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Cronaca Erba

Strage di Erba: "Cosa è successo davvero quel maledetto 11 dicembre". Parla Beppe Castagna

Il fratello di Raffaella e zio del piccolo Youseff affida ai social il racconto dettagliato di quella giornata

Beppe Castagna usa spesso la sua pagina Facebook per comunicare. Forse lo fa per non lasciare spazio a fraintendimenti o a interpretazioni che esulano dalle sue intenzioni. Dopo aver palesato l'esasperazione della sua famiglia (Beppe e Pietro sono i fratelli di Raffaella e zii del piccolo Youseff, due delle 4 vittime della strage di Erba) per come la vicenda è stata trattata da alcune trasmissioni Tv e la stanchezza nel dover sempre, ancora, affrontare l'ennesima bagarre mediatica, pochi giorni fa ha scritto un lungo post dove racconta cosa è successo quel giorno. Quel maledetto 11 dicembre 2006 quando l'Italia intera venne scossa da quella che sarà poi ricordata come la strage di Erba. 

Beppe Castagna racconta quelle 24 ore nei dettagli, restituendo un punto di vista diverso da quello che siamo abituati a ascoltare dai programmi televisivi di stampo innocentista. 

Il racconto di Beppe Castagna sulla strage di Erba 

"Sono le 19.30-19.45. Mia madre sta uscendo di casa passando dagli uffici, in braccio ha il piccolo Youseff, li incrocio e li saluto, faccio un buffetto a Yousi e dico a mia mamma: "Ci vediamo dopo".

Pochi minuti dopo raggiungeranno Raffaella in stazione di ritorno dal lavoro. Altri minuti e si troveranno nella famigerata corte del ghiaccio, dove Raffaella viveva. Scendono dalla macchina, entrano nella palazzina e nell’appartamento. Lì vi trovano le luci spente, Olindo ha staccato la corrente dal contatore e con la moglie è già fuori, sul pianerottolo, con i guanti, lei con il coltello e lui con la “stanghetta” e un coltellino a scatto. Avevano avuto le chiavi del portoncino d’ingresso da una vicina.

Mamma mette Yousi sul divano e prende il latte dal frigorifero appoggiandolo sul cassettone di fianco, accende qualche candela. Nel frattempo Raffaella si toglie le scarpe, indossa le ciabatte e apre la porta per andare a riaccendere il contatore. Lei è la prima ad essere colpita ripetutamente in testa da Olindo con la “stanghetta”. Rosa si avventa su mia madre accorsa in corridoio con il coltello e subito dopo Olindo colpisce anche lei in testa. Entrambe sono in fin di vita a terra, resta il bambino, l’odiato bambino, il “figlio di puxxxna”, il “figlio di bastardo”. Rosa va su di lui e lo accoltella alla gola lasciandolo dissanguarsi sul divano, poi ritorna e accoltella alla gola mamma e Raffaella. Ma non è semplice come con il piccolo, quindi insieme al marito prende dei cuscini e cercano di soffocarle.

Poi decidono di dare fuoco ai loro corpi e alle camere. Il fuoco, il fumo e mentre stanno per uscire si ritrovano il povero signor Mario sul pianerottolo. Olindo lo vede, Mario vede Olindo e non capisce, pensa che sia lì anche lui per il fuoco.

Olindo chiude la porta, in un attimo capisce che Mario è un testimone, la riapre di colpo e assale Mario, lo picchia e lo accoltella alla gola, intanto la moglie Valeria, poco dietro, sulle scale assiste incredula alla scena e in pochi istanti viene assalita da Rosa che la accoltella alla coscia e in altre parti del corpo. Su di lei interviene anche Olindo che prima con la “stanghetta” e poi con il suo coltellino a scatto la colpisce in testa ripetutamente. Pensando siano morti anche loro, con il fumo oramai insopportabile scappano.

Valeria gravemente ferita raggiunge a fatica il suo appartamento cercando rifugio, i suoi aguzzini sono sotto, sono i vicini che abitano a piano terra, sono i ras del cortile. Cerca di aprire la finestra, ma le forze sono deboli e il fumo è forte. Si accascia supina con le mani intorno alla bocca per cercare di respirare la poca aria pulita e li vi muore per asfissia oltre alle ferite inferte.

Rosa e Olindo: l'alibi del McDonalds

I coniugi Romano hanno nel frattempo raggiunto la lavanderia, dove avevano posizionato un tappeto, lì si spogliano, buttano vestiti e armi in differenti sacchi della pattumiera. Si rivestono, prendono i sacchi e raggiungono la Seat Arosa lasciata appositamente fuori dal cortile, in piazza. Partono per Como, devono trovarsi un alibi e devono sbarazzarsi delle armi, dei vestiti sporchi. Olindo, netturbino, sa, sul tragitto verso Como quali cassonetti il giorno dopo sarebbero stati svuotati e il loro contenuto portato all’inceneritore… Quindi raggiungono Como, vanno al McDonals, prendono poca roba, giusto il necessario per uno scontrino che poi esibiranno senza essere richiesto ai Carabinieri che la notte stessa andarono ad interrogarli".

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