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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Gagliardi: "Vincitori trionfalisti ma il Pd è diviso. Orsenigo? Mano di bianco su problemi irrisolti"

Riccardo Gagliardi, al centro "E pensare che, quando mancava un solo voto, eravamo 28 a 23. Se l'ultima scheda fosse andata a me...". Lascia in sospeso la frase, Riccardo Gagliardi, ma il significato è evidente: il "rischio" - per Gagliardi da...

Riccardo Gagliardi, al centro

"E pensare che, quando mancava un solo voto, eravamo 28 a 23. Se l'ultima scheda fosse andata a me...". Lascia in sospeso la frase, Riccardo Gagliardi, ma il significato è evidente: il "rischio" - per Gagliardi da intendersi come speranza - che alla fine la sfida per la segreteria provinciale non raggiungesse il quorum per la validità dell'elezione di Angelo Orsenigo e demandasse l'esito a un congresso vero e proprio è stato grandissimo. "Enorme, direi", aggiunge l'interessato. Ma ormai questi sono retroscena di una storia scritta: Orsenigo, con 29 voti, da lunedì sera è il successore di Savina Marelli alla guida del Pd in provincia di Como. La battaglia tra i due contendenti è stata aspra e tutto sommato - pur nel fair play del "dopogara" - la sensazione è che certe ruvidezze non siano affatto sparite con il voto dell'assemblea provinciale dell'altroieri.

foto-gruppo-orsenigo"La realtà - attacca subito Gagliardi - è che il partito è diviso in due e il voto in assemblea lo dimostra. Io sapevo delle difficoltà della mia candidatura, ma a conti fatti il voto finale, in termini numerici e percentuali, con oltre il 40% dei votanti che di fatto ha sostenuto la mia linea alternativa a quella proposta da Orsenigo, mi pare molto significativo". L'ex vicepresidente del Pd lariano garantisce "assoluta lealtà al partito" ma proprio non ha digerito qualche apparente "trionfalismo post-vittoria della controparte".

Angelo Orsenigo

"Ammetto che proprio non mi è piaciuta la mancanza di consapevolezza della situazione reale - afferma Gagliardi - Ho visto inni alla grande vittoria che sinceramente mi sono sembrati fuori misura. La verità è che il Pd è diviso in due parti e che un congresso vero sarebbe stato senza dubbio la soluzione migliore per individuare la nuova segreteria provinciale oltre a permettere un confronto aperto e trasparente tra le varie anime del Pd. Tra l'altro, dopo un congresso con il coinvolgimento degli iscritti sarebbe stato anche più facile sedersi a un tavolo successivamente per ragionare su come meglio rappresentare le anime all'interno del partito, mentre la soluzione del voto in un'assemblea la cui composizione risale al 2013 e che alla fine ha deciso il segretario con i voti minimi necessari a mio avviso non garantisce la piena legittimità di chi ha vinto. Ciò non toglie, naturalmente, che io e chi ha sostenuto la mia candidatura saremo sempre leali verso il Pd e che ora il discorso è chiuso. Il rammarico, però, rimane, così come la sensazione che la vittoria di Orsenigo rappresenti poco più di una "mano di bianco" sui problemi aperti nel partito e su una struttura che alla fine rimarrà identica a prima, nella sostanziale e dichiarata continuità con il recente passato e i con i suoi problemi. Mai denunciati, peraltro, dallo stesso Orsenigo che pure oggi sembra ammetterne l'esistenza".

Parole dure, insomma, da parte di Gagliardi, che poi annuncia l'indisponibilità ad entrare nella nuova segreteria provinciale in via di definizione da parte del neosegretario: "Chi ha vinto gestisca la parte esecutiva del partito, con i propri uomini. Un discorso diverso, invece, si potrebbe aprire per quanto riguarda l'assemblea provinciale che potrebbe ripartire proprio dalla guida affidata a un rappresentante dell'altra metà del Pd".

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