuro che ci auguriamo non sia troppo lontano. 

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Contatti

Lorenza Ceruti: lorenzaceruti@gmail.com

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