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Cronaca

Tommaso, il negozio, la giungla di Ponte Chiasso: "Pago io il posteggio ai clienti"

La notizia in senso stretto è che Tommaso Giudici ha deciso di rimborsare il costo della sosta negli spazi a pagamento ai clienti del proprio negozio di calzature in via Bellinzona, a due passi dalla Dogana. Il motivo? Doppio. Il primo è che...

La notizia in senso stretto è che Tommaso Giudici ha deciso di rimborsare il costo della sosta negli spazi a pagamento ai clienti del proprio negozio di calzature in via Bellinzona, a due passi dalla Dogana. Il motivo? Doppio. Il primo è che “Stepshoes” è la realizzazione di molte fatiche e della volontà di investire sulla sua esperienza e sul suo futuro. L'altra – che diventa quella giornalistica in senso stretto – è l'esasperazione per la cronica carenza di posteggi del suo quartiere, Ponte Chiasso, l'ingresso del “mondo fuori” in Italia. E a Como. Diventa pazzo, Tommaso, quando ribadisce convinto che “questa dovrebbe essere la porta principale di accesso alla nostra città e al nostro Paese, dovrebbe essere curata, resa accogliente, vivibile e concorrenziale su ogni aspetto con il Ticino. E invece...Ecco perché ho deciso di rimborsare i tagliandi del parcheggio ai clienti: è l'unica cosa che posso fare io, nel mio piccolo, visto che dall'alto nulla si muove nonostante mesi e mesi di richieste”.

parcheggi-ponte-chiasso-5giu15-1L'alto, ovviamente, è il Comune. Che pure poche settimane fa ha inaugurato un nuovo parcheggio per una ventina di posti bianchi nell'area ex Agip. “Ma per noi commercianti non è cambiato granché”.

Tempo fa, il problema della sosta venne sottoposto anche al sindaco Mario Lucini e all'assessore Daniela Gerosa. “Gentilmente ci hanno contattato. Ma dopo averci parlato, non è successo nulla”.

“Sappiamo bene che quello dei parcheggi è un problema comune a tutta la città – prosegue Tommaso - La differenza sta nel fatto che in centro Como, pagando e facendo quattro passi si riesce a trovare (Valduce, Tribunale, ex Zoo, Arena del Sociale, più altri); a Ponte Chiasso invece, pur con tutta la buona volontà, è – salvo rare eccezioni – un’impresa titanica. I parcheggi blu, quelli bianchi, e anche quelli non disciplinati, sono occupati dai frontalieri che lì lasciano l’auto per l’intera giornata per dirigersi a Chiasso dove lavorano o, da lì, prendere il treno per altre destinazioni. E i commercianti, e i loro clienti, non possono vivere con l’angoscia quotidiana delle sanzioni in agguato”.

dogana-confine-chiassoA rendere ancora più difficile il quadro, le sanzioni che arrivano spesso e volentieri, secondo la sua esperienza quotidiana. “Ho visto operatori multati perché si sono fermati un minuto per aprire le saracinesche del negozio o per scaricare la merce, senza creare disturbo al transito di corriere, autoambulanze, proprio a nessuno. Quella delle pattuglie dei vigili che passano e, senza fermarsi, verbalizzano, è oramai una costante. E poco importa se chi si ferma nella corsia dei bus lo fa per andare a giocare a biliardo, per far scendere i bambini, per domandare un’informazione o magari per chiedere un bicchiere d’acqua perché non si sente bene”. Non rari, poi, gli scambi volanti tra operatori, clienti e fornitori in mezzo alla strada, pur di evitare multe o anche solo dopo vani e vari tentativi falliti di posteggiare regolarmente.

Solo protesta dunque? No, anche proposte. “Le soluzioni ci sono e vogliamo essere propositivi. Si potrebbe impiegare l'area inutilizzata ex-Lechler, per esempio. Certo, è privata e servirà senz'altro la bonifica. Ma, vista l'esperienza dell'ex Ticosa, dovremo aspettare secoli perché lì qualcosa accada? Forse il Comune nel frattempo potrebbe valutare di intervenire con i privati, tanto più che il reddito di un eventuale parcheggio andrebbe tutto a vantaggio delle casse del privato, del Comune stesso e a beneficio di tutto il quartiere”.

Poi c'è il vecchio accesso all'autostrada, da tempo in stato di abbandono. “Non si può ipotizzare lì un parcheggio semicircolare, dove da una parte si entra e dall'altra si esce? I costi sarebbero limitati alla vernice per delimitare gli stalli e allo spostamento del guard rail per bloccare in alto l'uscita. Certo, magari si dovrà prendere contatto con la Società Autostrade o con altri proprietarii di quel pezzo di strada, magari andrà messo in sicurezza ma perché non si tenta? Peraltro, per quanto riguarda i soldi che non ci sono mai, visto che si sono trovati per piazzale Giulio Cesare e piazza Volta, senz'altro meno urgenti?”.

rappezzi-ponte-chiasso-1Molte altre le ipotesi, dal “parcheggio riservato e solo molto parzialmente utilizzato dai dipendenti della dogana a un miglior utilizzo (con più pulizia) di via Alfonso Oldelli e della sua parte terminale”, fino all'ipotesi di “una diversa organizzazione del capolinea dei bus spostandolo sul fianco della chiesa nel piazzale Anna Frank e trasformando in area sosta a pagamento, come è stato per anni, il pezzo dal piazzale sino alla dogana, circa 180 metri, ora corsia riservata ai bus”. “Insomma – conclude Tommaso - Le soluzioni ci sono e alcune possono essere poste in atto in tempi rapidissimi, basta volerlo”.

La chiusura è un auspicio misto a un invito. Con il Comune come destinatario. “In un momento in cui gli affari scarseggiano, mentre le “attenzioni” e i costi aumentano – dice Tommaso - auspichiamo maggior elasticità. La pubblica amministrazione non deve essere vissuta come un nemico, pronto solo a sanzionare, bensì un ente con il quale collaborare, nell’interesse di tutti. A questo punto la domanda sorge spontanea: perché non si affronta il problema, che oramai dovrebbero conoscere da anni anche i sassi? Il problema forse sono i soldi, che appunto mancano sempre? Ma allora la risposta è quanto detto prima, ovvero quanto e come vengono investite le risorse in città. Non vorrei arrivare a pensar male”.

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