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Cronaca

Lariopoldi all'attacco dello statuto in Provincia. Chindamo: "Inserire sfiducia al presidente"

Laripoldi contro Villa Saporiti (per non dire proprio contro la presidente Maria Rita Livio e il Pd in genere), atto primo. A soli 3 giorni dall'evento di Lariofiere che ha riunito il mondo dei "renziani doc", scoppia il bubbone politico sul nuovo...

Laripoldi contro Villa Saporiti (per non dire proprio contro la presidente Maria Rita Livio e il Pd in genere), atto primo. A soli 3 giorni dall'evento di Lariofiere che ha riunito il mondo dei "renziani doc", scoppia il bubbone politico sul nuovo statuto dell'amministrazione provinciale. Ieri, non casualmente, bloccato a dispetto della seduta di consiglio teoricamente convocata proprio con l'obiettivo principale di approvarlo (peraltro, dopo 5-6 mesi di elaborazione da parte della commissione presieduta dalla forzista Maria Grazia Sassi e affidato per gli aspetti tecnici al segretario generale e a 3 segretari comunali esterni). Ma cosa ha determinato lo stop al nuovo statuto? La barriera frapposta politicamente e praticamente da diversi amministratori Lariopoldi e dal loro "braccio armato" nell'occasione, il renzianissimo vicesindaco di Bulgarograsso (e organizzatore della Lariopolda), Fabio Chindamo (numero 2 del renzianissimo e Lariopoldo sindaco del paese, Giampaolo Cusini).

Villa SaporitiLe cause sono due: una di forma, il nervosismo alle stelle dell'area renziana per le tappe forzate imposte da Villa Saporiti all'assemblea dei sindaci per valutare lo statuto, spedito nei Comuni il 20 maggio e richiesto "indietro" con eventuali osservazioni il 25 per l'approvazione in consiglio provinciale il giorno dopo, cioè ieri. E poi un'osservazione vera e propria al documento, sempre formulata da Chindamo: la richiesta di introdurre il voto di sfiducia al presidente della Provincia (qualunque e sempre, ovviamente) pur con un meccanismo tutt'altro che agevole (per presentare la sfiducia sarebbe richiesto un quorum dei due quinti dei sindaci e per approvarla i due terzi dei Comuni, ma tenendo anche conto del numero relativo alla popolazione). Insomma, più un segnale politico forte e chiaro dei Lariopoldi a Maria Rita Livio e al Pd comasco, che un vero chiavistello immediato per far saltare il banco.

Pesanti, su tutti i temi citati, la posizione di Chindamo, che comunque (assieme ad altri Comuni) ha ottenuto lo stop all'approvazione dello statuto, grazie anche a una frattura interna a Forza Italia (Maria Grazia Sassi, presidente della Commissione che lo ha licenziato, puntava all'okay rapido, i suoi colleghi di partito Marco Campagna e Mario Pozzi no e non sono mancate le tensioni che hanno poi portato al rinvio ad altra seduta). fabio-chindamo"Dopo mesi di silenzio il 20 maggio scorso arriva ai comuni la bozza del nuovo statuto provinciale, la carta che dovrà disegnare la "nuova provincia dei comuni". In 5 giorni i comuni avrebbero dovuto dire la propria opinione sul testo, senza un confronto, una presentazione da parte degli estensori del testo. Prendere o lasciare seppur è da mesi, così dicono, che la commissione statuto sta lavorando - afferma il vicesindaco di Bulgarograso - Con qualche amministratore ho confezionato un'osservazione al telefono e via mail, il tempo per discutere e approfondire non c'era. Ieri il consiglio provinciale voleva licenziare la bozza così come era stata scritta. Un'accelerazione improvvisa a qualche giorno dall'elezione di alcuni comuni su un documento strategico, la "Costituzione" della Provincia. Ma è questo il metodo che si vuole ancora tenere rispetto a questi temi? Una impennata di decisionismo da chi in altri contesti direbbe che le regole si devono scrivere insieme". "Ma allora - conclude Chindamo - quale ruolo avranno i Sindaci della nostra Provincia? La proposta fatta è semplice. Introdurre la sfiducia al presidente per riequilibrare i ruoli e i pesi. Tra Presidente, Consiglio e Assemblea dei Sindaci.Sarebbe stato bello utilizzare il #metodolariopolda, durante il quale al tavolo Enti locali che ho coordinato c'erano amministratori provinciali, comunali e parlamentari. Dove tutti avevano lo stesso peso, dove contano le idee più che le appartenenze".

Parole nettissime, dunque, che sembrano un avvertimento chiarissimo sia a Maria Rita Livio che ai consiglieri Pd (non renziani) che siedono in consiglio provinciale e anche al Partito Democratico stesso: da ora in poi, i conti senza il "mondo Lariopoldo" non si fanno più.

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