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Cronaca

Vetrine vuote e serrande abbassate: i fiori spettrali attorno a via Milano Alta morente

Colpe? Destino ineluttabile? Conseguenza di quel calvario brullo chiamato ex Ticosa? Difficile dare una risposta secca, univoca. Quello che però è certo è che via Milano Alta è una strada in vendita. O, nella versione meno allegra, chiusa...

Colpe? Destino ineluttabile? Conseguenza di quel calvario brullo chiamato ex Ticosa? Difficile dare una risposta secca, univoca. Quello che però è certo è che via Milano Alta è una strada in vendita. O, nella versione meno allegra, chiusa. Sfitta. Vuota.

Non esistono praticamente più negozi nella parte del borgo che - all'incirca - va dalla fine della Napoleona all'incrocio con via Anzani. Ed è veramente uno spettacolo desolante passare a piedi da quei 3-400 metri di strada rettilinea, punteggiata ai due lati quasi unicamente da serrande abbassate, vetrine deserte e cartelli di vendita o proposte d'affitto. Si è spopolato un intero angolo di Como, che ricorda molto da vicino quanto accaduto in via Varesina, dall'altro capo della città, e forse anche in altre parti di Como non ancora balzate ai (dis)onori delle cronache.

Esistono, certo, gli esercizi commerciali ancora aperti. Ma sono pochi, pochissimi in quel mare di rumori, voci e profumi del passato spazzati via senza pietà.

Si è discusso molto, anche in queste settimane, delle possibili origini di un simile fallimento massivo. Ma, oggettivamente, è davvero complicato poter indicare, per stare a due temi di recente attualità, l'origine di un effetto così pesante nella sola introduzione del divieto di transito dalle 7 alle 9 oppure nell'arrivo in massa di stranieri. Anzi, soprattutto per il secondo punto, va riconosciuto che nella grandissima parte dei casi le uniche attività aperte sono proprio quelle degli extracomunitari, spessissimo provenienti dai paesi di religione musulmana. Kebab, cucine tipiche, macellerie, centri per telefonare a paesi lontani. Loro, gli extracomunitari, per paradosso in via Milano Alta hanno aperto negozi e locali, mentre i comaschi di un tempo se ne sono andati in massa. E forse continueranno a farlo. sdrCerto, passeggiando in una bella mattina d'autunno, un aspetto colpisce: effettivamente - ma da sempre, non è cosa di oggi - la disponibilità di parcheggi per la potenziale clientela dei negozi è pressoché inesistente. Giusto una manciata nel tratto finale, a pochi metri dal semaforo che segna il confine con la via Milano viva, più che bassa. E chiunque avrà sperimentato almeno una volta in vita propria l'addio consapevole a un locale o a un'intera zona perché "lì non c'è parcheggio". Ossia, il tesoro dei centri commerciali, che peraltro a poche manciate di metri da via Milano Alta abbondano. ticosa-22apr15Si comprende, dunque, quanto fossero comprensibili le speranze - ripetutamente frustrate - di residenti e negozianti per una rinascita della Ticosa, sorta di terra promessa (e negata) con un polmone di sosta che faceva luccicare occhi e pensieri a tutti, dall'altro lato di via Grandi. E invece, a dispetto dei fuochi d'artificio, da oltre 40 anni il desiderio di un quartiere si trasforma ogni mattina in una desolata frustrazione. E per ogni sogno infranto, una vetrina si è spenta.

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