Sinigaglia: "Addio Pd di centrodestra. Con Possibile credo nel centrosinistra di governo"
Poco più di un anno fa raccolse oltre 20mila preferenze personali alle elezioni europee sotto la bandiera del Partito Democratico, come rappresentante riconosciuto dell'ex area Civati. Poche settimane fa - dopo mesi turbolenti e di crescente...
Poco più di un anno fa raccolse oltre 20mila preferenze personali alle elezioni europee sotto la bandiera del Partito Democratico, come rappresentante riconosciuto dell'ex area Civati. Poche settimane fa - dopo mesi turbolenti e di crescente insofferenza per quello che semplificando si può definire "il Pd di Renzi" - ha seguito proprio il leader di corrente e, spiegando le motivazioni in una lunghissima lettera, ha abbandonato anch'egli il partito. Ora Paolo Sinigaglia, 44 anni, ingegnere informatico, lancia anche sul Lario "Possibile", la creatura appena nata e destinata nel prossimo autunno a diventare un partito. E, nel contempo spiega le ragioni di un disamore (verso il Pd attuale) e le prospettive politiche del nuovo soggetto anche guardando alla grande tornata elettorale che attende Como e provincia nel 2017.
Paolo Sinigaglia, da dove nasce lo strappo con il Pd che vi ha portato a Possibile?
Nasce dalla constatazione di non avere più spazio politico all’interno del PD per portare avanti le nostre istanze, le nostre idee, che in buona sostanza sono quelle della coalizione di centrosinistra che si presentò nel 2013 e tornando indietro all’Ulivo. Noi le abbiamo riassunte già lo scorso dicembre nel “Patto repubblicano”. A livello nazionale, quali sono le 3 "colpe" o responsabilità principali del gruppo dirigente-Renzi (e del premier stesso) ai vostri occhi?Eravamo insieme nel 2010 alla prima Leopolda proprio perché ci accomunava l’idea del rinnovamento della “ditta”: per troppo tempo è stato negato alla nostra generazione di poter dire la propria. Il problema è che quelle istanze avrebbero dovute essere indirizzate nel verso giusto mentre il #cambioverso si è subito orientato dalla parte sbagliata: dallo sblocca Italia alla legge elettorale, dal jobs act alla scuola gli interventi proposti e imposti sono quelli di Lupi, di B., di Sacconi, della Aprea. Se il PD ha l’ambizione di fare il “partito della nazione”, la nuova balena bianca che si posiziona al centro e guarda a destra non ci interessa. Se il centrosinistra non si distingue dal centrodestra è un problema di tutto il sistema e poi non paga: si è visto con i risultati delle recenti regionali e comunali. La gestione del partito che ha esasperato il “centralismo democratico” poi non funziona: se “si discute (per finta) e poi si decide (mettendo la fiducia)” significa che le diverse sensibilità del PD non sono mai rappresentate, significa che il partito diventa un comitato elettorale a servizio del governo che istituzionalizza le larghe intese, mentre a parole dice di non volerle.
E a livello locale, cosa pensate della gestione del Pd a Como e provincia?
C’è stato qualche tentativo di arroccamento: ora vediamo cosa succederà con la nuova segreteria provinciale. Paradossalmente la nascita di Possibile ha stabilito nuovi rapporti. Mi descriva in poche parole - come fosse un post di Civati - il senso dell'esperienza di Possibile.Possibile non è solo un nome ma una promessa che facciamo alle persone a cui ci rivolgiamo: quelli che non ci credono più, quelli che ci credono ancora, quelli che vorrebbero credere in qualcosa di nuovo e diverso, se solo, venisse offerta loro una possibilità. Possibile, insomma, contro chi ci vuole rassegnati e da troppo tempo dice che non ci sono alternative. Il simbolo è l’uguale, per la relazione alla pari tra tutti quelli che, da soli o in gruppo, vorranno connettersi a questa rete. E poi l’uguaglianza come motore, come condizione di partenza tra le persone, nei diritti e nei doveri e appunto nelle possibilità. L’ambizione è quella di governare il Paese per cambiarlo: un cambiamento in meglio in cui le persone possano credere, non un cambiamento fine a se stesso e rassegnato al meno peggio.
Ma oggi ha senso un nuovo partito di sinistra, dopo che - fatta eccezione per Sel - a livello nazionale ogni formazione simile è stata spazzata via dagli elettori negli ultimi anni?
No, infatti non è quello che vogliamo fare. L’idea è quella di aprire lo spazio per un centrosinistra di governo che oggi non c’è, ma senza nostalgia. Non ci interessa fare somme di partiti e nemmeno la classica scissione dell’atomo che sono le due classiche forme con cui la sinistra si è moltiplicata in passato in questo paese. Non per niente stiamo partendo dal basso, dalla creazione dei comitati, dalla raccolta delle persone che vogliono mettersi in gioco e dai temi che vogliono sviluppare. Le prime battaglie di "Possibile" lanciate da Pippo Civati puntano su referendum a proposito di Italicum, Jobs Act, Sblocca Italia e scuola. Ma davvero pensate che, in un momento in cui portare alle urne gli italiani è uno sforzo "impossibile" quei temi e lo strumento dei referendum siano efficaci?Ci interessa portare sul campo la mobilitazione su questi temi. Non pensiamo di fare questo da soli: cercheremo alleanze con movimenti politici e con la società civile. Vorremmo cercare di ripetere quell’entusiasmo che si generò nel 2011 per i referendum sull’acqua e sul nucleare.
A oggi siete organizzati attraverso comitati, ma senza una vera struttura. Dopo i classici entusiasmi iniziali, non è un rischio non avere un'organizzazione più solida?
Questa è una fase costituente, importante per raccogliere energie ed entusiasmo ma che avrà un momento fondativo in ottobre quando cercheremo di delineare tutti insieme una struttura con organismi democratici e uno statuto: in quel momento ci trasformeremo in un partito a tutti gli effetti. Quando nascerà il primo comitato comasco?È appena nato, dopo una riunione preparatoria e un’assemblea aperta martedì scorso: c’è un bell’entusiasmo, parecchi giovani, voglia di confrontarsi e di lavorare. Penso che potremo fare bene: ci sono altre persone interessate e cresceremo. Abbiamo deciso di intitolare il primo comitato a Margherita Hack per il suo impegno su più fronti: la ricerca, la divulgazione scientifica, la laicità, i diritti civili ed io sarò il portavoce fino ad ottobre.
Tra due anni a Como e provincia si voterà per tutte le città più importanti: ci sarete? E in che forma?
Naturalmente vorremmo essere presenti: la forma dipenderà molto dagli sviluppi politici dei prossimi due anni che nel nostro paese sono un’era geologica. Ancora un battuta sulla città di Como: cosa pensa di questi 3 anni di governo del centrosinistra e del ruolo del sindaco Mario Lucini. Lo appoggereste venisse ricandidato?Dopo il ventennio della destra e le macerie lasciate il lavoro è stato molto duro. Puntiamo ad un cambio di passo nella seconda metà della consiliatura, rilanciando il programma di mandato. A livello nazionale non sono ancora state definiti gli orizzonti delle alleanze ma non penso avremo problemi ad appoggiare Mario Lucini nel quadro di un centrosinistra unito.
Alcuni nomi noti dell'area Civati anche a Como, da Guido Rovi e Giuliana Casartelli su tutti, non hanno seguito la sua scelta pur appartenendo alla sua stessa area politica. Deluso?No, fa parte del gioco. Sappiamo che ci ritroveremo insieme prima o poi.
Da qualche tempo in consiglio comunale a Como sta prendendo forma, almeno su alcuni temi, una sorta di gruppo trasversale che va da Paco-Sel ad alcuni consiglieri Pd fino alle civiche. Cosa ne pensa? Sembrerebbe un interlocutore perfetto per voi.
Certamente ma non siamo alieni piovuti dal cielo: dialoghiamo da sempre con le varie componenti della maggioranza a Como.