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"Da Como a Roma, protestiamo per salvare l'azienda di famiglia"

Giorgio e Corinne, non ancora 30enni, ma sulle spalle hanno già la responsabilità dell'azienda di famiglia. Sono partiti da Como insieme a un folto gruppo di associati (circa cento) di Confartigianato, di cui sono entrambi vicepresidenti. Ritrovo...

Giorgio e Corinne, non ancora 30enni, ma sulle spalle hanno già la responsabilità dell'azienda di famiglia. Sono partiti da Como insieme a un folto gruppo di associati (circa cento) di Confartigianato, di cui sono entrambi vicepresidenti. Ritrovo alle 5.15 di martedì mattina. Bus fino alla stazione centrale di Milano e poi treno Freccia Rossa delle 7 per Roma. Arrivo a Termini alle 10 in punto.

Mentre il treno rallenta ed entra in stazione l'emozione sale. Giorgio e Corinne sentono di stare per partecipare a un momento che, comunque vadano le cose, nelle loro vite resterà per certi versi storico. Sono tra i tanti imprenditori che da tutta Italia sono giunti nella capitale per unirsi alla protesta dei piccoli e medi imprenditori. Hanno voglia di fare sentire la loro voce. Hanno voglia di esserci. La grande protesta di piazza del Popolo è per loro un'occasione irrinunciabile, non tanto e non solo per il ruolo che ricoprono nell'associazione, ma anche e soprattutto perché vedono a rischio le loro attività, quelle aziende che i genitori con tanta fatica hanno fondato, avviato e fatto crescere, ma che ora, vuoi per la crisi, vuoi per un susseguirsi di governi poco attenti alle esigenze degli artigiani e piccoli imprenditori, hanno davanti a sé un futuro incerto. Corinne gestisce il reparto grafica dell'azienda del padre a Como.

Giorgio, invece, con i fratello ha preso in mano le redini della ditta di serramenti dei genitori a Erba. Proprio quando è arrivato il loro momento per dare il proprio contributo, lavorare e guadagnare, ecco che la situazione economica del Paese è diventata insostenibile. "Colpa dell'eccessiva burocrazia e dell'eccessiva pressione fiscale" spiegano i due giovani imprenditori. "Non resta che scendere in piazza e protestare - dicono - perché è l'unico modo che ci resta per far sentire la nostra voce, visto che finora siamo stati sempre ignorati. Gli artigiani non sono un bancomat, sono loro la spina dorsale del Paese".

Tra gli artigiani questa è più che una convinzione: è una verità innegabile. Ne è convinto anche Marco Galimberti, presidente di Confartigianato Como, che ha partecipato al viaggio a Roma: "E' stato emozionante vedere lo spirito con il quale i nostri imprenditori artigiani si sono riuniti per andare insieme a protestare a Roma. Il gruppo comasco di Confartigianato è stato tra i più numerosi: circa un centinaio di persone che hanno fatto sentire la loro voce. Se sono scesi in piazza a protestare, e se hanno rinunciato a una giornata di lavoro e di guadagno per venire a Roma, è perché ormai sono giunti all'esasperazione. Ci aspettiamo che la voce degli artigiani e piccoli imprenditori venga ascoltata. Ci aspettiamo che le cose cambino, e subito. Vogliamo riprenderci il nostro futuro. Il futuro delle nostre imprese è anche il futuro dell'Italia".

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