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Como-Spal: 318 spettatori (9 ospiti) ma ieri il calcio ha chiuso persino la piscina
In queste ore si fa un gran discutere sull'assurdità che un'intera fetta di città, per di più una tra le più nobili - la cittadella razionalista in riva al lago - chiuda completamente per giornate intere a causa delle partite del Calcio Como (la...
In queste ore si fa un gran discutere sull'assurdità che un'intera fetta di città, per di più una tra le più nobili - la cittadella razionalista in riva al lago - chiuda completamente per giornate intere a causa delle partite del Calcio Como (la foto è d'archivio). Beninteso: la società azzurra non ha alcuna colpa, e forse sarebbe meglio dire che nessuno ha colpe specifiche (nemmeno questura e prefettura, ovviamente, che per sicurezza devono adottare la misure di legge e quindi blindare tutta l'area attorno allo stadio Sinigaglia in occasione dei match). La realtà, comunque, dice chiaramente una cosa: ieri, mercoledì 25 febbraio, ad assitere alla pur importante e fascinosa gara tra Como e Spal erano presenti 318 spettatori, dei quali 9 ospiti. Eppure, i posteggi attorno al Sinigaglia sono stati proibiti a partire dalle 11 (la partita è iniziata alle 15) e per tutto il resto della giornata. Attorno all'impianto, poi, ecco la solita serie di barriere in metallo e calcestruzzo, a disegnare un vago scenario post-bellico nella pregiatissima zona di Como. Una situazione che da sempre - anche quando i match si svolgono la domenica - è al centro di polemiche e contestazioni. Ma che, visto il caso specifico di ieri, si arricchisce di un ulteriore, inverosimile tassello.
Fulminante, in proposito, l'unica battuta concessa da Mariano Montini, presidente di Como Servizi Urbani, società controllata dal Comune che gestisce per conto di Palazzo Cernezzi l'impianto: "Probabilmente abbiamo perso più gente e introiti noi di quanti ne abbia avuti la partita". Poche parole, ma affilate come una lama. Che, ancora una volta, affonda nei paradossi all'italiana. Ma fino a quando?