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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Il lago in piazza, un Comune spettro di se stesso e la dignità del passo indietro

EDITORIALE - Sarà anche impopolare dirlo, in questi giorni, eppure chi scrive ricorda nitidamente due episodi del novembre 2014 legati al dirigente comunale del settore reti e strade Pietro Gilardoni, oggi come noto coinvolto pesantemente...

pietro-gilardoni-dirigenteEDITORIALE - Sarà anche impopolare dirlo, in questi giorni, eppure chi scrive ricorda nitidamente due episodi del novembre 2014 legati al dirigente comunale del settore reti e strade Pietro Gilardoni, oggi come noto coinvolto pesantemente nell'inchiesta su paratie e appalti pubblici condotta dalla Procura di Como. Il primo riguarda la notte tra l'11 e il 12 novembre di due anni fa ma in realtà culmina con un'apparizione sullo schermo dello mio smartphone all'alba del secondo giorno. Ovvero quando si illuminò un sms inviato dal dirigente poco dopo le 6 del mattino con cui si avvisavano i media dell'avvenuta fuoriuscita del Lario in piazza Cavour. Il secondo episodio si riferisce alla notte successiva, quando - nel documentare le ore più terribili di quell'ondata di maltempo che sferzò il Comasco - per la terza o quarta volta nel giro di una giornata incontrai Gilardoni e un paio di suoi tecnici completamente fradici ancora nel cuore di piazza Cavour, reduci da sopralluoghi su zone franate o allagate. Era, indicativamente, mezzanotte e mezza. Diciotto ore dopo l'sms del mattino.

Non vi è malinconia o improvvisa beatificazione degli (apparenti) sconfitti, in questi due elementi. Il tema è tutt'altro e collima con una domanda già emersa ferocemente nei giorni scorsi e resa soltanto più profonda e forse dolorosa dall'esondazione odierna. La questione è: quanto può durare, prima di un collasso sordo e devastante, un'amministrazione comunale ridotta nelle condizioni che tutti conosciamo, tra crisi politiche, arresti, caos generalizzato, aria di terrore in corridoi e uffici? Quanto potrà proseguire la strenua (accanita?) resistenza del mal assortito tandem attuale formato da organi politici da mesi senza più un bandolo della matassa reale da seguire e da una macchina amministrativo-burocratica depotenziata quando non falcidiata, sfibrata umanamente e tecnicamente e nella sostanza immobilizzata da indagini, quotidiane visite delle forze dell'ordine, legittimi timori personali misti a malcontento venato da lampi di ribellione?

Ferro-Gerosa-6feb16In un quadro siffatto, in cui il cantiere copertina dell'amministrazione - le paratie - è diventato un inestricabile rebus a rischio commissariamento esterno, dove persino l'altro intervento simbolo su Villa Olmo, apprendiamo oggi dalle cronache de "la Provincia", viaggia con enormi ritardi e rischia la paralisi a causa dell'assenza del dirigente Antonio Ferro agli arresti domiciliari, dove qualsiasi altro ipotetico progetto di medio-lungo respiro - piano del traffico in primis - è divenuto una sorta di bomba a orologeria sia tecnica che politica a un anno dal voto, dove i superpremi per i dirigenti sono bloccati "causa imbarazzo", dove il settore legale dell'amministrazione ha il dirigente indagato, come si può realmente garantire ai cittadini una gestione sana, lucida ed efficace della cosa pubblica?

lago-piazza-17giu16-8Il caso dell'esondazione di oggi, in questo senso, sembra tratto da un romanzo grottesco. O drammatico. E lo dicono fatti conclamati, non - come pure qualcuno può legittimamente sostenere - "la voglia di fare sempre polemica". Basta sgranare il rosario degli eventi delle ultime ore per rendersene conto, se si è onesti intellettualmente.

allerta meteoDa giorni la Lombardia è sferzata da un'ondata anomala e fortissima di maltempo, basti pensare che da giorni il lago in piazza Cavour si presentava al limite dell'esondazione e in Valtellina - da dove proviene la grandissima parte d'acqua che gonfia il Lario - il 13 giugno scorso si sono registrati 96 sfollati nella zona di Verceia con un treno deragliato sulla linea Colico-Chiavenna e la linea interrotta per ore. Le previsioni del tempo (alleghiamo a lato il bollettino ufficiale diramato dalla Protezione civile) ieri indicavano la certezza assoluta di ulteriori forti precipitazioni su Como e dintorni anche nella notte.

grafico lagoCome se non bastasse, era stato sufficiente il forte temporale di ieri attorno alle 17 a portare il lago sul marciapiede, i tombini ad allagare la corsia a destra divenuta impraticabile al traffico e trasennata dai vigili, e soprattutto a far impennare paurosamente la linea di riempimento del Lario, come dimostra il grafico ufficiale del Consorzio dell'Adda che pubblichiamo qui a lato. Insomma, che il lago nella notte fuoriuscisse come poi avvenuto oggi non era una possibilità e nemmeno una probabilità: era una certezza scolpita nella pietra. Risultato? Nessuno. O meglio, il peggiore possibile: l'inazione assoluta. La fatale attesa degli accadimenti.

lago-piazza-17giu16-7Si è aspettato - il Comune di Como per primo l'ha fatto - che l'acqua invadesse pacificamente la strada per interrompere la circolazione, dirottare il traffico altrove e, quando l'emergenza era già conclamata e i cittadini infuriati per caos, disagi e assenza di informazioni precise, mettere su in fretta e furia i classici percorsi alternativi. Le foto lo testimoniano in maniera drammatica: alle 9 del mattino sul lungolago non c'era ancora nemmeno un sacco di sabbia posato a pietosa barriera di fronte alle acque.

tweet-lungolago-chiusoUna disorganizzazione pratica totale si è impossessata di un palazzo senza guida né prontezza di intervento, fino a tramutarsi in sciagura sul fronte informativo. A parte - dicono da Palazzo Cernezzi - l'aggiornamento dei pannelli a messaggio variabile sulle strada, la prima comunicazione formale della chiusura al traffico è stata affidata a un tweet partito dall'account ufficiale del Comune alle ore 8.51, almeno 4-5 ore dopo l'esondazione. E comunque si è trattato di 140 caratteri senza alcun ragguaglio sui percorsi alternativi, sulle strade aperte o chiuse, su eventuali provvedimenti ulteriori da prendere o in fase di valutazione. Si è dovuti arrivare poco prima delle ore 10 per vedere comparire sul sito comunale qualche informazione in più mentre il resto della poderosa macchina comunicativa dell'amministrazione e dei suoi esponenti istituzionali, efficacissima quando c'è da cinguettare ciliegi o festival musicali, taceva e (forse) leggeva altrove quanto stava accadendo. Anzi, da quanto siamo riusciti a ricostruire, in via Vittorio Emanuele non si riusciva nemmeno a parlarsi da un corridoio con l'altro, visto che l'Ufficio comunicazione - in larga parte incolpevole in quanto terminale del flusso bloccato a monte - pare abbia ottenuto le prime informazioni circostanziate da diffondere soltanto poco prima delle 9.

giunta-como-13lug15Tutto questo significa che un tweet alle 6 del mattino, un sito ufficiale aggiornato alle 7 o i sacchi si sabbia, la cartellonistica e le transenne predisposte già dalla notte prima avrebbero evitato disagi e proteste in assoluto? Ovviamente no, saremmo degli idioti anche solo a pensare una cosa simile. Problemi, ingorghi e polemiche si sarebbero levati comunque, su questo non c'è da dubitare. Ma, almeno, l'istituzione avrebbe fatto, appunto, l'istituzione. Avrebbe dato prova, pur nei suoi limiti, di "essere sul pezzo", di lavorare per tempo al fine di alleviare almeno i disagi dell'emergenza, avrebbe dimostrato ai cittadini prontezza e attenzione invece di dare una sensazione di impreparazione totale, disastrosa, senza scusanti.

Ed è forse di fronte a casi simbolo come quello di oggi - forse meno gravi in assoluto di un dramma paratie, ma profondamente più spaventoso se proiettato sulla gestione quotidiana che attende Como nei prossimi 12 mesi - che in quel dannato palazzo si dovrebbe davvero riflettere se sia meglio continuare a indire fumose riunioni politiche per misteriosi 4-5 punti che garantiscano la mera sopravvivenza di liste e partiti per l'anno a venire o se non sia più dignitoso prendere atto di una situazione per molti versi ormai ingestibile, persino al di là delle proprie responsabilità, e magari fare un onesto passo indietro.

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