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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Un saluto a tutti, pieno di gratitudine

Quando il 17 luglio scorso comunicai con un breve post lo stop dell'attività quotidiana per qualche giorno di vacanza non avrei mai immaginato che quello sarebbe stato praticamente l'ultimo "articolo" che avrei fatto per Comozero come lo si è...

Quando il 17 luglio scorso comunicai con un breve post lo stop dell'attività quotidiana per qualche giorno di vacanza non avrei mai immaginato che quello sarebbe stato praticamente l'ultimo "articolo" che avrei fatto per Comozero come lo si è conosciuto nei suoi 2 anni esatti di vita. Soprattutto mai avrei pensato che quelle poche righe si sarebbero tramutate, 3 settimane dopo, nella premessa del commiato da quella che giornalisticamente (e non soltanto) era diventata la mia famiglia: Quicomo. E invece, per quelle strane curve che ogni tanto imbocca spericolatamente e senza preavviso il destino, oggi mi trovo a scrivere un saluto già pieno di nostalgia e gratitudine.

Non è questa la sede per addentrarmi su cosa farò, con chi e con quali obiettivi nella mia prossima redazione - che sarà quella di Espansione Tv, giusto per limitarmi all'informazione essenziale e dovuta - ma due parole su cosa è stato questo legame umano e professionale con Quicomo, con i suoi artefici - Dario Alemanno e Marco Azzan - oltre che con il nutrito gruppo di collaboratori e partner che gravitano attorno alla testata sono doverose. Ancor prima, spontanee e sentite.

Beh, non c'è molto da dire: lavorare al fianco di "papà Quicomo" significa per chiunque, e ovviamente lo è stato per me in ogni minuto di questa breve avventura, assaporare la libertà e l'indipendenza assolute in relazione al fare giornalismo. Il che non significa, ovviamente, produrre in assoluto il miglior giornalismo, come dimostrano anche le critiche (del tutto legittime) attirate in più occasioni dal mio metodo "aggressivo" e poco scodinzolante nei confronti di quello che possiamo genericamente chiamare "potere". Quello che è sicuro, invece, è che stare in Quicomo, soprattutto sotto un grembiulino discolo come quello di Comozero, ha significato poter scrivere liberamente, senza condizionamenti di sorta, senza dover sottostare a diktat o ricatti, senza dover chinare il capo di fronte a nessuno, senza piegare la visione della realtà alle simpatie o alle antipatie personali o - peggio ancora - del capetto di turno. Quel mondo lì da queste parti non esiste: non è piaggeria o malinconia all'italiana, è la verità.

So benissimo che per alcuni fedelissimi della testata il mio ingresso, a inizio 2015, fu e forse è continuato ad essere un piccolo shock per stile, metodo e linguaggio in rapporto alla tradizione più lineare, asciutta, austera del "marchio". Eppure - perché fare gli ipocriti? - quel mix inedito e azzardatissimo (ancora una volta, merito della libertà e della fiducia) ha premiato sotto ogni profilo. Cioè ben oltre i "clic", per essere molto chiari e pur senza negare l'importanza anche di quelli. Mettere in comune due esperienze diverse per formazione e approccio si è rivelato vincente e - parlo per me - professionalmente ha costituito una vetta e soprattutto un radicale aggiornamento di criteri e visioni con pochissimi eguali in 17 anni di lavoro.

Perché intraprendo un'altra strada dunque, se avevo tutto o quasi qui? La risposta essenziale - al di là di fattori importanti come quelli contrattuali, economici e materiali in genere - sta nella mia biografia. Due anni fa - molto prima che Quicomo spalancasse le porte a quel piccolo "straccione" chiamato Comozero - mi dimisi esattamente in questi giorni dal "Corriere di Como" per ricominciare (con il sussidio da disoccupato) da zero. Era finito un ciclo - quello a cui devo tutto, compresi gli ultimi due anni - almeno dentro di me. Ho iniziato con un blog gratuito scaricato da internet, mi sono pagato un sito che è vissuto 4 mesi e poi sono approdato qui. Ogni volta perdendo materialmente tutto quello che avevo fatto e ripartendo da zero (ecco perché scelsi Comozero come "titolo"). Esercita un fascino invincibile, per me, il ripartire da zero. L'intravedere un orizzonte a cui contribuire nella costruzione o nella trasformazione, il percepire la possibilità di una sorta di metamorfosi anche se non soprattutto personale, è qualcosa a cui non riesco fisicamente e mentalmente a dire di no. Ci sarà tempo e modo - altrove - per dare qualche informazione in più sul futuro del nuovo progetto che ho sposato.

Ora permettetemi di fermarmi qui nella scrittura di uno dei "pezzi" più difficili di sempre ringraziando le migliaia di persone che in questi mesi hanno seguito, letto, commentato, criticato, spessissimo materialmente creato tramite l'invio di foto, video e segnalazioni di ogni genere questa pagina e il lavoro che ci ho messo dentro con l'anima. Il mio grazie immenso spero giunga personalmente a ognuno di voi, dai fedelissimi agli acerrimi nemici. Siete stati la forza di questa pagina, sarete - come siete sempre stati - ancora la forza di papà Quicomo, che mi abbracciò all'inizio e mi ha abbracciato anche al momento del saluto.

A presto.

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