I documenti intimano la rimozione ma la casetta rimane. Cariboni e Mantovani attaccano
Durissime polemiche in consiglio comunale per la vicenda delle casette con funzioni di ristorante-bar posizionate dal Consorzio Como Turistica sulla passeggiata Amici di Como. Come noto, dopo un'iniziale concessione data dall'Ufficio Commercio di...
Durissime polemiche in consiglio comunale per la vicenda delle casette con funzioni di ristorante-bar posizionate dal Consorzio Como Turistica sulla passeggiata Amici di Como. Come noto, dopo un'iniziale concessione data dall'Ufficio Commercio di Palazzo Cernezzi - peraltro arrivata ufficialmente dopo che le casette erano già state costruite al 90% - sabato scorso la stessa amministrazione ha revocato la concessione ai privati perché si è "scoperto" che serviva un'autorizzazione di carattere ambientale-paesaggistico per una simile installazione sul lungolago.
Ora, a dispetto del provvedimento di revoca della concessione che - testualmente - "intima l'immediata rimozione di quanto messo in opera" (qui il documento integrale), le casette sono intonse nello stesso posto. Pare - stando alle informazioni ufficiali ottenute oggi da Palazzo Cernezzi - in virtù di una richiesta giunta dal Consorzio Como Turistica di non rimuovere le casette fino a che la necessaria Conferenza dei servizi (che unisce Comune, Provincia e Soprintendenza) non avrà dato un verdetto definitivo sulla possibilità o meno di una simile installazione. Difficile capire quale sia l'appiglio legislativo per cui una richiesta di un privato sovrasti un atto ufficiale del Comune, ma tant'è.
Questo sviluppo, però, non è passato inosservato - come si diceva - ai consiglieri comunali, prima tra tutti Eva Cariboni di Amo la mia città. La quale, dopo aver elencato diffusamente i riferimenti normativi secondo cui la casetta del Consorzio non poteva in alcun modo essere posizionata sul lungolago senza un via libera paesaggistico, ha usato toni "politici" durissimi. "Credo sia doverosa e obbligatoria l'immediata rimozione della casetta e il ripristino dei luoghi - ha affermato Eva Cariboni - Questa vicenda non fa fare bella figura all'amministrazione e il mio auspicio è che le casette spariscano e il soggetto proponente rinunci alla loro collocazione sul lungolago. Trovo poi aberrante che si possano autorizzare installazioni del genere in un punto di pregio come il lungolago, creando tra l'altro un precedente. Penso sia difficile per me, come per qualunque altro cittadino, non farsi venire legittimi dubbi sul fatto che certe proposte avanzate da alcuni soggetti godano di una corsia preferenziale".
Anche la consigliera Ada Mantovani (Adesso Como) è stata perentoria nel condannare la gestione del caso da parte del Comune: "Ho grosse perplessità sull'aspetto della comunicazione, visto che il notiziario non ha detto nulla finora sulla vicenda. Ma il vero probema è come vengono esaminate le pratiche dagli uffici. Oltre all'aspetto paesaggistico - ha aggiunto la consigliera - mi chiedo sotto un aspetto legale e giuridico (Mantovani è avvocato, ndr) come sia stata valutata la possibilità di dare la concessione a un'attività che ha sicuramente un rilievo economico importante senza la possibilità di fare un bando per la gestione. Non vorrei valesse la legge del più forte, mentre la legge deve essere uguale per tutti".