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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Festa del Sacrificio a Muggiò: se il nostro lavoro finisce nel tritacarne della malafede

EDITORIALE - E' necessario fare alcune precisazioni sulla vicenda della "Festa del Sacrificio" che la comunità islamica di Como - segnatamente l'associazione che si raduna a Camerlata - ha organizzato, previa autorizzazione della giunta comunale...

EDITORIALE - E' necessario fare alcune precisazioni sulla vicenda della "Festa del Sacrificio" che la comunità islamica di Como - segnatamente l'associazione che si raduna a Camerlata - ha organizzato, previa autorizzazione della giunta comunale, per il 23 settembre prossimo in piazza d'Armi a Muggiò. La notizia - perché, a dispetto delle critiche del tutto legittime in base alle opinioni personali ma nel contempo completamente infondate, quella è una notizia - è apparsa per la prima volta proprio su Comozero, la pagina di Quicomo che in prevalenza si occupa di politica, amministrazione e atti/eventi collegati. Il titolo con cui veniva presentata la vicenda era questo: "Raduno islamico a Muggiò: il 23 settembre la Festa del Sacrificio in piazza d’Armi". Venivano - in sintesi - date queste informazioni: la richiesta è partita dall'Associazione culturale islamica; la giunta ha concesso l'area per il singolo giorno chiedendo un canone forfettario di 20 euro e una cauzione di mille, peraltro già versata ai tempi dello svolgimento del Ramadan nella stessa zona e non ancora ritirata; veniva specificato che non sarebbe stato collocato il tendone "classico" ma soltanto i tappeti necessari alla preghiera; ma soprattutto - siamo al doppio dunque - era chiaramente indicato che non si sarebbe tenuto alcuno "sgozzamento" di animali sulla pubblica piazza, evento cruento al limite demandato a stabilimenti specializzati, e nemmeno a livello di corredo fotografico all'articolo è stata utilizzata qualsivoglia immagine che riportasse a un sacrificio a cielo aperto.

Perché questa pignola ricostruzione, peraltro verificabile consultando qui l'articolo originale, rimasto tale e quale finora? Perché, nostro malgrado - e ammetto: con grande dispiacere per chi scrive e ha redatto l'articolo originario - quella trentina di righe scarse sono sfuggite alla loro reale dimensione, per quanto legittimamente criticabile, e sono diventate, ci sia concesso, "un mostro" dotato di vita maligna propria. Non riproponiamo qui l'infinita serie di riprese di quelle informazioni, successivamente deformate, distorte e strumentalizzate a ogni livello: politico, popolare, religioso e animalista. Basti pensare - come è ancora facile riscontrare digitando le parole chiave della vicenda su ogni motore di ricerca - che nel volgere di poche ore, con manipolazioni più o meno sofisticate dei contenuti originari pubblicati da Comozero, si è accreditata da più parti una realtà per nulla coincidente con lo stato dei fatti. Con un esito falso e infausto: accreditare l'idea che il prossimo 23 settembre, a Muggiò, sarebbe stato sgozzato un animale in piazza per celebrare la ricorrenza musulmana. Cosa non soltanto non vera, ma non rintracciabile in alcun modo nell'articolo originale né tantomeno nella delibera originaria approvata dalla giunta di Como. Eppure, sono state lanciate raccolte di firme per dire no allo sgozzamento in piazza, sono circolate (anche su quotidiani a diffusione nazionale, oltre che su ignobili altri "contenitori" web) foto sanguinolente di animali sventrati all'aperto, sono state lanciate campagne per fermare "la mattanza" di piazza d'Armi e si è arrivati al colmo del sindaco di Como minacciato e intimidito da fanatici ed estremisti di estrazioni varie. La nostra stessa testata è stata accusata di fomentare l'odio razziale. E tutto per una presunta mattanza su suolo pubblico che - giova ripeterlo - a Como non è mai stata né prevista né realizzata.

La conclusione possibile, a questo punto, è una sola. Ognuno, ovviamente, è assolutamente libero di non condividere la ricorrenza islamica e le sue modalità di celebrazione, così come è evidentemente legittima la contestazione politica rispetto a un atto ufficiale della giunta cittadina. Altra cosa, però, è la pratica che ha infilato anche la nostra professionalità e il nostro lavoro in uno sporco tritacarne finalizzato a strumentalizzare oltre ogni limite una vicenda se si vuole opinabile ma che ha contenuti e forma delimitati e precisi. Chi scrive - ma il pensiero è stato ovviamente condiviso con direttore e colleghi - si dissocia dunque apertamente dalla più o meno velata falsificazione del vero che qui è stato riportato, pur senza minimamente voler intaccare la libertà di espressione e opinione di nessuno sulla vicenda in sé. Il modo di lavorare, il tono degli articoli, la cernita delle notizie, le opinioni che su queste colonne vengono proposti posso ovviamente non piacere, essere attaccati e persino essere ritenuti disgustosi. Modificare furbescamente il contenuto e le informazioni che offriamo ai nostri lettori con l'obiettivo (pur con l'inevitabile alea dell'errore umano) della massima veridicità, attinenza al reale e trasparenza possibili, dopo verifiche e approfondimenti in cui oguno di noi gioca faccia e professionalità, sarà sempre pratica che condanneremo senza attenuante alcuna.

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