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Cronaca

Salah, operaio con figlio nell'Atalanta. "Senza lavoro per lo stop alle paratie"

Questa è la storia di Salah, 48 anni, 2 figli e una moglie, regolarmente residente Como da 28 anni, 450 euro d'affitto per un alloggio popolare in via Di Vittorio. Lavorava, assieme ad altri 4 colleghi operai, sul cantiere delle paratie. Fino al...

Questa è la storia di Salah, 48 anni, 2 figli e una moglie, regolarmente residente Como da 28 anni, 450 euro d'affitto per un alloggio popolare in via Di Vittorio. Lavorava, assieme ad altri 4 colleghi operai, sul cantiere delle paratie. Fino al dicembre 2012, quando il Comune di Como - nel pieno marasma di stop, polemiche e intoppi - stoppò con un atto ad hoc i lavori (tuttora fermi). Poco dopo, per quel lunghissimo fermo cantiere e certamente anche per la fase turbolenta che attraversò Sacaim (oggi sotto la guida del colosso delle costruzioni "Rizzani de Eccher"), per Salah è scattata dapprima la procedura di mobilità, fino alla cessazione del rapporto di lavoro lo scorso 17 gennaio. Da quel giorno, lui, la moglie impiegata in una casa di riposo e i due figli di 13 e 18 anni (il primo un campioncino che gioca nelle giovanili dell'Atalanta) hanno definitivamente perso uno stipendio. E pagare bollette, scuole, beni di prima necessità - affitto della casa comunale incluso - è diventato un grosso problema. Enorme, anzi. "Ma io e i miei colleghi non abbiamo nessuna colpa se i lavori sono stati bloccati - dice senza tono polemico, sconsolato piuttosto - Eravamo in regola, non abbiamo mai creato problemi, facevano il nostro lavoro per tutte le ore necessarie e oltre su un cantiere molto impegnativo. Ora mi trovo senza lavoro, ma voglio sperare che chi era su quel cantiere fino a due anni e mezzo fa abbia qualche diritto per tornare a lavorare e ad avere uno stipendio. Tra l'altro, dopo 28 anni, mi sento comasco, qui sto bene. Vorrei solo tornare a fare il lavoro che sono capace di fare e per cui ero assunto, visto che i lavori sembrano pronti a ripartire".

cantiere-paratie-ott-2014Stamattina Salah era in Comune, ha già parlato altre volte con il sindaco Mario Lucini della sua situazione ma sa bene che non è il primo cittadino a poter decidere alcunché sulle assunzioni o meno per il cantiere delle paratie. "Ora mi affido al sindacato, almeno per sapere se avrò la possibilità di tornare a svolgere i miei compiti sul lungolago - continua l'opera - La vita però adesso è durissima: lo stipendio di mia moglie non basta, le spese sono tante, vorrei che i miei figli avessero tutto il necessario per un bel futuro. Ho certo impieghi ovunque, ho fatto le pulizie per racimolare qualcosa. Ma sogno di tornare a fare quello che sono capace di fare e che ho perso senza responsabilità".

Unica consolazione, come accennato, la carriera in erba del campioncino di casa, il tredicenne. "Lo porto sempre al centro sportivo di Zingonia, è nelle giovanili dell'Atalanta - dice con orgoglio mostrando le foto - E' bravo, ma anche andare a tornare dalla provincia di Bergamo ha un costo pesante. Non è la priorità, certo, ma è la passione di mio figlio, io sono orgoglioso e mi piacerebbe semplicemente assecondare quanto sta facendo". Una sfida. Doppia.

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