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Tessile comasco: diminuisce il fatturato

Dopo 5 ininterrotti anni di crescita, l’industria serica comasca nel 2015 ha fatto registrare una pausa in un processo di sviluppo che era iniziato ormai nel 2010. L’anno appena concluso, difatti, si è chiuso con una diminuzione del fatturato...

Dopo 5 ininterrotti anni di crescita, l’industria serica comasca nel 2015 ha fatto registrare una pausa in un processo di sviluppo che era iniziato ormai nel 2010. L’anno appena concluso, difatti, si è chiuso con una diminuzione del fatturato preventivabile attorno al 2 - 3%, nel raffronto con il dato del 2014. In ogni caso, pur in presenza di un consolidamento, siamo sempre ben al di sopra dei valori successivi alla crisi del 2008-2009.

La spiccata propensione ai mercati internazionali, che ha consentito al distretto di superare indenne questi ultimi anni di forte caduta dei consumi sul mercato italiano dei generi di vestiario, è stata all’origine della frenata. La Russia, infatti, ha palesato un crollo del 30% circa, il Giappone è stato recessivo, l’Unione Europea ha accusato battute a vuoto in alcuni importanti Paesi (Svizzera, Spagna, Germania, Turchia) ed il buon andamento degli Stati Uniti non è stato in grado di compensare le perdite complessive.

L’accessorio tessile (foulards, sciarpe, scialli, stole, bandane) ha risentito appieno delle incertezze emerse sui mercati esteri, verso i quali dirige l’80% delle proprie vendite, e dopo un lungo periodo di crescita, anche a due cifre, è entrato in una fase di marcato consolidamento.

Il tessuto per abbigliamento femminile globalmente ha perso terreno, in linea con i risultati complessivi dell’industria, pur nella differenza dell’andamento delle singole aziende, a seconda della diversa tipologia del prodotto (le fibre artificiali meglio della seta) e della sua destinazione finale (Stati Uniti, Russia, ecc.).

La cravatteria, dopo diversi anni di sensibile ridimensionamento, ha denotato una maggiore stabilità.

Il dato complessivo del distretto, peraltro, sintetizza come sempre dinamiche assai diversificate tra le singole aziende e tra le diverse merceologie, in virtù della tipologia del prodotto, della fascia del mercato e di un contesto concorrenziale assai impegnativo sia per le ditte, sia all’interno, sia all’esterno della filiera.

Dichiara Andrea Taborelli, neo eletto Presidente del Gruppo Filiera Tessile: “E’ difficile fare una previsione, per un settore come il nostro, che vende il 75% delle proprie produzioni all’estero. In linea generale, vi sono elementi espansivi per noi a livello mondiale, come il calo del prezzo del petrolio, il tasso di cambio euro-dollaro, la politica monetaria della BCE, ma l’economia non può viaggiare a pieni giri laddove i mercati emergenti fanno fatica e l’incognita politica pesa ovunque. Il nostro settore non ne è indenne e l’imminente round delle fiere tessili servirà per avere ulteriori indicazioni per le prospettive della prima metà di quest’anno”.

(Fonte: Unindustria Como)

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