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Cronaca

La giunta cestina il referendum su Libeskind. Ira Rapinese: "Umiliati 4.477 comaschi"

Come ormai ampiamente previsto, la giunta di Palazzo Cernezzi ha cestinato una volta per tutte la richiesta di referendum sul monumento di Libeskind avanzata - con il supporto di oltre 4mila firme di residenti in città - dal consigliere comunale...

Come ormai ampiamente previsto, la giunta di Palazzo Cernezzi ha cestinato una volta per tutte la richiesta di referendum sul monumento di Libeskind avanzata - con il supporto di oltre 4mila firme di residenti in città - dal consigliere comunale Alessandro Rapinese e dalla collega di lista Ada Mantovani. Profili di illegittimità e rischi di responsabilità contabile: sono queste le motivazioni presentate oggi dal segretario generale del Comune di Como Tommaso Stufano, che hanno portato la giunta a deliberare di non indire il referendum. Il quesito era: "Vuoi che venga installato il monumento Life Electric sulla diga foranea Piero Caldirola?".

Alla base della decisione dell'esecutivo, figurano le relazioni di Antonella Petrocelli, segretario generale di Palazzo Cernezzi fino allo scorso maggio e quella appunto di Stufano. Tali atti evidenziano, oltre al fatto che i lavori sono stati aggiudicati e che è stato contrattualizzato l'impegno tra le parti per la sponsorizzazione, la circostanza dell’intervenuta posa del monumento stesso. Il consiglio comunale, inoltre, con l'approvazione della variazione di bilancio nel novembre 2014, ha approvato l'inserimento dell'intervento di posa del monumento negli strumenti di programmazione. Da qui, l'illegittimità (alla luce anche di orientamenti giurisprudenziali relativi all’indizione di referendum con uno stato avanzato di attivazione/esecuzione dell’opera) , la dispendiosità (180mila euro la spesa prevista per le operazioni referendarie) e l'intempestività della consultazione, visto, appunto che il monumento è già stato posato. Furioso il consigliere comunale Alessandro Rapinese, promotore del referendum: "La decisione è unicamente politica perché Lucini poteva benissimo fermare l'iter quando abbiamo concluso la raccolta delle firme. In realtà il sindaco e l'assessore Spallino semplicemente non hanno voluto farlo e hanno voluto imporre il monumento alla città con tracotanza e arroganza. Quel monumento rimane un'opera decisa dal sindaco e un assessore con un'associazione di privati ridicolizzando le prese di posizioni degli Ordini degli ingegneri e degli architetti e ignorando completamente la volontà di partecipazione espressa dai 4.477 cittadini che hanno firmato per il referendum e che oggi sono stati umiliati. Per conto mio, fino a che quel monumento sarà sulla diga io non ci andrò più in attesa di tornare a Palazzo Cernezzi dalla porta principale, dopo le elezioni del 2017. Con me porterò le migliaia di cittadini che per la giunta Lucini non sono mai esistiti e che sono stati trattati da reietti come me. In quel momento consumeremo la vendetta rispetto a quanto accaduto in questi giorni: quel monumento sparirà dalla diga".

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