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Cronaca

Save The Children in stazione: 500 minori nell'ultimo mese. Hanno storie terribili alle spalle

C'è anche Save The Children alla stazione San Giovanni. L'organizzazione non governativa che si occupa della difesa dei diritti dei minori in tutto il mondo sta lavorando in coordinamento con il Comune di Como e la Prefettura per aiutare i...

C'è anche Save The Children alla stazione San Giovanni. L'organizzazione non governativa che si occupa della difesa dei diritti dei minori in tutto il mondo sta lavorando in coordinamento con il Comune di Como e la Prefettura per aiutare i migranti minorenni che giungono a Como senza alcun parente. Si tratta dei cosiddetti "minori non accompagnati", forse i casi più difficili e delicati da affrontare e gestire. Giovanna Di Benedetto, portavoce nazionale per l'Italia di Save The Children, ci ha descritto il punto di vista dell'associazione che sta intervenendo con tre operatrici al parco davanti alla stazione, dove sono accampati numerosi migranti provenienti per lo più da Eritrea, Etiopia e Somalia. "Ufficialmente sono circa cinquecento i minori non accompagnati arrivati a Como nell'ultimo mese - ha spiegato Di Benedetto - ma potrebbero essere meno visto che alcuni di loro probabilmente hanno fornito più volte diverse generalità. Ad ogni modo non possono essere meno di trecento-trecentocinquanta".

Per il momento Save The Children è a Como per dieci giorni (dal 16 al 26 agosto) con un team di tre operatori, come spesso avviene nei luoghi dove opera: un legale, un mediatore linguistico e un esperto di attività partecipative. L'obiettivo è di fornire innanzitutto consulenza legale ai minori non accompagnati e illustrare loro le difficoltà o le possibilità che hanno davanti a sé. "Quasi tutti loro fuggono dalla povertà, dalla guerra e dalle violenze - aggiunge la portavoce di Save The Children - e per giungere in Italia hanno dovuto patire cose terribili. Moltissimi dei minorenni arrivati a Como hanno subito violenze, torture e abusi sessuali. Ne portano ancora i segni fisici addosso. La maggior parte ha patito queste atrocità durante il passaggio per la Libia".

Ora questi ragazzi cercano la pace. La pace dell'anima e della mente, ma anche del cuore. Vorrebbero ricongiungersi con i loro cari, molti dei quali sono in Germania e in altri Paesi nordeuropei. Per farlo, però, hanno davanti a sé un lungo percorso burocratico e amministrativo, come ha spiegato Di Benedetto: "Molti di loro tentano la fuga dai centri di accoglienza per raggiungere i loro cari in altri Stati ed evitare di aspettare diversi mesi prima di potersi trasferire regolarmente. Infatti, per una pratica di ricongiungimento possono volerci anche mesi e nessuno di loro è disposto ad attendere così tanto. Quelli che a Como hanno scelto di seguire i nostri consigli e di pazientare si contano sulle dita di una mano".

I numeri a livello nazionale, però, sono enormi. Si parla di oltre 16.100 minori sbarcati sulle coste. Di loro oltre 14.500 sono minori non accompagnati. Cercano tutti di raggiungere un futuro migliore, magari in compagnia dei propri cari che li hanno preceduti.
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