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Cronaca

Svizzera-Italia: uno a zero sul fronte ferroviario

Una mail, un reportage chiarissimo, un confronto impietoso tra la situazione ferroviaria italiana e quella elvetica. Ecco il racconto di un pendolare.   Poiché sono stato pendolare tra Como e Milano per oltre 25 anni, avendo utilizzato sia la...

Una mail, un reportage chiarissimo, un confronto impietoso tra la situazione ferroviaria italiana e quella elvetica. Ecco il racconto di un pendolare.

Poiché sono stato pendolare tra Como e Milano per oltre 25 anni, avendo utilizzato sia la stazione Nord Camerlata che la “sorella” FS di Albate-Camerlata, e poiché lavoro in Svizzera ormai da diversi anni, godendo di ben altri standard di qualità di servizio ferroviario, recentemente ho voluto verificare di persona lo stato della stazione Nord di Camerlata, che sapevo disporre ormai da tempo di un sottopassaggio. Avevo in mente la posizione scelta per il sottopasso, e avevo notato che era tutt’altro che ottimale per i suoi fruitori: è a 80-100 metri a sinistra sulle banchine, quindi chi entra in stazione deve percorrere un tratto non indifferente indietro e poi avanti per arrivare al treno. La mia ottica è ovviamente quella del pendolare che arriva di mattina trafelato dopo qualche coda nel traffico.

Per prima cosa quindi ho parcheggiato la mia auto di fronte alla stazione e sono andato a piedi nel parcheggio che si sviluppa parallelo ai binari fino e oltre il sottopasso, per circa 200 metri. Poiché molti pendolari parcheggiano in questo spazio, mi aspettavo di trovare (meglio, temevo di non trovare) uno o più accessi alla banchina direttamente dal parcheggio. Sarebbe stato un rimedio alla posizione non ottimale: il pendolare parcheggia l’auto, la moto o la bicicletta, entra direttamente in banchina vicino al sottopasso, attraversa e corre un po’ meno.

E invece no. La cancellata che separa il parcheggio dalla banchina non ha alcuna apertura. Così il fortunato pendolare ogni mattina, dopo le code e l’affannosa ricerca di parcheggio, potrà allenarsi a correre per 100-200 metri fino all’unico, stretto, affollato ingresso della stazione, correre indietro sulla banchina di altri 100 metri fino al sottopasso, raggiungere l’altra banchina su cui dovrà presumibilmente correre ancora almeno 50 metri e sperare che intanto il treno non sia partito.

Il risultato è prevedibile, e ne ho avuto conferma da un passeggero che aspettava il treno: molti non usano il sottopasso e attraversano i binari, con gli evidenti rischi connessi.

Ci sarebbe poi la ciliegina, che avevo notato tempo addietro. Gli accessi all’edificio della biglietteria, lato strada e lato banchina, hanno delle piccole rampe per l’accesso dei disabili. Cosa meritoria e dovuta, per carità. Però la ringhiera che protegge i disabili obbliga chi disabile non è a percorrere 7-8 metri in una direzione e gli impedisce di andare nell’altra. Ad esempio, uscendo dal locale stazione per andare al parcheggio, non si può andare a destra, dove sarebbe bastato un piccolo passaggio in grado di far passare due gambe e non una carrozzina, troppo facile: devi seguire la coda della gente che esce sulla stretta rampa (immagino la scena all’arrivo dei treni) e perdere altri minuti per nulla, a meno che non scavalchi, ovviamente. Tanto il pendolare cos’avrà mai da fare, può perdere tutto il tempo che vuole.

Ma è così difficile realizzare un’opera pubblica che sia ben fatta in questo paese, che sia un vero servizio e non solo uno sperpero dei NOSTRI soldi (1.4 milioni secondo ferrovienord)?

Non posso non confrontare questa con situazioni simili in Svizzera, dove le stazioni hanno molte e larghe vie di accesso, pedonale e non, dotate di sottopassi e sovrapassi nelle posizioni giuste, parcheggi comodi e sufficienti per tutti, per auto e bici, interscambi efficaci, etc etc.

Prevedo le risposte (ammesso di averne) basate su norme e sicurezza... Se davvero abbiamo norme tanto stupide, non è forse il caso di rivederle? Suggerirei un confronto con la piccola stazione di Mezzovico in Ticino, dove addirittura le auto possono arrivare in prossimità dei binari. O con la stazione di Lenzburg, dove pochi anni fa la strettoia di un sottopasso è stata prontamente allargata, probabilmente senza bisogno di azioni di protesta di alcun utente.

I confronti potrebbero continuare e sarebbero impietosi, perché semplicemente le ferrovie svizzere, a differenza di quelle italiane, sanno come si fa (know-how).

Invece nel paese dell’incontrario si spendono i nostri soldi per realizzare opere che dovrebbero facilitarci la vita e invece ce la complicano, probabilmente per l’ottuso no di qualche burocrate che percepisce salari immeritati. E naturalmente, come al solito, nessuno sarà responsabile neppure di questo.

Come nessuno pare sia responsabile della perdita del finanziamento europeo di cinque milioni per realizzare la stazione unica FS-FNM di Camerlata: ottima idea, pessima gestione. Da utente e contribuente vorrei che i dirigenti e i politici responsabili ne rimborsassero almeno una parte o si dimettessero. Giancarlo Stasi

Dottikon/Como

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