Appalti osceni, ribassi, "coop pirata", micro-salari: Cgil all'attacco (con le firme)
La Cgil di Como ha presentato la raccolta firme a sostegno della proposta di legge popolare sul tema degli appalti. L'iniziativa - che da qui al 30 aprile prevede anche banchetti e iniziative in diversi punti della provincia (12 marzo al Valduce...
La Cgil di Como ha presentato la raccolta firme a sostegno della proposta di legge popolare sul tema degli appalti. L'iniziativa - che da qui al 30 aprile prevede anche banchetti e iniziative in diversi punti della provincia (12 marzo al Valduce, 16 marzo al Sant'Anna, 19 marzo all'Artsana e in una serie di altri luoghi di lavoro, 20 alla Cosmint) - si articola su alcuni punti essenziali: ripristinare la responsabilità solidale tra impresa appaltante e ditta appaltatrice; reintrodurre gli indici di congruità a garanzia dei livelli occupazionali; mettere in campo forme di controllo che contrastino l’illegalità e le infiltrazioni mafiose; sancire regole che tutelino nei cambi d’appalto la garanzia occupazionale e il rispetto dei diritti contrattuali; inserire sistemi di valutazione che permettano l’assegnazione a chi propone un’offerta economicamente più vantaggiosa e non il massimo ribasso; escludere dalle procedure di aggiudicazione degli appalti le imprese che abbiano gravemente violato gli obblighi nei confronti dei propri dipendenti, iscrivendole in un apposito registro presso l’Autorità Anticorruzione.
"Noi siamo coinvolti in particolare nei settori del terziario, dell'edilizia e dei trasporti oltre al campo dei servizi alla persona appaltati dalle pubbliche amministrazioni, dove riscontriamo situazioni al limite della decenza - ha affermato il segretario provinciale della Cgil, Alessandro Tarpini - L'obiettivo è modificare i meccanismi che hanno permesso che si creasse la situazione in cui ci troviamo".
Assieme a Tarpini, hanno descritto l'inquietante scenario degli appalti - specialmente quelli che finiscono nelle grinfie di "cooperative pirata" - i rappresentanti della Filcams, Ivan Garganigo, della Fillea, Francesco De Luca, e della Filt, Marco Fontana."Troppo spesso - ha proseguito Tarpini - ci troviamo davanti a gare d'appalto che non tengono minimamente presenti i criteri di legge. E sempre più spesso un altro fenomeno collegato è quello delle cooperative pirata, finte, farlocche che spesso fanno capo a personaggi già incappati in fallimenti o guai giudiziari, che vincono le gare con condizioni economiche insostenibili nel medio periodo. E infatti dopo 3 mesi iniziano a non pagare i contributi, dopo 6 i dipendenti e il risultato finale è che i costi si scaricano sulla collettività con fondo di garanzia dell'Inps, salvo trovare poco dopo gli stessi personaggi in altri appalti magari tramite prestanome. La lotta alle "cooperative pirata", anche in accordo con le associazioni delle cooperative sane (su tutte Legacoop e Confcooperative, ndr), è un tema importante".
"Le persone coinvolte nel settore degli appalti sul territorio - ha aggiunto il segretario generale del sindacato, Giacomo Licata - oscillano tra le 10 e le 13mila. Obiettivo della nostra proposta è normare un mondo che purtroppo spinge verso una riduzione dei diritti e dei salari dei lavoratori. Quindi è necessario introdurre tutele uniformi su tutte le tipologie di appalto nei diversi luoghi di lavoro, oltre ad avere norme di lavoro trasparenti sulle stazioni appaltanti. Senza contare la necessità di ridurre le stesse stazioni appaltanti, oggi addirittura 30mila in Italia".
Uno dei nodi centrali della questione è sicuramente il fenomeno delle esternalizzazioni dei servizi tramite gli appalti, fenomeno che coinvolge sia il pubblico che il privato e che - ancora una volta - incappa nel tema delle "coop pirata". Diversi gli esempi pratici citati: dalle aziende ospedaliere che cedono a cooperative esterne i servizi (spesso di pulizia), con forti riduzioni di orario per i lavoratori e conseguenti riflessi sui salari (600-800 euro, per i part time), passando per i metodi sovente adottati dalle società dei "corrieri espressi" che di volta in volta appaltano a cooperative il servizio di guida dei furgoni e di consegna della merce determinando il blocco degli scatti contrattuali per i "drivers", la perdita dell'anzianità e sovente senza corrispondere i Tfr. Discorso similie anche per i servizi pre e post scuola, mentre De Luca (Fillea) ha sottolineato come anche "decine di aziende del mobile abbiano esternalizzato lavorazioni artigianali, che alla fine vengono svolte spesso da stranieri con salari bassissimi". E' la cosiddetta "logica del massimo ribasso", che avvantaggia i committenti sul fronte della spesa ma spesso "attacca" diritti e stipendi dei lavoratori.