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Furti di seta, arrestati quattro comaschi: rivendevano a cinesi di Prato

Fermata la banda dei furti di seta che nell'ultimo anno ha rubato dalle aziende tessili comasche merce per un valore di 350mila euro. Si tratta di quattro uomini residenti tutti a Como e Mariano Comense. Avevano colpito ben 7 volte rubando seta...

Fermata la banda dei furti di seta che nell'ultimo anno ha rubato dalle aziende tessili comasche merce per un valore di 350mila euro. Si tratta di quattro uomini residenti tutti a Como e Mariano Comense. Avevano colpito ben 7 volte rubando seta pronta per la stampa e l'avevano poi rivenduta nel Pratese a cinesi che si ritiene fossero ignari. In conferenza stampa oggi il questore di Como, Michelangelo Barbato, e il capo della squadra mobile, Giuseppe Schettino, hanno fornito i dettagli dell'operazione di polizia.

Le aziende e i furti - Le aziende colpite sono state la Ellebi di Cantù (15mila metri rubati nell'agosto 2011), la Aletex di Lipomo 160mila euro nell'agosto 2010), la Fasac di Villa Guardia (10mila metri nel febbraio 2011), BM Print Style di Villa Guardia (13mila metri nel giugno 2011), Neoseta (40mila metri per un valore di 150mila euro nel maggio 2010 e altri 5mila euro nel maggio 2011, più un terzo tentativo di furto).

Gli arrestati - L'indagine della squadra mobile di Como ha portato all'arresto di quattro uomini, tutti residenti nel Comasco. Si tratta di Angelo Medici, 50 anni residente a Como, Guido Patelli, 60 anni residente a Como, Marco Piscitelli, 49 anni di Como, Natale Trezzi, 58 anni di Mariano Comense.

Come operavano - La banda agiva insieme. Spesso effettuavano furti dopo avere eseguito un sopralluogo nell'azienda scelta per studiarne i sistemi di allarme e i tempi di intervento e di ronda delle pattuglie di vigilanza. Si servivano di telefoni intestati a nomi fittizzi e proprio per questo motivo sono in corso indagini su un negozio di telefonia che si sospetta essere stato compiacente nel fornire tali numeri di cellulare. In un caso la banda ha stoccato la merce rubata nascondendola all'interno della stessa azienda colpita, ne ha prelevato un campione e l'ha sottoposto all'approvazione dell'ignaro acquirente cinese. Una volta avuto l'ok la banda ha provveduto ad effettuare il furto. Negli altri casi la merce veniva stoccata all'interno di altre aziende comasche tuttora sotto indagine.

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