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Cronaca

Ex scuola di via Binda: 6mila metri cubi di nuove case e polemica sulla perizia "svalutata"

Seimila metri cubi in più rispetto ad ora, una perizia economica “sbagliata” per circa 700mila euro, un rischio geologico non pronosticato, polemiche e orgogliose rivendicazioni del proprio operato. E' stato un tranquillo consiglio comunale di...

Seimila metri cubi in più rispetto ad ora, una perizia economica “sbagliata” per circa 700mila euro, un rischio geologico non pronosticato, polemiche e orgogliose rivendicazioni del proprio operato. E' stato un tranquillo consiglio comunale di baruffe quello andato in scena ieri sera a Palazzo Cernezzi e incentrato sulla vendita dell'ex scuola aperta di via Binda. Tema molto sentito di suo – già negli anni scorsi, a ogni ipotesi di vendita si sollevarono polemiche e contrarierà di vario genere – e che ieri sera non ha mancato di riservare colpi di scena e scontri politici. Perchè? Essenzialmente per due motivi: la necessità per la giunta, tramite voto consiliare, di apportare una clamorosa correzione della stima iniziale fatta sul valore dell'immobile (valutato dal professionista esterno Angelo Caruso Spaccaforno, dietro incarico di 12mila euro, inizialmente un milione e 700mila euro e ora invece un milione e spiccioli); e poi per il tema ambientale legato al sensibile aumento di cubatura che interesserà la zona verde appena sopra il centro di Como. Due modifiche da inserire in una doppia modifica documentale: il piano delle alienazioni del Comune e nelle carte urbanistiche.

A innescare le prime polemiche è stata la “svalutazione” - tramite correzione della perizia e dopo le iniziali proteste dell'opposizioni - del prezzo dell'ex scuola di via Binda, valutata dal professor Spaccaforno (docente di Estimo territoriale e di Economia delle costruzioni al Politecnico di Milano) inizialmente 1,7 milioni, ora scesi a uno soltanto. Un crollo della valutazione legata alla riduzione della volumetria ipotizzata, sempre in un secondo momento, dal Comune: oggi l'ex scuola ha un volume di 3.993 metri cubi; in vista della messa sul mercato, la prima perizia di Spaccaforno innalzato la quota massima fino a 15mila per chi avesse acquistato l'edificio; mentre ora, grazie alla correzione della perizia operata dallo stesso professore Spaccaforno, è scesa a poco più di 10mila (comunque 6mila più della situazione attuale). Modifiche notevolissime, dunque, tra un passaggio e l'altro.

Il doppio “sconto” - economico e volumetrico – sarebbe tra l'altro legato a possibili complicazioni sul fronte della "fattibilità geologica", come ha ripetutamente sottolineato la capogruppo di Ncd, Laura Bordoli.

In molti, dunque, e specialmente il leghista Giampiero Ajani, il consigliere Marco Butti (FdI) oltre a Roberta Marzorati (Lista per Como), Alessandro Rapinese (Adesso Como) e ancora Laura Bordoli hanno domandato alla giunta come sia stato possibile che la prima perizia fosse stata – a conti fatti – così imprecisa e necessitante di profonde correzioni (con richiesta di delucidazioni all'assessore al Patrimonio, Marcello Iantorno, di rassicurazioni anche sulle altre tre perizie commissionate al professor Spacccaforno su altrettanti immobili comunali: l'ex scuola di Garzola, l'ex Orfanotrofio di via Grossi, l'ex Casa Albergo).

I momenti di tensione – con i due leghisti Ajani e Peverelli arrivati ripetutamente ad alzare la voce – non sono mancati durante il dibattito. Roberta Marzorati, poi, ha letto in aula le valutazioni di Legambiente sulla trasformazione della ex scuola di via Binda in un polo residenziale per una quarantina di appartamenti di 60-80 metri quadri l'uno. Gli ambientalisti hanno denunciato “la colata di cemento” che andrà a togliere definitivamente un grande “polmone verde alla città e alla zona”.

Alla fine, dopo essere stato bersagliato dalle minoranza, Iantorno (che inizialmente non aveva saputo dire all'aula il costo esatto dell'onorario per il professionista esterno, somma poi “svelata” da Laura Bordoli: 12mila euro) ha preso la parola. E ha rivendicato la scelta della giunta, spiegando le caude della notevolissima discrepanza tra la perizia originaria sull'immobile e quella poi corretta (“senza un euro aggiuntivo”).

“Ritengo la nostra scelta corretta – ha affermato l'assessore al Patrimonio – In quella zona sicuramente bellissima verranno edificati 30-40 appartamenti in edilizia convenzionata, cioè non libera: non andranno ad abitarci soltanto ricchi, ma semmai giovani coppie e persone di una certa età che si presume spenderanno circa 2mila euro al metro quadrato. Dal punto di vista sociale, oltre che dell'insediamento urbano, è una scelta che rispecchia gli orientamenti in materia di questa amministrazione. Farci una sede per le associazioni? In teoria sì, ma poi bisogna essere realistici e confrontarci sulla effettiva realizzabilità. E la realtà dice che le realtà associative versano in estrema difficoltà. Ma voi pensate davvero possibile che un'associazione sia in grado di recuperare e ristrutturare quell'immobile spendendo milioni di euro? Il futuro della struttura, senza questa nostra decisione, sarebbe stato di abbandono. Noi invece abbiamo fatto un'altra scelta. Non stiamo svendendo nulla e ci siamo affidati a persone competenti per perizie di stima attendibili. Ora, tra l'altro, ci sarà una gara e si spera che attraverso la presenza di più concorrenti si possa valorizzare al massimo l'immobile”.

L'esito finale? Per ora nullo. Dalla minoranza è stato presentato un emendamento alla delibera ma in aula mancava il resposabile dei Servizi finanziari, il cui parere in merito è obbligatorio. Voto finale, dunque, rinviato alla prossima settimana.

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