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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Stazione dormitorio, tavolo in Prefettura. San Giovanni sarà chiusa di notte

Il tema della stazione San Giovanni ridotta a dormitorio notturno per profughi in prevalenza pakistani e afghani che si sommano anche a una presenza di italiani senza fissa dimora, è approdato due giorni fa sul tavolo della Prefettura di Como...

Dalle pochissime informazioni filtrate finora sembra che una soluzione strutturale alla questione non sia ancora a portata di mano ma nel contempo sarebbe emersa la più che concreta ipotesi di un primo provvedimento attuabile: la chiusura pressoché totale della stazione San Giovanni nelle ore notturne, quando il transito di convogli e passeggeri è praticamente azzerato. Non solo: per evitare che gli "ospiti" dell'atrio si riversino sui treni fermi di notte per un'alternativa al pavimento coperto, è altresì possibile che venga intensificata la sorveglianza sui convogli stazionanti di notte. A prendere l'impegno per una simile misura d'urto anche se chiaramente tampone sarebbe stata la stessa società Rete Ferroviaria Italiana (Rfi). Sembra, però, che la "blindatura" dell'atrio per evitare la trasformazione in dormitorio non sia prevista immeditamente bensì tra qualche settimana, in attesa di valutare nel dettaglio conseguenze, metodo d'applicazione ed eventuali problemi specifici.

stazione-5dic15-2Per quanto riguarda il destino e l'eventuale accoglimento in strutture del territorio delle persone che da mesi e mesi sfruttano come giaciglio di fortuna l'atrio di San Giovanni, non sembra ancora emersa una soluzione di immediata applicazione. Innanzitutto esiste la questione della provenienza dei profughi, poiché gli immigrati provenienti da Pakistan e Afghanistan sembra arrivino in Italia da accessi diversi rispetto a quello - per così dire - drammaticamente tipico dei barconi via Mediterraneo. In questo caso, infatti, gli ingressi più numerosi sarebbero registrabili dalle frontiere del Nord Italia, nella zona del Brennero in particolare. Quindi per questi immigrati, che in qualche modo "sfuggono" alle procedure standard in vigore nei centri specializzati operanti al Sud e che quindi non vengono immediatamente incanalati sui percorsi statali di riconoscimento e accoglienza, l'assegnazione a strutture è più complicate.

In questo senso, Como - che peraltro è già ai limiti della propria quota d'accoglienza - non fa eccezione. E mentre da un lato il Comune non può farsi carico direttamente di queste persone (oltre al fatto che il centro di Prestino è pressoché sempre pieno), dall'altro pure le proposte avanzate da Caritas e altre associazioni di prenderle in carico non sembra poter avere uno sbocco positivo subito. A meno che - ma finora, i casi sono stati rarissimi - gli stessi immigrati non inoltrino domanda d'asilo politico, passaggio che in qualche modo renderebbe più facile la loro immissione nei canali dell'accolienza territoriale. Insomma, la questione resta oggettivamente molto complicata. E, nel breve, sembra destinata ad essere gestita soprattutto tramite i giri di chiave alle porte della stazione San Giovanni.

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