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Cronaca

Poi a metà sala si alza Monica: "Aiutate via Milano Alta, così muore. E io non voglio lasciarla"

Non che fino a quel momento il quadro non fosse chiaro: la situazione molto difficile di via Milano Alta - tema su cui il consigliere comunale di Fratelli d'Italia Marco Butti, con il partito, ha organizzato il convegno di oggi alla ex sede della...

Non che fino a quel momento il quadro non fosse chiaro: la situazione molto difficile di via Milano Alta - tema su cui il consigliere comunale di Fratelli d'Italia Marco Butti, con il partito, ha organizzato il convegno di oggi alla ex sede della Circoscrizione 6, moderato dal giornalista Dario Campione - era emersa in tutta chiarezza. Poi, però, si è alzata lei: Monica Piazza. Giovane, semplice, il volto incorniciato nei capelli neri a caschetto, fino a quel momento silenziosamente seduta a metà sala. E la sua voce morbida, senza stridori, ha spento il sottofondo di stanza, brusii e rumori di fondo. Un'altra giovane commerciante coraggiosa, come ne abbiamo trovate in tanti angoli della città (ricordate Fulvia e Silvia in piazza Roma?). In un paio di minuti esagerando, ha avuto la capacità - come spesso capita intervistando chi dietro banconi e saracinesche passa le giornate - di far sembrare via Milano Alta e i suoi problemi, la strada di casa di chiunque la ascoltasse. Con la "graziosa ferocia" di non voler arretrare di un millimetro rispetto al poco aiuto che sente dalle istituzioni.

sdr"Io non voglio arrendermi, non voglio lasciare via Milano, non voglio essere mandata via perché nessuno fa niente per aiutarci - ha detto - Sono qui da 21 anni con la mia attività (il negozio di fumetti "Shiny Crazy Comics", al civico 264) e qui vorrei rimanere. Amo questa via, è bellissima, è uno degli ingressi principali verso il centro di Como. Va soltanto rivalutata, lo diciamo da anni. Eppure...". Eppure i suoi occhi, ogni mattina dal 1994, hanno visto svolgersi una parabola diversa.

dav"Ho visto piazzare qualche fioriera e poi lasciarle morire nell'incuria totale - racconta Monica - Ho visto mettere il divieto di accesso dalle 7 alle 9 dall'oggi al domani, senza un perché, come se i bus potessero recuperare in questi pochi metri, chiusi alle auto dalle 7 alle 9, i ritardi di tutta la giornata. Ho visto accendere la telecamera per dare centinaia di multe, con una segnaletica che disorienta tutti, non soltanto chi transita al mattino presto. E intanto ho visto le saracinesche abbassarsi una dopo l'altra, mentre intorno nasceva di fatto la zona araba della città. Il che a me non crea alcun problema, anzi, molto stranieri lavorano sodo esattamente come tutti noi. Però le istituzioni non hanno governato il fenomeno, i cambiamenti che hanno stravolto la via. E' stato tutto lasciato andare. E semmai, abbiamo visto peggioramenti sul fronte della viabilità". panettiere-via-milano-altaParcheggi non ce ne sono e Monica rivolge un pensiero anche a Nicola, il panettiere poco distante (lì da 30 anni) che ha denunciato difficoltà pressoché identiche solo pochi giorni fa. "Mi spiace leggere e sentire queste cose - dice con rammarico sincero - Voglio esprimergli solidarietà, spero che tutti assieme un giorno potremo superare i problemi e rimanere in via Milano a lavorare. Ma ci rendono la vita difficile, in un momento già complicatissimo. Io ho la mia clientela affezionata, vista la particolarità della mia attività. Ma non posso vivere soltanto grazie a chi mi ha conosciuta in questi 20 anni, devo anche far arrivare nuovi clienti. E così come si fa? Come li si invoglia a frequentare la zona?". In questo senso, anche il presidente di Confesercenti, Claudio Casartelli, ha sottolineato che "il problema non è la nazionalità di chi gestisce i negozi ma il rispetto delle regole da parte di tutti. Il tema vero è più profondo: soltanto 15 anni fa il 90% dei negozi di via Milano era aperto e per la stragrande maggioranza gestito da comaschi. Si sta compiendo una rivoluzione velocissima, che va controllata e gestita soprattutto dall'amministrazione. Altrimenti qui non resterà più nulla, pur aspettando la Ticosa che certamente inciderà in positivo". I numeri a supporto, a oggi in via Milano: 24 negozi chiusi, altrettanti gestiti da stranieri, altri 32 aperti e con titolari italiani. sdrIl comandante della polizia locale Donatello Ghezzo ha elencato le infrazioni rilevate in attività commerciali dal primo gennaio a oggi: rilievi per 2 macellerie islamiche, altre due violazioni in attività alimentari alimentari di kebab e pizzeria al taglio, 3 sospensioni di attività per mancata emissione scontrini, una paio di affittacamere abusivi. "Questi dati - ha precisato Ghezzo, presente in una veste unicamente tecnica al dibattito - non sono particolarmente diversi da quelli registrabili nelle altre zone del territorio. Non c'è un problema particolare ed effettivo di sicurezza in via Milano, siamo però davanti a un caso di insicurezza percepita. Tema comunque importante, tanto che abbiamo previsto un rafforzamento delle attività di prossimità dei nostri agenti, tra i commercianti e i residenti. Sarà più visibile anche il veicolo a disposizione, con apposita segnaletica". E a proposito di segnaletica - mentre il portavoce dei commercianti della via, Stefano Vicari, è tornato a chiedere la soppressione della corsia dei bus in uscita a favore di nuovi posteggi blu, accusando la giunta di "respingere ogni proposta come un muro" e avvertendo che "non possiamo aspettare la Ticosa altri 20 anni, servono risposte subito" - Ghezzo ha annunciato che la segnaletica sulle fasce orarie al termine della Napoleona "va sicuramente migliorata e infatti sarà sostituita da un display più chiaro ed efficace". dav"In via Milano Alta - ha comunque rilanciato Marco Butti - bisogna intervenire rapidamente. Altrimenti, aspettando il progetto Ticosa, lungo la strada troveremo soltanto serrande chiuse". Butti ha poi ricordato come "la risposta dell'amministrazione, finora, sia consistita in una telecamera con multe per un milione di euro circa".

Tornando a Monica Piazza, il suo pensiero finale è rivolto "al degrado urbano a cui è stata condannata la via negli anni, alla speranza di una Ticosa recuperata che in realtà non arriva mai. Entro fine anno temo possano chiudere altre 4-5 attività, sarebbe un colpo durissimo. Io voglio resistere, non me ne voglio andare, soprattutto non voglio essere mandata via per cause altrui. Ma è chiaro che nessuno può resistere all'infinito". Parole già sentite, spesso, queste ultime. E' come se - di fronte a problemi strutturali della città e del commercio - gli impicci locali e specifici, quando non la sensazione di istitituzioni lontane, abbia innescato una nuova Resistenza in città. Spesso, in rosa e dietro un bancone.

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