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Cronaca

Gisella Introzzi e la fine di Amo la mia città: "Puntavamo su ascolto e partecipazione. Non interessano"

"A differenza di altre organizzazioni, noi non abbiamo mai avuto obiettivi di tornaconto personale, né in termini economici né di potere fine a se stesso. Quindi, arrivati a un certo punto e contando su poche risorse e poche energie, abbiamo...

"A differenza di altre organizzazioni, noi non abbiamo mai avuto obiettivi di tornaconto personale, né in termini economici né di potere fine a se stesso. Quindi, arrivati a un certo punto e contando su poche risorse e poche energie, abbiamo preferito chiudere di comune accordo un'esperienza che è stata bella e originale ma che nessuno voleva tenere in piedi a tutti i costi fino a scomparire per inerzia". Gisella Introzzi, anima dell'associazione "Amo la mia città" e della lista civica conseguente, parla della chiusura definitiva dell'avventura ("Preferisco non parlare di scioglimento"). Dopo due anni passati da assessore prima del turbolento rimpasto di giunta e contando ancora in consiglio comunale su Eva Cariboni che comunque manterrà la "sigla", Introzzi non nega le oggettive difficoltà del movimento civico ma non nasconde nemmeno una sorta di "impermeabilità" del mondo politico comasco verso il suo progetto.

"Rispetto a 3 anni fa - dice - il panorama politico di Como e anche nazionale sono cambiati molto. Dopo un confronto tra chi è rimasto fino a oggi parte attiva dell'associazione abbiamo deciso di voltare pagina. Non ci sono state liti, divisioni o polemiche di alcun tipo: abbiamo soltanto valutato che le poche risorse disponibili e le poche energie rimaste a questo punto era meglio impiegarle altrove. L'esperienza e le persone che le hanno dato vita non spariscono, comunque". Tra i motivi - generali, senza mai arrischiare un nome o una sigla di partito - che hanno condotto l'associazione al passo d'addio, Gisella Introzzi non nega la difficoltà di condividere concetti quali "partecipazione, condivisione o ascolto" con i compagni di viaggio (e qui a chi scrive torna alla mente il rapporto più che burrascoso con ampi spezzoni del Pd comasco, ndr).

palazzo-cernezzi-2"La parola disinteresse è centrale, nei suoi significati opposti: da un lato, né io né chi ha fatto parte dell'associazione ha mai avuto interesse per potere, poltrone o arricchimenti ma si voleva soltanto portare un pezzo di società civile alla prova dell'amministrazione della città, per dare un contributo diverso rispetto a quello dei partiti o in generale delle organizzazioni più forti e strutturate. Dall'altro lato, però, abbiamo riscontrato anche la difficoltà estrema nel portare le nostre istanze di partecipazione, di ascolto della città al centro dell'attenzione. Le cose che dicevamo interessano poco o non venivano ascoltate, e nel contempo si è affermato negli ultimi anni un modello politico e culturale che fa fatica a risconoscere e accettare i contributi della società civile. E' un modello di politica che scontenta molti, che allontana tanti cittadini dalla cosa pubblica ma su cui alla fine abbiamo capito che non saremmo riusciti a incidere. Quindi, tornando a ciò che dicevo prima, il nostro disinteresse verso obiettivi e fini prevalenti in altri soggetti si è rivelato anche un limite, paradossalmente". Ribadisce spesso, Introzzi, il concetto di "energie nostre poco utilizzate e comprese, per usare un eufemismo"

"Penso ad esempio al concetto di partecipazione che noi intendevamo valorizzare ed estendere per le scelte importanti in città e che invece non è mai stato riconosciuto come un valore un più". Non cita mai, l'ex assessore, il sindaco, il Pd o altri esponenti o partiti: ma è chiaro che i riferimenti, ancorché non definiti, vanno cercati nella coalizione con cui Amo la mia città si presentò al voto del 2012.

A conti fatti, dunque, al netto della difficoltà strutturale della lista nel reperire risorse, tempo e forze per dare continuitù al progetto, ecco la scelta chiudere: "Senza poter incidere e senza vedere affermare almeno in parte i valori civici che portavamo con la nostra esperienza, andare avanti tanto per farlo, tra mille fatiche, non avrebbe avuto alcun senso". consiglio-comunale-2E il futuro, in un momento in cui - proprio a Palazzo Cernezzi - grandissima è la confusione sotto i lampadari della sala consiliare tra strappi civatiani nel Pd, sussulti anti-tasse in Paco-Sel, battitori liberi (dalla stessa Eva Cariboni a Roberta Marzorati della Lista per Como) che spesso si sono rivelate spine nel fianco per la giunta? "Un futuro definito ora non c'è - chiude Gisella Introzzi - Nessuno di Amo la mia città aveva bisogno di difendere la continuità del progetto a tutti i costi per ricandidarsi nel 2017, tantomeno io. E poi le persone e le idee che hanno dato vita alla nostra esperienza rimangono. Tra due anni, quando si voterà a Como, credo tra l'altro che il panorama sarà ancora diverso da quello di oggi. E allora vedrò se e come si potranno riproporre i nostri valori politici e personali".

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