
Fabio, prima vittima di piazza Roma: "Ho chiuso, ucciso dal Comune e dalla Ztl"
Piazza Roma, il figlio deforme della ragion di Stato e gli otorinolaringoiatri
Editoriale - Bastava ammettere l'errore sui tempi. Anche senza tornare indietro, in ossequio alle eterne leggi della politica che non scopriamo né oggi né tantomeno soltanto a Como. In fondo, è tutta qui la vicenda di piazza Roma e della sua...
Editoriale - Bastava ammettere l'errore sui tempi. Anche senza tornare indietro, in ossequio alle eterne leggi della politica che non scopriamo né oggi né tantomeno soltanto a Como. In fondo, è tutta qui la vicenda di piazza Roma e della sua pedonalizzazione. Questo - al netto delle legittime opinioni di ciascuno - è ciò che è mancato alla giunta di Palazzo Cernezzi, a partire dal sindaco Mario Lucini, dall'assessore Daniela Gerosa e dal collega Lorenzo Spallino. Ossia i 3 principali artefici-sostenitori della chiusura al traffico della piazza nel settembre 2013, dell'eliminazione del parcheggio a rotazione e della consegna ai residenti degli stalli gialli.
Bastavano un tocco di umanità e di umilità. Bastava dire questo: "Crediamo che restituire un ampio spicchio di centro storico ai pedoni, nell'ambito di una visione diversa dalla città rispetto al passato, sia un'azione giusta, doverosa e da perseguire fino in fondo perché ci crediamo fortemente in un'ottica di sviluppo futuro. Ma effettivamente la chiusura brutale della piazza due anni prima che la riqualificazione cominci è stata un errore. O comunque è nata da una sottovalutazione degli effetti connessi". Certo, l'orgoglio del politico forse ne sarebbe uscito intaccato di un millimetro. Forse la linea del "decidiamo noi, punto" che l'esecutivo di centrosinistra ha applicato su ogni materia sin dal 2012 sarebbe stata leggermente increspata. Ma avrebbe forse aiutato a riannodare il filo strappato - che a questo punto appare volutamente tagliato - con un piccolo drappello di cittadini e lavoratori che, semplicemente, si sentono il nulla di fronte a un potere monolitico e inscalfibile. Che ripete in perfetta sincronia: "A posto così". Ne è nato l'ennesimo, classicissimo e deforme figlio della "ragion di Stato". Immobilizzato da se stesso.
Il torto di non riconoscere una realtà solare agli occhi di chiunque, poi, appare persino doppio nel caso di piazza Roma. Per esempio perché del sindaco si potrà dire tutto, ma non che non sia persona di spessore umano e che non abbia l'umilità (persino eccessiva, talvolta) tra le sue doti. Sì, qualcuno starà balzando sulla sedia. Ma nel ferreo distinguo dei ruoli politico-giornalista, permetteteci di dire che - se non altro per la frequentazione quotidiana del Palazzo - un minimo l'uomo Lucini lo conosciamo. E se fosse stato all'opposizione - ma forse, in cuor suo, in qualunque posizione, anche quella attuale - le richieste di aiuto provenienti dalle attività lo avrebbero coinvolto, interessato, mosso dentro. In onestà: non riusciamo a credere che non accada anche oggi.

E siamo all'inizio. Bastava ammettere l'errore sui tempi. Anche senza tornare indietro. Bastava essere più umani, forse.