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Cronaca

Paratie, dalla Provincia un colpo mortale. E tra Renzi, Livio e Lucini si consuma il dramma Pd

L'interesse suscitato dall'articolo (peraltro alquanto arcigno per la mole di elementi legali e tecnici) è già stato tale da far pensare tutto tranne che il recente ingresso a piedi uniti dell'amministrazione provinciale nella vicenda paratie sia...

L'interesse suscitato dall'articolo (peraltro alquanto arcigno per la mole di elementi legali e tecnici) è già stato tale da far pensare tutto tranne che il recente ingresso a piedi uniti dell'amministrazione provinciale nella vicenda paratie sia stato sottovalutato. Ma, nel contempo, la sensazione è che la portata potenzialmente enorme (fino a rivelarsi forse persino dirimente) della revoca dell'autorizzazione paesaggistica di Villa Saporiti alla terza perizia di variante sulle paratie messa a punto dal Comune in tandem con la Regione debba ancora dispiegarsi appieno. O, forse, semplicemente essere compresa fino alla radice dai protagonisti della faccenda, a ogni livello.

Innanzitutto, c'è un aspetto pratico. La Provincia, infatti, annullando il benestare concesso alla terza perizia nel dicembre 2014 in sede di Conferenza dei servizi ha sostanzialmente reso carta straccia il lavoro di 4 anni di amministrazione Lucini. Senza l'ok di natura paesaggistico-ambientale, che per l'appunto fa capo a Villa Saporiti, le modifiche da circa 8 milioni redatte dal 2012 a oggi dal Comune resteranno per sempre un faticoso, costoso e doloroso esercizio di stile. Nulla più. Parole troppo pesanti? Forse, ma soltanto a una condizione: e cioè che Palazzo Cernezzi, come è sua facoltà, si rivolga al Tar per chiedere l'annullamento dell'atto notificato anche a Regione e Procura da via Borgovico. E che, naturalmente, ottenga ragione. Eventualmente anche non subito ma nei seguenti gradi di giudizio, se proprio l'amministrazione comunale vorrà intraprendere la strada della strenua difesa della perizia 3. Ma, anche qui, a patto di trovare un legale interno e/o esterno disposto a seguire una tale "rogna" in sostituzione della dirigente Maria Antonietta Marciano, la quale risulta indagata dalla Procura proprio in relazione alla gestione della stessa perizia e che difficilmente potrebbe seguire un contenzioso su identica materia.

Da sinistra: Gilardoni, Ferro e LuciniSe, rispetto a questo quadro, il Comune non dovesse invece appellarsi ai giudici per contestare e azzerare il passo indietro della Provincia, la conseguenza tecnica resterebbe una soltanto, non modificabile: a oggi, quanto prodotto dagli uffici di Antonio Ferro come Rup e Pietro Gilardoni come direttore dei lavori delle paratie, su indicazioni politiche della giunta, sarebbe una enorme pila di materiale inutilizzabile. Da cui, probabilmente, altri dirigenti e forse un'altra amministrazione - che sia di centrosinistra o di altre colorazioni qui poco importa - potrebbero trarre spunti o e suggerimenti tecnici per tentare una seconda approvazione o un progetto appaltabile ex novo, in linea puramente teorica.

sopralluogo-paratie-7giu15-5Ma questo a patto di non tenere conto - fattore a oggi del tutto inverosimile - che sia Anac tramite la celebre delibera dell'8 gennaio scorso, sia la Procura almeno in questa prima fase di inchiesta, sia la stessa Struttura di Missione di Palazzo Chigi, hanno già fatto a pezzi l'ammissibilità e la sostenibilità stessa di ampie parti di quella perizia e hanno contestualmente indicato (soprattutto Anac e governo) la strada di una risoluzione del contratto in essere con Sacaim e di un nuovo appalto come unica perseguibile in maniera credibile. Insomma, per essere più chiari: pur giungendo come la classica goccia dentro un vaso già colmo di ben altre quantità d'acqua, l'atto della Provincia rischia di rivelarsi sul serio la crepa che fa crollare il palazzo di botto, in maniera irreversibile.

Maria-Rita-Livio-Candidata-PresidenteE poi c'è l'aspetto politico, per il sindaco ma ancora più per il Partito Democratico, quasi drammatico.

Nell'incredibile e intricata concatenazione di eventi che sta scuotendo alle fondamenta la politica lariana in queste settimane, i cardini sono 3: la giunta e la maggioranza a trazione Pd che seguono totalmente la via indicata dal sindaco Mario Lucini per concludere il cantiere proprio tramite la terza perizia di variante; il tragico pantano che quel percorso si è rivelato, con lo stato maggiore del Partito Democratico (leggi deputati Chiara Braga e Mauro Guerra) che proprio per sfuggire alle sabbie mobili che hanno inghiottito l'azione comunale si appellano al premier e segretario nazionale del partito, Matteo Renzi, per uscire via Roma (e tramite commissariamento nei fatti) dal fosso sul lungolago; e ora l'amministrazione provinciale guidata dalla presidente Pd Maria Rita Livio che taglia definitivamente le gambe o quasi a ogni speranza di mantenere in vita la proposta originaria del Comune di Como, con l'unica altra prospettiva di ingaggiare da qui a breve una guerra fratricida in Tribunale in caso di ricorso di Palazzo Cernezzi. lucini-paratie-6ott15-1Un mix politicamente mortale, in cui i ruoli del boia e dell'impiccato si mischiano indissolubilmente in una sorta di cappio partitico senza uscita: ovunque lo tiri, produce effetti negativi sull'una o sull'altra parte della stessa "famiglia". Parti che riconducono sempre allo stesso "corpo" di riferimento. Una beffa terribile che rischia di produrre ferite e cortocircuiti interni al limite del paradosso. Perché se anche dovesse ripartire entro qualche mese il cantiere, questo avverrà difficilmente senza lasciare "feriti" sull'uscio di casa.

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